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Famiglia esce dal ristorante senza pagare il conto da 200 euro: “Ora a chi si alza chiedo un documento”

Una famiglia di tre persone ha cenato a base di pesce e poi se n’è andata senza pagare. Intervistato da Fanpage.it Luigi Savino, titolare del ristorante, ha spiegato perché ora a chi lascia il tavolo incustodito chiede un documento.
A cura di Enrico Spaccini
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"Hanno preso tutto quello che volevano e poi sono andati via": astice, gamberoni, ostriche e perfino il dolce. Una cena per tre persone, due adulti e una bambina, per un conto totale che supera i 200 euro. Peccato, però, che Luigi Savino quei soldi non li ha mai visti. Come ha raccontato a Fanpage.it, l'uomo si era alzato per andare a fumare una sigaretta prima del caffè, la donna aveva portato la figlia in bagno. Poi sono scomparsi: "Non sono più rientrati e noi ci siamo ritrovati con il conto non pagato".

È successo lo scorso 12 febbraio al Ristorante Pizzeria Capri di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Savino lo ha ereditato da suo padre, ed è uno dei locali storici della città. Il fine settimana è sempre pieno ma da quella domenica ogni volta che qualcuno si alza dal tavolo deve lasciare un documento.

"Possiamo dire che stavolta l'hanno fatta franca"

Per questa nuova controffensiva è bastato appendere una comunicazione alla vetrina. Di certo, una denuncia sarebbe un percorso più tortuoso e in questo caso non porta chissà quali garanzie: "No, non denuncio. Ho perso già tanti soldi così, non ne vale la pena, però ho comunicato quello che è successo", commenta Savino, "possiamo dire che stavolta l'hanno fatta franca. Adesso, però, a chi si alza per andare a fumare gli chiedo il documento".

I tre si erano accomodati al tavolo ordinando i piatti di pesce più costosi. Tutto sembrava come al solito, una famiglia che si concede una cena al ristorante. Prima di ordinare il caffè, però, il padre esce dal locale per fumare una sigaretta. Poco dopo, madre e figlia si alzano per andare in bagno lasciando il tavolo incustodito.

I vestiti e i gioielli lasciati al tavolo

Sulle sedie dove stavano seduti avevano lasciato dei vestiti, una borsetta e quelli che sembravano gioielli. "Vedendo che c’erano le loro cose al posto ero tranquillo, ritorneranno di sicuro, ho pensato", racconta Savino. Poi, però, il tempo passava e loro non tornavano. Gli oggetti che avevano lasciato là era "roba vecchia e praticamente senza valore", continua il titolare del ristorante, "era tutto studiato".

C'è chi ha dato anche un nome a questo tipo di truffa: "vestiti civetta". Un'esca che tranquillizza il ristoratore, prima che realizzi di aver abboccato all'amo da 200 euro. "In commissariato mi hanno detto che casi simili si stanno ripetendo", conclude Savino, "sono cose che succedono e chiedendo il documento spero non accadano più a me".

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