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Como, imprenditore in difficoltà si rivolge a usurai: 3 arresti. Procuratore Piacente: “Denunciate”

Tre usurai di 59, 74 e 82 anni sono stati arrestati dalla guarda di finanza di Como nella mattinata di oggi, lunedì 9 novembre. Due strozzini sono finiti in carcere e uno ai domiciliari. Secondo quanto riferito dalla Procura, un imprenditore per quattro anni si è rivolto ai tre usurai per sanare le sue difficoltà economiche, accettando tassi di interesse tra l’80 e il 600 per cento. L’appello del procuratore capo di Como Nicola Piacente: “La soluzione non è l’usura, denunciate”.
A cura di Giorgia Venturini
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La Guardia di Finanza di Como ha eseguito alle prime ore dell'alba di oggi, lunedì 9 novembre, tre ordinanze di misure cautelari, due in carcere e una ai domiciliari, emesse dal giudice per le indagini preliminari nei confronti di tre indagati di 59, 74 e 82 anni, che dovranno ora rispondere dell'accusa di usura. Secondo quanto emerso dalla conferenza stampa di lunedì 9 novembre con il procuratore capo di Como Nicola Piacente, vittima dei tre indagati è un imprenditore comasco che negli ultimi quattro anni si era rivolto agli usurai per cercare di "sanare" la difficile situazione economica, dovuta al forte debito con il Fisco, in cui si trovavano le sue quattro società. La liquidità offerta dagli indagati ha tassi di interessi che oscillano tra l'80 e il 600 per cento. Numeri da capogiro: nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019, come spiegano dalla Procura di Como, l'imprenditore aveva accettato prestiti per un importo complessivo di 400mila euro con la promessa di una restituzione del valore di 600mila euro, fino al 50 per cento su base mensile, "corrisposti anche tramite emissione di assegni tratti sui conti correnti delle società gestite dall'imprenditore". A fronte di prestiti periodici di 10mila euro, un indagato richiedeva la restituzione di 15mila euro dopo un mese. Non solo, uno dei tre usurai ha costretto l'imprenditore ad assumere in una delle sue società una ragazza, cittadina nigeriana, a cui doveva versare denaro, su un conto corrente gestito in realtà da uno dei tre usurai.

Altre 13 persone vittime degli usurai

Altri imprenditori si erano rivolti agli indagati per superare questo periodo difficile: secondo la Procura, dall'indagine è emerso che altre 13 persone sono state vittime dei tre usurai. In due casi, "i presiti sono stati garantiti dai debitori rispettivamente con la concessione di un'ipoteca volontaria su di un immobile a Nesso per un valore di 60mila euro, con l’impegno alla restituzione in 120 rate da 500 euro ciascuna a fronte di un prestito di circa 26mila euro". E ancora: "Con la concessione di un’ipoteca volontaria di 100mila euro, a fronte di un prestito di pari importo, iscritta su un’abitazione di Como successivamente trasferita dall’usurato in favore di una delle figlie di uno dei tre usurai il 16 aprile 2012 in base a una vendita simulata per un corrispettivo di 173mila euro. L'assegno bancario è risultato poi negoziato". Le vittime sono imprenditori o professionisti che "si sono bruciati il sistema lecito di finanziamenti. Sono, in alcuni casi, persone indagate per bancarotta e quindi, non potendosi rivolgersi alle banche, cercano usurai", precisa il sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso.

Le indagini sono iniziate dopo l'arresto dell'imprenditore-vittima

Le indagini sono state avviate dopo l'arresto per reati di bancarotta, risalente all'ottobre del 2019 dell'imprenditore vittima di usura. Durante l'interrogatorio, l'imprenditore aveva ammesso di essersi rivolto ai tre usurai dal 2014 al 2019 per cercare di risollevare la sua situazione economica. Nel dettaglio, a presentare all'imprenditore i tre usurai è stato il compagno di un'altra vittima di usura. "Questo dimostra che viene a crearsi un rapporto di complicità tra gli usurai e le vittime", come precisa il procuratore capo di C0mo Nicola Piacente. E il procuratore Addesso aggiunge: "La difficoltà di questa indagine è stata l'omessa denuncia. Pochissime sono le denunce, perché l'imprenditore in difficoltà ha il timore di perdere anche quell'unico canale di finanziamento per ottenere liquidità".

Le autorità comasche invitano a non cedere all'usura

Il colonnello della guardia di finanza di Como Giuseppe Coppola invita i cittadini a non ricorrere all'usura: "Il momento è molto delicato. Anche dal punto economico, ma cedere agli usurai non è la soluzione. Denunciate. Non è possibile che non ci siano segnalazioni. Eppure ognuno deve fare la sua parte. Gli uffici della procura e le caserme sono sempre aperte. Invito i cittadini a venirci a trovare". Il procuratore capo Piacente poi tiene a sottolineare: "Anche se non ci sono denunce noi andiamo avanti con le indagini sul territorio, non ci fermiamo". Il procuratore a Fanpage.it all'inizio di questa seconda ondata Covid aveva precisato che i gruppi criminali sul territorio sono silenti, ma presenti e che gli imprenditori vittime di estorsioni e usura non denunciano: negli ultimi quattro anni sono state solo 36 le denunce per frode bancaria e 9 nei confronti di singoli individui. Il procuratore infine precisa: "La reticenza alla denuncia non fa altro che aumentare il fenomeno di usura sul territorio e crea dei danni nell'economia legale. Sarebbe necessario attivare un osservatorio coordinato da più apparati istituzionali, come Procura, Prefettura e Camera di Commercio, per contrastare il fenomeno sul territorio".

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