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Come sta la donna accoltellata dal marito in un parcheggio a Seriate: l’uomo resta in carcere

Migliorano le condizioni della donna accoltellata in un parcheggio di un supermercato a Seriate, un comune che si trova in comune di Bergamo. Il marito, che l’ha colpita, resta in carcere.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il luogo dell'aggressione (foto da LaPresse)
Il luogo dell'aggressione (foto da LaPresse)

Migliorano le condizioni della donna, accoltellata dal marito nel parcheggio del supermercato di Seriate, comune che si trova in provincia di Bergamo. La vittima è ricoverata all'ospedale Papa Giovanni XXIII: è stata estubata ed è stata trasferita dal reparto di terapia intensiva a quello di chirurgia. La sua prognosi resta comunque riservata.

Nel frattempo è stato convalidato l'arresto per il marito: il 48enne dovrà rispondere dell'accusa di tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di parentela con la vittima, e di stalking. Durante l'udienza di fronte alla giudice per le indagini preliminari, Lucia Graziosi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Al termine di questa, è stato convalidato l'arresto e confermata la custodia cautelare in carcere.

Per la giudice, come riportato dal quotidiano L'Eco di Bergamo, l'esigenza cautelare è dettata "dal quadro della personalità dell'indagato, in difetto di debito autocontrollo, così da denotare una spiccata, allarmante pericolosità sociale". Avrebbe inoltre colpito la moglie "in modo inequivoco" e per "cagionare la morte della vittima, in considerazione della gravità e della pluralità delle lesioni inferte, in numero di quattordici, oltre che della ubicazione delle stesse, indirizzate al viso, al collo, al costato e alla schiena della vittima". L'avrebbe colpita con un coltello con una lama da 15 centimetri.

Per la gip, che evidenziato il rischio di reitereazione del reato, la donna non è morta "solo per il coraggioso intervento di terzi, presenti in loco, e per il conseguente arrivo delle forze dell'ordine" che poi lo hanno arrestato. Per la giudice la custodia cautelare in carcere è l'unica misura "adeguata, proporzionata e idonea ad assicurare le esigenze cautelari del caso concreto" perché il 48enne non sarebbe capace di "controllare adeguatamente i relativi impulsi, in assenza di validi freni inibitori".

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