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L’Ocse taglia ancora le stime del Pil: ripresa solo dal 2014

L’Ocse rivede al ribasso le stime per il prodotto interno lordo che comincerà a crescere solo dal 2014, mentre resta l’apprezzamento per le riforme degli ultimi mesi.
A cura di Redazione
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Ancora una volta l'Ocse rivede al ribasso le stime sul prodotto interno lordo italiano. Nel suo rapporto sullo stato di salute dell'economia italiana, infatti, l'Ocse prevede che il Pil nel 2013 si contrarrà dell'1,5%, con un ulteriore mezzo punto di perdita rispetto alle stime del novembre scorso. Una ripresa è possibile solo dal 2014 (con il Pil registrerà un +0,5%, in ripresa da un'economia che nel periodo 2013-2014 resterà comunque debole), quando comunque il debito pubblico sarà il 134% del Pil.

Va detto però che il giudizio non è sostanzialmente negativo, dal momento che l'Ocse riconosce che il nostro Paese "ha avviato un ambizioso programma di riforme volto a ripristinare la sostenibilità delle finanze pubbliche e migliorare la crescita a lungo termine. Assieme alle misure intraprese a livello dell'area euro, questi auspicati interventi hanno ridotto i rischi di rallentamento economico e potrebbero aiutare l'Italia a uscire dalla recessione già nel corso del 2013". Un "ventaglio di riforme", da quella del mercato del lavoro al decreto Trasparenza nella Pubblica amministrazione, passando per il piano annunciato ad aprile per ridurre significativamente i debiti arretrati della pubblica amministrazione, che potrebbe aiutare il Paese ad uscire dalla recessione. Tra le riforme, un apprezzamento particolare per  quella Fornero, "la prima ad aver affrontato i delicati nodi che intrecciano il mercato del lavoro in Italia", ma resta la necessità di "una serie di riforme strutturali tese a favorire la crescita e l'istituzione di un nuovo sistema d'indennità di disoccupazione". Per far ripartire l'occupazione, inoltre, è necessario pensare "alle liberalizzazioni, attraverso la rimozione delle restrizioni ancora esistenti nel settore dei servizi professionali e dei servizi pubblici, nonché la promozione e l'inclusione dei cittadini nel mercato del lavoro".

Un percorso che dovrebbe continuare soprattutto poiché appare "necessario orientarsi verso una maggiore semplificazione e trasparenza, un maggior uso di una gestione orientata ai risultati e la razionalizzazione dei procedimenti giudiziari", anche per quanto riguarda gli "ostacoli potenziali che limitano l'applicazione efficace della legislazione e dei regolamenti".

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