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A Milano smog da bollino rosso per oltre 20 giorni, Legambiente: “Tra le soluzioni più smart working”

Da oltre 20 giorni Milano è da bollino rosso per aver superato i limiti d’inquinamento. Le misure adottate da Regione Lombardia non bastano. “Serve incentivare lo spostamento in bicicletta e lo smart working”, come spiega a Fanpage la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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Non piove da giorni a Milano e l'aria inizia a essere irrespirabile. Per oltre 20 giorni di fila il Pm10 in città ha superato la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo: una situazione da bollettino rosso che fa scattare l'allarme. Del resto negli ultimi dieci anni non si è mai registrato un gennaio con una qualità dell'aria così "scarsa" o "molto scarsa", come prevedono gli indicatori atmosferici.

I numeri sono da record: la media annua del Pm10 a Milano nel 2021 è stata di 37 microgrammi per metro cubo, mentre la media di solo questo gennaio è stata addirittura di 63. Quando i limiti di legge italiani sono fissati invece a 40. Intanto dalla scorsa settimana sono scattate le misure di contenimento imposte da Regione: blocco del traffico per le auto di classe fino a euro4 diesel e per quanto riguarda i riscaldamenti l'utilizzo di generatori di calore domestici a biomassa legnosa, in presenza d’impianto di riscaldamento alternativo, "con emissioni inferiori o uguali a 3 stelle e il limite a 19 gradi delle temperature all’interno degli edifici, con tolleranza di 2 gradi". In Lombardia non è solo pericolo inquinamento e smog. Soprattutto fuori dalle grandi città il monitoraggio Coldiretti Lombardia ha evidenziato un grave problema di siccità con i bacini idrici in secca come d'estate. E ancora, in questi giorni è scattato anche l'allarme di rischio incendi aumentato anche con l'arrivo del forte vento. A fare il punto della situazione a Fanpage.it è la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto.

Presidente, cosa sta succedendo a Milano? 

La Direttiva europea sulla qualità dell'aria indica che per tutelare la salute umana non ci possono essere più di 35 giorni l'anno oltre la soglia del Pm10, ovvero 50 microgrammi per metro cubo al giorno. Ci sono stati anni peggiori: dieci anni fa abbiamo superato di 100 giorni l'anno. Nell'ultimo decennio poi sempre meglio: la media annuale rimane entro la soglia. Il problema è che inquinamento atmosferico lo concentriamo in inverno, da gennaio a marzo. Quindi, sulla media annuale rientriamo nei limiti, ma poi abbiamo una concentrazione in pochi mesi: in questi giorni l'assenza di vento, fermati dalle Alpi, crea una cappa che alimenta polveri sottili.

Cosa crea inquinamento?

Parte il traffico e parte il riscaldamento. Il problema spesso sono i caminetti e anche l'agricoltura che in un momento di secca solleva polveri sottili. Insomma, la colpa è riconducibile a più fattori in grado di generale questa cappa.

Questo inquinamento che conseguenze porta a livello di salute?

Le polveri sottili creano gravi problemi di salute soprattutto per la fascia di popolazione più debole. Come nei bambini con problemi di asma, i sintomi si accentuano. Spesso l'inquinamento agisce sul sistema circolatorio. Ma non solo: alcuni studi hanno dimostrato che gli studenti che frequentano scuole vicino a strade trafficate hanno più problemi di apprendimento. Tanti dunque sono i fattori che entrano in gioco. Senza contare che ogni cittadino ha il suo limite di sopportazione.

E con la pandemia l'inquinamento non aiuta…

Certo è che la popolazione che vive in una zona con alto tasso di inquinamento è più fragile dal punto di vista della salute. Sicuramente dunque fa più fatica a proteggersi dal Covid, come ha accertato anche la comunità scientifica. D'altro canto, le mascherine che ci proteggono dal virus ci aiutano anche contro l'inquinamento.

Quali sono invece i danni dal punto di vista ambientale?

Gli inverni così secchi, da giorni infatti non piove, portano delle disastrose conseguenza sull'ambiente. A cominciare dal rischio incendi per la grave siccità. Sono un esempio gli incendi divampati nei boschi del Maniva, a Collio, in provincia di Brescia. La siccità e i forti venti non hanno aiutato le operazioni di spegnimento. I cittadini devono sapere che si trattano di momenti di pericolo: per questo è necessario pensare alla gestione dei boschi e del nostro territorio, così da aiutare anche la protezione civile chiamata a intervenire durante le emergenze.

Sono sufficienti le misure contro l'inquinamento adottate da Regione Lombardia?

No. La prima regola sarebbe non immettere in atmosfera polveri sottili oppure limitarle il più possibile perché dopo è solo emergenza. Bisogna cominciare a dire dunque che le auto in centro città possono entrare solo in certi contesti. Milano con l'aria B aveva deciso infatti di fermare i mezzi più inquinanti, poi però  avere aderito all'iniziativa regionale che permette alle macchine più inquinanti di circolare per un periodo limitato all'anno possono portare dei disagi. Si tratta di una contraddizione.

Che fare dunque? 

Adottare nuovi metodi di circolazione. A Milano c'è ancora una resistenza a spostarsi in bicicletta perché non ci si sente sicuri in strada. Allora costruiamo percorsi ciclabili, rendiamo più sicura la città per i ciclisti. La realtà ci porta alla necessità di adottare soluzioni alternative e di farlo in modo coraggioso. Altra soluzione è incentivare lo smart working. La pandemia ci ha portato a lavorare in modo diversi. Continuiamo anche non in momento di emergenza: lavorare da casa vuol dire ridurre il traffico e quindi l'inquinamenti. Insomma, creiamo posti alternativi dopo lavorare.

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