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Denuncia il marito mafioso per violenze e ora rischia la vita, l’avvocato: “Teme la vendetta della famiglia”

È iniziato il processo all’uomo, un esponente di Cosa Nostra, denunciato dalla moglie prima che uscisse dal carcere. La donna è la seconda in Italia ad aver attivato il protocollo Liberi di scegliere.
A cura di Giorgia Venturini
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Immagine di repertorio
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"La denuncia è arrivata quando il marito stava per uscire dal carcere e aveva minacciato la moglie". Scatta così la decisione di una donna lombarda di chiedere aiuto a un centro antiviolenza in provincia di Varese e poi di attivare il protocollo Liberi di scegliere. Il suo caso è il secondo in Italia, il primo in Lombardia: i maltrattamenti nei due casi sono aggravati dal metodo mafioso.

La vittima già sentita in Tribunale

Il marito infatti è un affiliato a Cosa Nostra e anche nei confronti della moglie usava la stessa forza usata dall'organizzazione criminale. Il processo è già nella fase dibattimentale. "La vittima è già stata sentita, si è costituita come parte offesa", spiega a Fanpage.it l'avvocata della donna Enza Rando. Che poi aggiunge: "Il processo si tiene in Sicilia perché i fatti più gravi si sono svolti quando vivevano a Gela". La coppia infatti da qualche anno si era trasferita a Busto Arsizio, in provincia di Varese. Ma anche qui erano continuati i maltrattamenti.

Dalle indagini è emerso che il marito picchiava e maltrattava la donna contando anche sulla complicità delle sorelle e della madre. Fino a quando la donna non ha trovato il coraggio di denunciare: poco dopo, insieme alla figlia, è entrata nel sistema di protezione e diventa testimone di giustizia. "La denuncia – spiega l'avvocata Rando – è stata presentata dalla vittima qualche giorno prima che il marito uscisse dal carcere. Ancora da dietro le sbarre, l'uomo diceva alla moglie che si sarebbero trasferiti di nuovo in Sicilia e che se si fosse opposta l'avrebbe uccisa".

Il timore della reazione della famiglia

Quando il marito era in carcere, seppur controllata dalla famiglia, la vittima si sentiva più tranquilla. Poi sono arrivate le minacce. Così pochi giorni prima la nuova libertà del marito, la donna denuncia ed entra nel sistema di protezione. "Ancora oggi che è iniziato il processo la donna si sente terrorizzata. Per questo si trova nel sistema di protezione. Teme che ci possa essere una reazione della famiglia alla sua decisione di denunciare il marito".

Cos'è il protocollo Liberi di scegliere

Si tratta del primo caso in Lombardia che è stato attivato il protocollo Liberi di scegliere. Il protocollo è attivo dal 2019 in Italia ed è stato voluto fortemente da Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, e d'associazione Libera: "Il Protocollo vuole offrire un sostegno educativo, formativo e psicologico ai minori, provenienti da famiglie protagoniste della criminalità organizzata, che sognano di crescere in altre realtà".

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