34 CONDIVISIONI

Tre oggetti creduti esopianeti sono in realtà tutt’altro: ecco di cosa si tratta

Grazie a nuovi dati un team di astronomi del MIT e della NASA ha scoperto che tre corpi celesti ritenuti esopianeti sono in realtà un’altra cosa.
A cura di Andrea Centini
34 CONDIVISIONI
Immagine

Ad oggi sono quasi cinquemila i pianeti extrasolari (o esopianeti) scoperti nello spazio profondo, al di fuori del Sistema solare, tuttavia almeno una piccola parte di essi potrebbe essere un altro tipo di oggetto. Grazie a un nuovo e approfondito studio, infatti, è stato determinato che tre di questi corpi celesti (Kepler-854b, Kepler-840b e Kepler-699b) inseriti nel catalogo ufficiale non sono affatto pianeti, bensì stelle. Un altro oggetto chiamato Kepler-747b è bilico e saranno necessarie indagini più approfondite per poter capire di cosa si tratti effettivamente. Ma come hanno fatto gli scienziati a capire l'esatta natura di questi corpi celesti lontani e misteriosi?

A scoprire i “falsi pianeti” è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati del Dipartimento di Scienze della Terra, Planetarie e Atmosferiche del prestigioso Massachusetts Institute of Technology, noto in tutto il mondo con l'acronimo di MIT, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto Kavli per l'Astrofisica e la Ricerca Spaziale, del Dipartimento di Fisica e del Goddard Space Flight Center della NASA. Gli scienziati, coordinati dal professor Prajwal Niraula, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati degli esopianeti raccolti da più strumenti, come il telescopio "cacciatore di pianeti extrasolari" Kepler (spento nel 2018) e il satellite GAIA (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics). Attraverso un tipo di analisi chiamata “curva di fase”, grazie alla quale è possibile determinare dettagli dei corpi celesti come la massa e le dimensioni, il professor Niraula e colleghi si sono accorti che per alcuni esopianeti c'erano dati anomali. In parole semplici, erano troppo grandi per essere pianeti (superata una certa dimensione si innescano le reazioni nucleari che sono alla base delle stelle).

“La maggior parte degli esopianeti è delle dimensioni di Giove o sono molto più piccoli”, ha affermato in un comunicato stampa il professor Niraula. “Il doppio di Giove è già sospetto. Più grande di quello non può essere un pianeta”, ha chiosato lo scienziato. Studiando la curva di fase di Kepler-854b, il primo degli oggetti a destare sospetti, i ricercatori si sono accorti che qualcosa non tornava, così hanno deciso di analizzarlo con nuovi i dati di GAIA, un satellite che sta mappando con estrema precisione le stelle della Via Lattea. Dall'analisi è emerso che il presunto esopianeta non solo risultava essere tre volte più grande di Giove, ma aveva anche una massa 239 volte superiore (il limite massimo per la massa di un pianeta è valutato in circa 10 volte quello di Giove). In parole semplici, i ricercatori hanno determinato che con simili caratteristiche Kepler-854b non può essere un pianeta, ma è una stella. “Non c'è modo che l'Universo possa creare un pianeta di quelle dimensioni. Semplicemente non esiste”, ha chiosato il coautore dello studio Avil Shporer.

Con la stessa procedura gli studiosi hanno scoperto che anche Kepler-840b e Kepler-699b non non sono pianeti: il primo è infatti 2,5 volte più grande di Giove, mentre il secondo è quasi 2,8 volte più grande. Anche in questo caso, dunque, si tratta di stelle. Kepler-747b è invece risultato essere 1,84 volte più grande di Giove, si trova dunque al limite e gli scienziati dovranno condurre ulteriori indagini per determinare se si tratti effettivamente di una stella o di un pianeta. Gli studiosi sono entusiasti di questi nuovi metodi di analisi perché scremare i falsi esopianeti dal catalogo ufficiale migliorerà la pulizia e la precisione dei dati, aumentando la comprensione di questi lontani mondi alieni. I dettagli della ricerca “Revisiting Kepler Transiting Systems: Unvetting Planets and Constraining Relationships among Harmonics in Phase Curves” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Astronomical Journal.

34 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views