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Nave Diciotti, Matteo Salvini: “Non sono profughi, non andranno in albergo ma in galera”

Matteo Salvini, dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il premier Conte in vista del vertice di Innsbruck, parla della vicenda della nave Diciotti: “Non darò autorizzazione allo sbarco fino a che non avrò garanzia che delinquenti, perché non sono profughi, che hanno dirottato una nave con violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi riportati nel loro Paese”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo l'incontro di questa mattina che si è tenuto a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini sull'immigrazione, in vista del vertice di Innsbruck tra i ministri degli Interni Ue: "Con Conte c'è una linea comune: rafforzare la sicurezza dei cittadini cittadini italiani, ponendo al centro del dibattito europeo il fatto che non possiamo essere lasciati soli". Secondo fonti del governo l'incontro è servito per stabilire alcuni punti fermi da portare al tavolo austriaco: impostare con gli altri Paesi Ue il principio di condivisione dei flussi migratori con soluzioni operative condivise. "A Innsbruck vedremo di mettere i puntini sulle ‘i', ma non ci sarà alcun veto. Contiamo solo sulle nostre capacità di convincimento", ha ribadito il vicepremier leghista.

A proposito della vicenda della nave Diciotti, con a bordo i 67 migranti recuperati dal rimorchiatore Vos Thalassa, che sono ancora in attesa dell'indicazione di un porto sicuro, ha detto: "Se su quella nave c'è gente che ha minacciato ed aggredito non saranno persone che finiranno in albergo ma in galera: quindi non darò autorizzazione allo sbarco fino a che non avrò garanzia che delinquenti, perché non sono profughi, che hanno dirottato una nave con violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi riportati nel loro Paese". Sui tempi per trovare una soluzione ha spiegato: "Conto di andare a Innsbruck questa sera avendo risolto il problema".

La linea che verrà portata avanti in Austria è chiara: "Disponibile a parlare col collega tedesco, collega austriaco, collega francese, ma nell'esclusivo interesse nazionale. Quindi il mio obiettivo è che entri in Italia una persona in meno rispetto a quelle che devono uscire. Il mio obiettivo – dice parlando dell'Italia – è un'immigrazione controllata e qualificata, come negli altri paesi del mondo. L'immigrazione alla Renzi e alla Mare Nostrum alla 600 mila sbarchi, porta alle tendopoli di San Ferdinando dove c'è la giungla e l'illegalità. Questa non è l'Italia che ho in testa. Controllare l'immigrazione e ridurre il numero dei morti è il mio obiettivo". Il titolare del Viminale snocciola cifre sugli arrivi: "Grazie al lavoro fatto, da quando sono ministro, ci sono dati buoni sugli sbarchi: 21mila in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma non mi accontento, voglio fare ancora meglio". 

Salvini poi ha minimizzato le spaccature nel governo Lega-M5S sull'accoglienza, negando le prese di distanza della ministra della Difesa Trenta e del ministro dei Trasporti Toninelli: "Parlano i numeri. Il governo lavora in maniera compatta". E poi ha aggiunto: "Sento più Toninelli e Di Maio dei miei genitori. Leggo sui giornali cose divertenti ma, ripeto, parlano i numeri".

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