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Condannato per caporalato l’intermediario di Uber It: i rider saranno risarciti per 440mila euro

Arriva la prima condanna in un processo penale per caporalato sui rider: Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione che aveva portato al commissariamento della filiale italiana di Uber lo scorso 29 maggio, dovrà scontare una pena a 3 anni e 8 mesi. Per la manager di Uber Gloria Bresciani inizierà invece tra pochi giorni il processo.
A cura di Giorgia Venturini
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Fonte: LaPresse
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I 44 rider saranno risarciti con 440mila euro, 10mila euro a testa. È quanto stato deciso dal giudice per l'udienza preliminare Teresa De Pascale che ha riconosciuto lo sfruttamento da parte di Uber nei confronti dei suoi lavoratori. L'ultimo capitolo del primo processo penale sullo sfruttamento dei rader in Italia si apre con la condanna per caporalato a 3 anni e 8 mesi per Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione che aveva portato al commissariamento della filiale italiana di Uber lo scorso 29 maggio. Decisione poi revocata a marzo. Moltini non è l'unico condannato: a luglio Leonardo Moltini Danilo Donnini avevano patteggiato la pena a 3 e 2 anni. A breve invece inizierà il processo il 18 ottobre per la manager di Uber Gloria Bresciani: anche lei dovrà rispondere di caporalato.

I rider erano pagati a cottimo 3 euro

Moltini aveva scelto il rito abbreviato. Davanti al giudice si è difeso dall'accusa di caporalato sui fattorini che, attraverso le società di intermediazione Flash Road City e Frc srl, facevano le consegne di cibo a domicilio per conto di Uber. Nel dettaglio, il giudice ha confermato la tesi sostenuto dall'accusa. Secondo quanto emerso dal Nucleo di polizia economico-finanziatia della Gdf di Milano, i già tre condannati e la manager Bresciani avrebbero reclutato rider per pagarli a cottimo 3 euro, "derubati" delle mance e "puniti" con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. I rider nel dettaglio venivano assunti in Flash Road City e Frs srl per poi "destinati al lavoro presso il gruppo Uber in condizioni di sfruttamento". Dalle indagini coordinate dal pubblico ministero Paolo Storari, gli intermediari sono stati trovati con 500mila euro: ora questa cifra, stando a quanto stabilito dalla sentenza, sono stati convertiti da sequestro preventivo a risarcimento a favore dei 44 rider impiegati tra le strade di Milano, Torino e Firenze. I rider avevano chiesto il risarcimento, assistiti dal legale Giulia Druetta, proprio per i danni subiti durante il lavoro. Durante il processo si erano costituiti parte civile Cgil e Camera del Lavoro. Una volta partita l'inchiesta dalla Procura la situazione all'interno a Uber è migliorata tanto che era stata deciso la revoca del commissariamento: il trattamento economico – come tengono a sottolineare i giudici – è ora una "proposta di mercato che ha decisamente abbandonato ogni logica di sfruttamento" per "proporre opportunità di lavoro, colte anche da studenti, da giovani adulti o da persone sotto-occupate o disoccupate, da ritenersi tutelate sul piano del rispetto dei diritti".

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