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Matilda Borin, uccisa con un calcio alla schiena. Nessun colpevole: “Ha perso la giustizia”

Ieri il sostituto procuratore generale Marcello Tatangelosi è arreso, spiegando in aula che sono troppo poche le prove a carico dei principali indiziati, cioè la madre della piccola, Elena Romani, e il compagno Antonino Congialosi.
A cura di Davide Falcioni
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Il caso dell'omicidio di Matilda Borin, la bimba morta il 2 luglio del 2005 a soli 23 mesi di vita, rischia di rimanere irrisolto. Malgrado l'impegno profuso in questi 13 anni da parte dell’accusa per trovare un responsabile e consegnarlo alla giustizia, nella giornata di ieri il sostituto procuratore generale Marcello Tatangelosi è arreso, spiegando in aula che sono troppo poche le prove a carico dei principali indiziati, cioè la madre della piccola, Elena Romani, e il compagno Antonino Congialosi: "Oggi Matilda avrebbe 15 anni – le parole pronunciate ieri dal magistrato davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino – e non abbiamo certezze su chi l’abbia uccisa. È una sconfitta della giustizia. Ma sarebbe una sconfitta anche condannare un innocente per trovare a tutti i costi un colpevole. Io mi sono fatto un’idea su chi sia il colpevole. Ma è solo un’idea. E dirvela, in mancanza di prove chiare, non sarebbe utile. Fossi in voi non condannerei Antonino Cangialosi, come non avrei condannato Elena Romani". Al termine di una requisitoria di sei ore, è stata quindi confermata l’assoluzione già pronunciata in primo grado a Vercelli nel 2016, nei confronti dell’imputato accusato di omicidio.

Matilda Borin venne uccisa il 2 luglio del 2005 con un forte calcio alla schiena in una casa colonica di Roasio, in provincia di Vercelli. Nell'abitazione con la bambina c'erano solo due persone: Elena Romani, oggi 44 anni, hostess di Legnano, che aveva avuto la figlia dall’unione con Simone Borin, di Busto Arsizio; e Antonio Cangialosi, ex bodyguard, poi dipendente di una ditta di autotrasporti, fidanzato di Elena. Secondo la le legge nessuno dei due colpì Matilda, uccidendola, e quindi nessuno va giudicato colpevole. Non la donna, accusata per omicidio preterintenzionale, assolta nei tre gradi di giudizio e definitivamente uscita di scena, ma neanche Cangialosi, già prosciolto due volte e assolto, nel dicembre del 2016, dal gup di Vercelli per non avere commesso il fatto. Troppo poche le prove a carico dei due. Quello di Matilda Borin è destinato a diventare definitivamente un caso irrisolto.

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