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Lo Stato, la Mafia e le telefonate di Napolitano “ricostruite” da Panorama

Il settimanale della famiglia Berlusconi ricostruisce le ormai celebri telefonate tra l’ex ministro Nicola Mancino e il capo dello stato, intercettate dalla Procura di Palermo. Nelle conversazioni, giudizi taglienti sui pm di Palermo, Di Pietro e il Cavaliere. Quanto basta per innescare una rovente polemica.
A cura di Biagio Chiariello
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E' bastata una semplice anticipazione per innescare la nuova polemica sulla trattativa tra stato e mafia. Sotto il titolone "Ricatto al Presidente", il settimanale Panorama in edicola oggi pubblica una "ricostruzione esclusiva" delle conversazioni telefoniche tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino intercettate nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Palermo sulle presunte trattative tra Stato e mafia negli anni delle stragi. Intercettazioni sulle quali già a suo tempo era scoppiato un putiferio con lo stesso Napolitano deciso a rivolgersi alla Corte Costituzionale e il premier Monti pronto a difenderlo, definendo «grave» l'episodio delle telefonate e rilanciando «novità» sotto questo punto di vista (legge bavaglio?). Ebbene nel pezzo pubblicato su Panorama a firma di Giovanni Fasanella non vi è alcuna trascrizione di quelle conversazioni segrete tra Napolitano e Mancino. Si tratta invece di una descrizione (da prendere con molta cautela) fatta dai redattori del magazine berlusconiano in rapporto con fonti probabilmente degli stessi magistrati, come accade spesso in questi casi. Panorama, che premette di essere sempre «critico nei confronti del devastante potere delle intercettazioni nel deformare il pensiero di chi parla, con trascrizioni di frasi fuori dal contesto in cui sono pronunciate», scrive:

In particolare, tra le persone oggetto delle discussioni fra il capo dello Stato e un amico di vecchia data come Mancino ci sarebbero stati Berlusconi, Antonio Di Pietro e parte della magistratura inquirente di Palermo. Napolitano, in particolare, avrebbe espresso forti riserve sull'operato della Procura e sull'apparato mediatico che fiancheggia acriticamente le toghe siciliane. Anche su Di Pietro le confidenze telefoniche a Mancino non avrebbero risparmiato critiche. E' noto che l'ex pm e attuale leader dell'Italia dei Valori non goda di buona stampa nell'entourage del Quirinale per quel populismo giudiziario che da 15 anni condiziona gran parte del centro-sinistra, impedendo la crescita di una cultura garantista e riformista. E parole molto poco benevole con il ricorso a metafore assai lontane dal linguaggio ovattato proprio delle alte cariche istituzionali infine sarebbero state riservate anche a Berlusconi, al quale verrebbe addebitata la responsabilità di aver appannato l'immagine internazionale dell'Italia al punto da fare tirare un sospiro di sollievo dalle parti del Colle per la sua uscita di scena da Palazzo Chigi"

Ma la ricostruzione di Panorama non è mirata a gettar fango su Napolitano. Anzi, il contrario. Nell'editoriale di Giorgio Mulé viene infatti spiegato che l'obiettivo di questa pubblicazione è «infrangere la grande muraglia di ipocrisia che circonda le telefonate tra Napolitano e Mancino: è in atto il malcelato tentativo di delegittimare la figura del presidente della Repubblica e sopratutto l'istituzione che rappresenta attraverso uno snervante e pericolosissimo gioco venuto ormai chiaramente allo scoperto». Mulè spiega che è stato grazie al settimanale della famiglia dell'ex premier che è stata svelata l'esistenza delle discusse telefonate tra il capo dello Stato e l'ex ministro dell'Interno. Quel che è venuto dopo è stato solo un «gioco per indovinarne il contenuto», ma siccome di mezzo non c'era l'«odiato» Berlusconi ma il Presidente della Repubblica si è deciso di procedere con passo felpato. Quindi, meglio ricostruire il pensiero di Napolitano in quelle famigerate telefonate che «avanzare ‘ipotesi di scuola' che tanto somigliano alla verità» come fanno tanti giornali in Italia, finendo «per dare concretezza a un tentativo di ricatto».

Una spiegazione che non basta per spiegare quello che è «un ricatto» per Antonio Ingroia. Il procuratore aggiunto di Palermo definisce così la ricostruzione fatta da Panorama. «Se così fosse sarebbe un grave illecito e, qualora corrispondesse davvero al tenore delle intercettazioni, il ricatto al capo dello Stato lo farebbe Panorama», ha commentato il pm palermitano titolare dell'inchiesta sulla trattativa tra stato e mafia, ormai pronto a partire per il nuovo incarico in Guatemala. A fargli eco è Antonio Di Pietro, tra gli "argomenti" principali delle parole di Napolitano: «Credo che la pubblicazione sia una violazione al segreto istruttorio e se si tratta solo di una squallida denigrazione, è chiaro il tentativo di ricatto nei confronti del Presidente della Repubblica», sottolinea il leader dell'Idv. «A questo punto – aggiunge Di Pietro – è sconcertante e credo che Napolitano farebbe meglio a dare l'autorizzazione perché queste carte possano essere lette e mi auguro prenda in mano al più presto la situazione e si tolga dall'imbarazzo di un ricatto».

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