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Migranti, in 105 sono bloccati da 24 ore a bordo di un veliero per sfuggire ai libici

Dopo il recupero di 105 migranti effettuato dal veliero Astral della ong Open Arms, i richiedenti asilo sono bloccati da 24 ore in attesa di indicazioni. Nave Aquarius aspetta un’autorizzazione formale per prendere in carico i migranti. A bordo di Astral anche il deputato Riccardo Magi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ancora tensioni tra la Ong  Proactiva Open Arms e i libici. Ieri la nave Astral ha portato in salvo 105 persone, e tra i naufraghi ci sono anche donne e bambini. Dopo che la Ong ha recuperato i migranti si è bloccata in un limbo: di solito l'Astral, come prevede la normativa internazionale, dopo aver salvato i profughi, su indicazione dell’autorità marittima italiana, porta i migranti su altre imbarcazioni più grandi, affinché approdino nel più vicino porto sicuro.

Negli ultimi giorni i libici rivendicano il diritto di intervento, intimando alle ong di abbandonare le operazioni di soccorso. E così anche nella giornata di ieri la guardia costiera italiana ha chiesto al veliero Astral di lasciare che sia la guardia costiera libica ad occuparsi dei 105 migranti, o le autorità competenti, cioè quelle britanniche, dato che l'Astral batte bandiera del Regno Unito.

Ma il capitano della Astral, Riccardo Gatti, non vuole cedere, perché la Libia non sarebbe "un porto sicuro e sarebbe un illecito respingimento di richiedenti asilo". Toccherebbe quindi alla Gran Bretagna, le cui autorità marittime non hanno però mai gestito la questione. Stanotte sembrava che la situazione si fosse finalmente sbloccata, quando è arrivato il via libera al trasferimento a bordo della nave Aquarius, un traghetto di 70 metri della ong Sos Mediterranée, più adatto a gestire la situazione, visto che Astral è un veliero di 30 metri senza nemmeno una toilette. Ma l'autorità marittima britannica ha fermato tutto, non concedendo a Nave Aquarius l'autorizzazione formale al trasferimento, confermando qualche ora dopo di essere "al lavoro sul caso".

Adesso Astral e Aquarius navigano affiancate, in attesa di indicazioni. Il rischio per Sos Mediterranée era di ricevere l'ennesima denuncia per traffico di esseri umani. Nel frattempo a bordo del veliero il medico di bordo deve fornire assistenza a migranti in condizioni fisiche precarie, che avrebbero bisogno di un'immediata assistenza ospedaliera.

"Nessuno dei due Paesi (Italia e Gran Bretagna ndr) vuole assumersi la responsabilità delle operazioni rendendo sempre più difficile la vita alle navi impegnate nei salvataggi in mare: un copione che ormai si ripete sempre più spesso mettendo a rischio la salute dei migranti recuperati, già stremati dalle condizioni terribili in cui si trovavano in Libia – ha detto Riccardo Magi, deputato di +Europa e segretario di Radicali Italiani, anche lui a bordo della nave ong spagnola per documentare la missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo – Cosa aspetta il governo italiano? Perché portare a termine le operazioni di salvataggio con l’approdo in un porto sicuro diventa un percorso irto di ostacoli sulla pelle di chi avrebbe bisogno di cure?".

"Abbiamo ricevuto dall'IMRCC di Roma – Guardia costiera italiana l'indicazione rivolta a tutte le imbarcazioni che transitano nel mare libico di soccorrere un'imbarcazione in distress. Anche stavolta, subito dopo, la stessa IMRCC di Roma ci ha comunicato che la Guardia costiera libica aveva assunto il controllo e la responsabilità dell'operazione, come avvenuto per le due precedenti segnalazioni che abbiamo ricevuto dall'inizio della missione. Ieri con la Guardia costiera libica ci sono stati attimi di tensione", racconta Magi. "In acque internazionali, a più di 30 miglia dalla costa libica, una loro motovedetta si è avvicinata all'Astral, ci hanno chiesto se avessimo migranti a bordo e quando abbiamo risposto di no ci hanno intimato di andarcene via dicendo: "questo è un lavoro che dobbiamo fare noi". I libici agiscono come pirati in acque internazionali, pretendendo che sia riconosciuta loro una autorità. Agiscono fuori dal diritto e lo fanno con mezzi forniti dal governo italiano", ha denunciato il deputato.

"Dopo la segnalazione, abbiamo chiamato più volte la Guardia costiera libica, ma non abbiamo ricevuto risposta. Quindi abbiamo avvisato l'IMRCC di Roma che ci saremmo recati sul posto per verificare la situazione, visto che dalle informazioni in nostro possesso, il gommone con i migranti era senza motore e si stava sgonfiando. In un'ora e mezza abbiamo percorso le 10 miglia che ci separavano dall'imbarcazione. A bordo c'erano diversi bambini anche piccoli, donne e alcune persone in stato di semincoscienza, avvolti in un forte odore di benzina. Così, dopo aver avvisato Roma, li abbiamo soccorsi e adesso sono con noi a bordo dell'Astral: provengono da Bangladesh, Egitto, Nigeria, Ghana, Marocco, Pakistan, Sudan, Eritrea, Libia. Solo al termine dell'intervento la Guardia costiera libica ci ha contattato per sapere come fosse andata l'operazione. Ora sto raccogliendo le testimonianze di queste persone, per portare questa realtà nel dibattito del paese e del parlamento", conclude Magi.

Anche Sos Mediterranee, presente nel Canale di Sicilia con la nave Aquarius ha segnalato una situazione critica: "ha assistito all'intercettazione di un gommone da parte della Guardia costiera libica al largo di Tripoli. Malgrado più persone fossero in acqua le nostre offerte di assistenza sono state ripetutamente ignorate. Ci è stato ordinato invece di allontanarci". Analoga testimonianza è arrivata ieri dall'altra ong presente nel Mediterraneo, Sea Watch, che due giorni fa ha salvato 37 migranti in difficoltà a 15 miglia dalle coste libiche. La ong ha parlato di "giornata caotica", "con due gommoni ritirati illegalmente dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Ai soccorritori civili è stato detto di andarsene. Noi chiediamo il diritto di salvare vite".

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