Turchia e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco di cinque giorni in Siria. Durante lo stop alle armi gli Usa favoriranno l'evacuazione dei curdi verso una zona di sicurezza concordata con Ankara. L'annuncio è arrivato dopo l'incontro tra il vicepresidente americano Mike Pence e il leader turco Erdogan.
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Putin prova a frenare Erdogan: incontro "entro pochi giorni". Ma la Turchia non ferma l'avanzata
Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan si sono sentiti per telefono "su iniziativa turca". La conferma è del Cremlino, che specifica come i due leader abbiano parlato a lungo della situazione in Siria, sottolineando "la necessità di prevenire i conflitti tra le unità dell'esercito turco e le truppe del governo siriano". Il presidente russo ha invitato l'omologo turco a Mosca e Erdogan ha accettato: l'incontro avverrà "entro pochi giorni". Secondo il servizio stampa della presidenza il leader russo ha attirato l'attenzione sull'aggravarsi della situazione umanitaria nelle regioni lungo il confine tra Siria e Turchia. "Il capo dello stato ritiene inammissibile consentire a miliziani di organizzazioni terroristiche, tra cui lo Stato islamico, che sono sorvegliati dalle unità armate curde, di sfruttare questa situazione", ha osservato il Cremlino.
La Turchia non si ferma: "Avanti con o senza il sostegno del mondo"
La Turchia però non intende interrompere la sua operazione militare nel nord della Siria: "proseguiremo con o senza il sostegno del mondo". Lo ha scritto in una nota il capo della comunicazione della Presidenza di Ankara, Fahrettin Altun. "Continueremo a combattere tutti i gruppi terroristici, compreso Daesh (Isis), che il mondo accetti o meno di sostenerci", aggiunge Altun, che accusa inoltre i curdi di aver concluso uno "sporco" accordo con il regime di Bashar al Assad.
Condanne dall'Europa
Ma sull’offensiva turca continuano a piovere critiche e soprattutto provvedimenti. Oggi anche Gran Bretagna e Spagna si sono aggiunte alla lista di Paesi europei – dopo Italia, Germania, Francia, Olanda e Paesi scandinavi – che hanno sospeso la concessione di nuove licenze ad Ankara per forniture di equipaggiamenti militari. Per Londra, si tratta di “un’azione sconsiderata e controproducente, che dà forza alla Russia e al regime di Assad”. Oggi ne parleranno a Bruxelles gli ambasciatori Nato e a porte chiuse si riunirà anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu.