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L’avvocata di Alessia Pifferi: “Il Pm ha ecceduto, ha accusato le psicologhe del carcere”

L’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani ha chiarito a Fanpage.it su cosa si baserà la perizia super partes voluta dalla Corte d’Assise di Milano. Ha inoltre spiegato perché le valutazioni degli operatori del carcere secondo lei vanno approfondite: “È grazie a loro che si è capito che Alessia Pifferi aveva un problema”, ha dichiarato a Fanpage.it.
A cura di Sara Tirrito
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Alessia Pifferi e l'avvocata Alessia Pontenani in tribunale a Milano
Alessia Pifferi e l'avvocata Alessia Pontenani in tribunale a Milano
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Il 10 ottobre, la corte d'Assise di Milano ha stabilito che Alessia Pifferi, sarà sottoposta a una perizia psichiatrica. La donna è a processo perché accusata di aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi. Quella decisa dai giudici sarà la prima valutazione super partes, che segue alla relazione firmata dal consulente della difesa e quella redatta dal perito nominato dalla Procura.  Tra le valutazioni psichiatriche fatte finora, c'è un test intellettivo eseguito dalle psicologhe del carcere di San Vittore, in cui Pifferi è detenuta, un test Tat sulla percezione, il test delle macchie di Rorscharch eseguiti dai consulenti di parte, e l'analisi dei colloqui avuti con gli operatori dell'istituto di pena.

Per mesi l'avvocata di Pifferi ha chiesto che la Corte disponesse una nuova perizia e che fossero ascoltati i professionisti del carcere. Ma finora le sue richieste erano state respinte e il pubblico ministero Francesco De Tommasi si è sempre detto contrario.

Com'è andata l'udienza di oggi?

Dal nostro punto di vista bene. Da mesi chiedevamo la perizia psichiatrica e finalmente la Corte d'Assise ce l'ha concessa. In un caso come quello di Alessia Pifferi, secondo me, era dovuta una perizia psichiatrica per valutare le capacità della signora.

Cosa può emergere di diverso dalla perizia psichiatrica super partes?

Niente. Mi aspetto che venga confermato quello che hanno detto le psicologhe del carcere, cioè che la signora Pifferi ha un grave deficit cognitivo e quando ha lasciato la bambina da sola non si è resa conto di quello che stava facendo.

Oggi in tribunale il Pm Francesco De Tommasi ha contestato proprio le valutazioni fatte in carcere, secondo lei perché?

Dal mio punto di vista ha ecceduto. Non è stata una critica, ha accusato le psicologhe del carcere di avere in qualche modo convinto la Pifferi a dire determinate cose. Ma allora non si capisce bene come la si pensi. Mi spiego: se Alessia Pifferi si fa convincere vuol dire che non è pienamente consapevole delle sue facoltà. Ma allora mi chiedo se il pm pensa che l'imputata si sia fatta convincere o abbia ingannato le psicologhe del carcere. Comunque ha fatto un duro attacco alle psicologhe del carcere. Molto duro.

Rispetto alle ultime valutazioni, anche rispetto alla perizia fatta dal consulente di parte, c'è qualche miglioramento nelle condizioni di Alessia Pifferi?

Il quoziente intellettivo non è una malattia da cui si guarisce. Però piano piano, se Alessia Pifferi è guidata e aiutata riesce a distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato. Le psicologhe del carcere lo dicono chiaramente: lei non riusciva a capire il nesso causale. Nella valutazione degli operatori di San Vittore si parla di problem solving: Pifferi non riesce a risolvere i problemi per banali che siano. È triste ma è così: non riusciva a comprendere i problemi semplici, figuriamoci se poteva capire quelli di una bambina di 18 mesi.

Diana Pifferi
Diana Pifferi

Fin dall'inizio lei insiste perché le valutazioni degli operatori del carcere siano ascoltate in aula, perché?

Quelle valutazioni sono importanti perché intanto è grazie a loro che si è capito che Alessia Pifferi aveva un problema. Intendiamoci: io l'avevo già capito, tanto da aver chiesto una perizia fin dall'inizio, perché dopo che le ho parlato un paio di volte ho compreso nella signora c'era qualcosa che non andava. Grazie poi all'interesse delle psicologhe del carcere che, vedendo tante e tanti detenuti, è emersa la gravità della situazione psichica di questa donna. È importante che le loro valutazioni siano prese in considerazione perché le hanno somministrato per prime dei test, che con la perizia voluta dalla Corte verranno ripetuti. A parte il test di Weis, infatti, che non è replicabile, altri dei test somministrati possono essere eseguiti di nuovo. La perizia super partes valuterà effettivamente se Pifferi è una "diabolica ingannatrice bugiarda" (si tratta di una citazione, ndr) oppure se è una poveretta che cercava di sopravvivere inventando bugie su bugie, che poi erano anche inverosimili.

In che senso?

Basti pensare che alla vicina di casa a cui ha portato le bomboniere per il famoso battesimo, i confetti li ha dati rossi: quindi erano confetti riciclati da qualche laurea. Questa è Alessia Pifferi: una persona che dà i confetti rossi dicendo che sono per un battesimo. Vede, chi vuole dire una bugia sa di doverla portarle avanti, di dovere imparare a conviverci, deve ricordarsi quello che ha detto. Alessia Pifferi non era in grado di farlo.

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