51 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Meraviglie dell’italiano antico: cosa vuol dire la parola ‘unquanco’

Sono solo tre lettere, ma la parola ‘mai’ è tanto grossa, un vero minestrone di significati. Invece il suo (quasi) sinonimo ‘unquanco’ premette dei significati precisi ed eleganti. Sarebbe più giusto dire ‘permetteva’, visto che è completamente desueto, ma le parole non muoiono come la carne.
A cura di Giorgio Moretti
51 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Mai. Prendendo origine dal latino magis (‘più') il suo primo significato è stato proprio quello di un ‘più'. "Non mai ti rivedrò", non ti rivedrò più. Acquista quindi una funzione ancillare, ausiliaria di rafforzativo di negazioni, proiettandole nel tempo: così il mai, col suo trovato autonomo senso di ‘in nessun tempo, nessuna volta' investe il passato e il futuro, alternativamente o insieme ("Sono più bravo di te a basket" "Mai vero"). Però il suo significato arriva a lambire anche sensi diversi: quando ti chiedo "Sei mai andato in quella pizzeria?" in verità non ti sto domandando se ci sei stato ‘mai', ma se ci sei stato ‘qualche volta', o almeno una, voglio sapere se merita.

Insomma, il mai è una di quelle parole vivissime che sono per la lingua ciò che il prezzemolo è per la cucina. Bene, bello, ma le prime pagine della nostra lingua permettevano anche dei ‘mai' più precisi. Ed è importante padroneggiarli, per scongiurare di dover attingere al nostro patrimonio letterario con la mediazione di parafrasi squallide. ‘Unquanco', in particolare, è un termine superbo.

Quello descritto da ‘unquanco' (che si trova anche nella variante ‘unquanche') non è un ‘mai' qualsiasi. È precisamente un ‘mai fino ad ora‘, un ‘non ancora‘ – letteralmente, ‘mai ancora' (infatti è composto da unqua, che è dal latino unquam ‘mai', e anco ‘anche'). Mai ancora: un accostamento intelligente, immediato ed efficace, che definisce con una sintesi incisiva qualcosa di ancora non successo.

Magari qualcuno se lo ricorda, uno dei più celebri esempi d'uso di questa parola: nel XXXIII canto dell'Inferno Dante sta attraversando il Cocito, il fondo gelato dell'Inferno, luogo in cui sono puniti i traditori, e si stupisce di trovarvi le anime di persone che ancora sono vive, sulla terra: fra queste trova Branca Doria, che «non morì unquanche,/ E mangia e bee e dorme e veste panni» (‘che non è ancora morto, e mangia e beve, e indossa abiti'); per Dante l'anima di chi commette peccati così gravi viene subito scagliata all'Inferno, e un demone prende possesso del suo corpo sulla terra.
E si potrebbe parlare di come non ci siamo unquanco lanciati col paracadute; di una ricetta di cui non avevamo sentito parlare unquanco, prima di trovarla in un romanzo; del primo passo di un viaggio unquanco immaginato.

Certo, molte parole oggi vive e vivaci sono rimaste dormienti per lunghi secoli, e non si sa mai quale parola possa svegliarsi: magari non capiterà a ‘unquanco', o non adesso, ma intanto in quel nesso acuto fra ‘mai' e ‘ancora' possiamo conservare una struttura intelligente della nostra bella lingua, e del nostro pensiero.

51 CONDIVISIONI
Immagine
Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views