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“Alessia Pifferi mandava foto della figlia per non pagarmi”: parla l’autista della limousine

Parla l’autista che il giorno del ritrovamento della piccola Diana, morta di stenti dopo una settimana di abbandono nel luglio del 2022, ha riportato la madre Alessia Pifferi a casa.
A cura di Francesca Del Boca
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Da Mattino Cinque, Canale 5
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Ha portato Alessia Pifferi davanti al suo appartamento di Ponte Lambro, in via Parea, quella mattina del 20 luglio 2022. La mattina in cui Diana, la figlia di 18 mesi, è stata trovata morta di stenti, dopo una settimana di abbandono tra le mura di casa.

È Emanuele Mazzotta, l'autista a cui spesso Alessia Pifferi si rivolgeva per i suoi costosissimi trasporti privati ("Almeno da 300 euro a tratta, cifre al di sopra delle sue reali possibilità", come ha commentato il dirigente della Squadra Mobile Marco Calì in aula). Oggi, per la prima volta, davanti alle telecamere di Mattino Cinque racconta cosa è successo in quei drammatici giorni d'estate, gli ultimi istanti di vita di Diana. E non solo.

"Più volte ho trasportato la signora Pifferi tra Leffe, dove abitava il compagno, e Milano. Il percorso era sempre quello", le sue parole al programma di Canale 5.  "Non parlavamo granché del suo privato, ma solo di questioni pratiche". Tragitti, orari, prenotazioni. E soprattutto pagamenti. "In un paio di occasioni è capitato che mi dicesse di non potermi fare la ricarica perché doveva assistere la bambina, o doveva portarla al Pronto soccorso".

Come in un caso in particolare. "Una volta mi ha mandato su WhatsApp una fotografia della bambina, come prova di quello che stava dicendo". Una fotografia da brivido. "Un'immagine della piccola senza pannolino, con la pelle che sembrava bruciata". Pelle nuda macerata, probabilmente dettata dall‘incuria: l'effetto che fa il pannolino, intriso di urina, quando non viene cambiato per molto tempo. "Lei diceva che era ammoniaca nei pannolini. Ma non era la verità".

Quello tra l'autista e Alessia Pifferi, secondo quanto ammesso dallo stesso guidatore, era un rapporto di lavoro frequente, soprattutto durante la settimana dell'abbandono di Diana. "Ma non accennò mai alla figlia, durante i trasporti". Figlia che, in quei giorni di fine luglio, era chiusa da sola in casa, con un solo biberon. "La signora era sempre vestita bene, da sera. Molto curata nell'aspetto", sempre la testimonianza dell'autista negli studi di Mediaset. Nella valigia di quella settimana gli inquirenti, infatti, troveranno una trentina di abiti eleganti. "Qualche ora dopo averla lasciata davanti a casa ho saputo che la figlia era morta. Ho subito scritto un messaggio di condoglianze, ma Alessia Pifferi non ha mai risposto. Che la bambina fosse morta di stenti, però, l'ho saputo solo in seguito".

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