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Caso Ziliani, il sindaco di Temù: “I tre volevano far ritrovare il corpo per sbloccare il patrimonio”

Il sindaco di Temù, Giuseppe Pasina, durante un’intervista alla trasmissione Quarto Grado su Rete 4, ha parlato del ritrovamento in due punti diversi e a distanza ravvicinata delle scarpe da trekking. Secondo quanto dichiarato dal primo cittadino questo passaggio sarebbe servito alle figlie Silvia e Paola Zani e al fidanzato Mirto come “esca” per far ritrovare il corpo della vigilessa che sarebbe servito poi per sbloccare il patrimonio.
A cura di Simona Buscaglia
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Il sindaco di Temù, Giuseppe Pasina, durante un'intervista alla trasmissione Quarto Grado su Rete 4, ha posto nuovamente l'accento sul ritrovamento in due punti diversi e a distanza ravvicinata, delle scarpe da trekking di Laura Ziliani, la donna scomparsa l'8 maggio scorso e trovata morta tre mesi dopo in provincia di Brescia. Secondo quanto dichiarato dal primo cittadino infatti questo passaggio sarebbe servito alle figlie Silvia e Paola Zani e al fidanzato Mirto come "esca" per far ritrovare il corpo della vigilessa: "Volevano far trovare il corpo della Ziliani perché effettivamente così si sbloccava la situazione patrimoniale – ha dichiarato Pasina – se non si trova il corpo la legge prevede che per dieci anni non puoi toccare nulla del patrimonio perché viene posto sotto sequestro".

Il nodo delle scarpe da trekking ritrovate

Il 23 maggio è stata trovata la prima scarpa di Laura Ziliani, secondo gli inquirenti sarebbe stato il trio formato dalle due sorelle Paola e Silvia e dal fidanzato di lei, Mirto, a farla ritrovare qui. Negli atti dell'inchiesta viene definito come "un depistaggio". Il 25 maggio infatti sarà trovata la seconda scarpa da trekking della Ziliani in una fitta boscaglia. La scena però sarebbe stata vista da un vicino di casa che avrebbe avvertito le forze dell'ordine dopo aver visto una delle due sorelle entrare con Mirto nel bosco e uscirne poco dopo. L'accento viene quindi posto sul patrimonio di Laura Ziliani, che avrebbe creato degli screzi tra i quattro molto tempo prima della morte della vigilessa. La donna infatti voleva destinare alla seconda figlia, che ha una leggera disabilità, un appartamento a Brescia, da far gestire a un'associazione, per assicurarle una vita serena. Tra le ricostruzioni proposte durante il programma televisivo c'è anche quella che vedrebbe le due sorelle come dei soggetti poco empatici, secondo alcune testimonianze di vicini e compagni di scuola, che potrebbero non essere state manipolate da Mirto, come invece era trapelato su alcuni giornali.

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