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Caso Chiara Ferragni

Chiara Ferragni indagata, chi sarebbe il super testimone della Procura di Milano

Ci sarebbe un super testimone tra i teste che verranno ascoltati dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta per truffa aggravata che vede indagata Chiara Ferragni. Sarebbe uno stretto collaboratore dell’influencer più famosa d’Italia.
A cura di Francesca Del Boca
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Ci sarebbe un super testimone tra i teste che verranno ascoltati dalla Procura di Milano nelle prossime settimane nell'ambito dell'inchiesta per truffa aggravata che vede tra gli indagati anche l'imprenditrice digitale Chiara Ferragni.

Secondo quanto emerso finora, potrebbe trattarsi di un fedelissimo dell'influencer più famosa d'Italia: uno stretto collaboratore che ben conosce le aziende di Ferragni (Fenice e TBS Crew), e che dunque potrebbe raccontare agli inquirenti come funziona il suo mondo. E come siano quindi state portate avanti le iniziative commerciali dal fine benefico finite sotto inchiesta, dal pandoro Pink Christmas realizzato con Balocco alle Uova di Pasqua Dolci Preziosi, dal pupazzo Trudi all‘iniziativa con Oreo.

Prosegue nel frattempo il lavoro della Procura di Milano, partito dopo la multa milionaria dell'Antitrust per "pratica commerciale scorretta", e si avvia velocemente verso la chiusura delle indagini. Ma non solo contratti, documenti ed e-mail che lo staff dell'influencer cremonese si sarebbe scambiata con le aziende coinvolte, e che sono stati acquisiti nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza. Sotto la lente di ingrandimento della magistratura potrebbero presto finire anche i seguaci online di Chiara Ferragni. La futura verifica degli inquirenti, al momento ipotetica, riguarderebbe infatti i quasi 30 milioni di follower dell'imprenditrice, per stabilire se siano stati in parte "gonfiati" per aumentare i profitti. 

La stessa Procura Generale della Cassazione, del resto, aveva evidenziato come l'enfatizzazione del fine benefico dell'iniziativa promozionale sul pandoro Balocco, amplificata dai mezzi di comunicazione come i social, avrebbe indotto in errore i consumatori che avrebbero ritenuto di contribuire alla finalità benefica, la cui serietà sarebbe stata in fondo "garantita dalla credibilità di una influencer da circa 30 milioni di follower".

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