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Nuovo farmaco orale efficace contro il linfoma: ridotto l’80% dei tumori, guarito 1 paziente su 5

Il farmaco orale zanubrutinib ha ridotto l’80% dei tumori in pazienti con linfoma della zona marginale e 1 su 5 è guarito. È risultato sicuro e ben tollerato.
A cura di Andrea Centini
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Un nuovo farmaco orale chiamato zanubrutinib (nome commerciale Brukinsa) è risultato efficace nel contrastare due tipologie di linfomi non-Hodgkin: il linfoma della zona marginale (MZL) e il linfoma follicolare (FL), per i quali esiste un numero ridotto di trattamenti. I linfomi sono forme tumorali che colpiscono le cellule del sistema linfatico; nel caso specifico di MZL e FL i linfociti B, principalmente deputati alla produzione di anticorpi. Il farmaco ha ridotto sensibilmente il numero di tumori – soprattutto in chi era affetto da MZL – e un paziente su cinque è completamente guarito dalla malattia.

A determinare l'efficacia del zanubrutinib contro le due forme di linfoma non-Hodgkin è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del Rogel Cancer Center e dell'Università del Michigan, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Waitemata District Health Board (Nuova Zelanda), del Niguarda Cancer Center dell'Ospedale Niguarda, della Mayo Clinic, dell'Ospedale Universitario Dong-A (Corea del Sud), della società BeiGene, dell'Università di Sydney (Australia) e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Tycel Phillips, ematologo presso la Scuola di Medicina dell'ateneo del Michigan, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver testato il farmaco su 53 pazienti con linfoma della zona marginale e 33 con linfoma follicolare, tutti con una forma recidivante e refrattaria della neoplasia maligna.

Cellule di un linfoma. Credit: National Cancer Institute/National Institutes of Health
Cellule di un linfoma. Credit: National Cancer Institute/National Institutes of Health

Il zanubrutinib, somministrato per via orale, ha ridotto l'80 percento dei tumori nei pazienti con linfoma della zona marginale e uno su cinque è guarito; l'efficacia è stata meno impattante contro il linfoma follicolare, con il 36,4 percento dei tumori ridotti ma comunque il 18,2 percento dei pazienti in remissione dalla malattia. Il farmaco è risultato generalmente ben tollerato e sicuro; tra i principali effetti collaterali sono stati osservati eruzioni cutanee, leucopenia (livelli di globuli bianchi ridotti), febbre, diarrea, lividi e altri ancora. Gli scienziati hanno segnalato che la maggior parte degli eventi avversi è stata di grado inferiore o uguale a 2, senza segnalazioni di fibrillazione atriale. Per due pazienti si è resa necessaria la riduzione della dose, mentre in quattro hanno dovuto sospendere il trattamento per gli effetti avversi.

“Le opzioni di trattamento con una migliore tollerabilità e un migliore controllo della malattia erano molto necessarie per il linfoma della zona marginale e il linfoma follicolare”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Tycel Phillips. “Sebbene le piccole dimensioni di questo studio limitino le conclusioni generali, i risultati su sicurezza ed efficacia evidenziano il potenziale di zanubrutinib come aggiunta alle terapie disponibili per questi tumori”, ha aggiunto l'esperto. Ad oggi, del resto, la chemioterapia è risultata inefficace contro queste due patologie oncologiche. Il nuovo farmaco è tecnicamente un “inibitore della tirosina chinasi Bruton”, un enzima coinvolto nello sviluppo delle cellule B (che nei due linfomi oggetti dello studio proliferano in modo incontrollato).

Grazie alla sua efficacia e al profilo di rischio-benefici considerato favorevole, gli scienziati ritengono che il zanubrutinib possa essere una terapia valida in aggiunta a quelle già disponibili contro i linfomi. I dettagli della ricerca “Zanubrutinib monotherapy in relapsed/refractory indolent non-Hodgkin lymphoma” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Blood Advances.

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