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“Sembra di stare all’Asilo Mariuccia”: come nasce il detto e cosa ha a che fare con la città di Milano

“Sembra di stare all’Asilo Mariuccia”. Questo modo di dire è oggi generalmente utilizzato per descrivere comportamenti immaturi o infantili, ma la sua origine nasconde una storia molto più complessa e interessante che è anche profondamente legata alla città di Milano.
A cura di Giulia Ghirardi
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Fonte: Fondazione Asilo Mariuccia
Fonte: Fondazione Asilo Mariuccia

Quante volte si è sentito recitare il detto: "Sembra di stare all'Asilo Mariuccia". Eppure, ci si è mai domandati da dove provenga questo modo di dire? Quale sia il suo significato? Scavando nel passato si scopre che l'Asilo Mariuccia ha una storia molto più complessa e interessante del senso che gli viene generalmente attribuito, una storia tutta milanese che, nel tempo, ha aiutato oltre 5.000 persone.

Tutto ha origine all'inizio del Novecento quando viene fondata l’Unione femminile nazionale, un'associazione milanese di matrice socialista creata per tutelare i diritti delle donne. Alcune delle fondatrici, tra cui Ersilia Bronzini Majno, nel 1901 hanno un'idea per l'epoca rivoluzionaria: creare un rifugio che possa accogliere, senza alcuna formalità burocratica, senza distinzioni di religione o nazionalità, le ragazze esposte al pericolo di venire immesse nel giro della prostituzione.

Quindi soprattutto le figlie di prostitute o di carcerati, le bambine abbandonate dalle famiglie prive di assistenza o quelle vittime di abusi, in generale tutte coloro cresciute in ambienti "moralmente e fisicamente malsani vittime di violenza, abusi o abbandono con l'obiettivo di fornire loro un'educazione e una formazione professionale che le rendesse autonome e integrate nella società”, si legge sul sito della Fondazione Asilo Mariuccia.

Fonte: Fondazione Asilo Mariuccia
Fonte: Fondazione Asilo Mariuccia

Così, il 14 dicembre 1902, apre l’Asilo Mariuccia in via Monterosa 6 a Milano, intitolato a Maria (chiamata affattuosamente "Mariuccia"), figlia dei coniugi Ersilia e Luigi Majno, morta all’improvviso di difterite pochi mesi prima all’età di 13 anni.

In pochi anni l'Asilo riesce ad accogliere fino a 100 bambine e ragazze contemporaneamente disponendo di camere, servizi igienici compresi di docce con acqua calda, grandi stanze di lavoro e di studio, una sala per la ricreazione, cucina, guardaroba, lavanderia, stireria. Sin dall'inizio della sua attività si distingue per non essere "solo" un rifugio per ragazze in difficoltà, ma un vero e proprio centro per "addestrare all'emancipazione le fanciulle pericolanti", le cosiddette "Mariuccine".

Fonte: Fondazione Asilo Mariuccia
Fonte: Fondazione Asilo Mariuccia

Nei primi anni ’60 lo storico stabile di via Monterosa viene venduto e, contestualmente, inizia una raccolta fondi per l'acquisto di Villa Ronchetti a Porto Valtravaglia, sul lago Maggiore. È qui che iniziano i lavori di ristrutturazione per realizzare il "nuovo Asilo Mariuccia" che, nel 1972, apre le sue porte, per la prima volta, anche a bambini di sesso maschile.

Oggi la Fondazione gestisce tre comunità mamma-bambino, 18 alloggi per la semi-autonomia a Milano e Sesto San Giovanni, due comunità educative e 4 alloggi per minori soli a Porto Valtravaglia. In totale sono più di 5.700 le persone assistite dalla Fondazione che oggi accoglie 142 ospiti di cui 39 mamme e 73 bambini e circa 30 minori non accompagnati. La Fondazione ha anche aperto un centro antiviolenza accreditata presso Regione Lombardia attraverso cui vengono gestite richieste di aiuto per casi di violenza.

Ma, allora, viene da chiedersi, come è nato il modo di dire "Sembra di stare all'asilo Mariuccia"? Secondo la tradizione orale milanese, si racconta che, dal 1902 e per tutti gli anni di attività dell'Asilo, passeggiando per via Monterosa si potessero sentire gli schiamazzi delle bambine ospitate al di là delle alte mura, tanto che oggi il nome è diventato sinonimo di comportamenti immaturi o infantili. Al di là del significato con cui generalmente è conosciuto, però, scoprendo le sue origini non si può non pensare all'Asilo Mariuccia come a una storia milanese di impegno civico e sociale che altro non è se non “una magnifica innovazione nei sistemi della pubblica assistenza", come lo ha definito la fondatrice Ersilia Majno nel 1928.

Un luogo "dove le fanciulle, le donne per qualsiasi motivo bisognose di immediata assistenza trovano aiuto senza formalità, senza limite d’età, ogni volta che ciò sia necessario, e qualunque sia la causa del bisogno: abbandono, maltrattamenti, profanazione, cattivi esempi, desiderio di redenzione […]. Questo non è il collegio, non è l’Istituzione: è l’Asilo. Le accolte non sono le ricoverate, le convittrici: sono le figliole dell’Asilo", le Mariuccine.

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