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Cambiamenti climatici

Nel 2022 caldo record ed eventi climatici estremi, ma le emissioni continuano a crescere

L’anno appena concluso è stato caratterizzato da temperature estreme e significativi eventi idro-meteorologici, specchio dei cambiamenti climatici innescati dalle emissioni di gas serra. I dati nel nuovo report di Copernicus.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF
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Il 2022 è stato un anno caratterizzato da temperature ed eventi idro-meteorologici estremi che hanno reso evidente a chiunque l'impatto dei cambiamenti climatici. Negarli a questo punto sarebbe pura e semplice disonestà intellettuale, anche alla luce degli studi che continuano a mostrare un costante e inesorabile peggioramento della situazione a livello globale. Nel corso dei mesi scorsi enti e istituzioni hanno diramato bollettini con dati sempre più drammatici, tra caldo record, siccità devastante (per la prima volta nella storia anche nella piovosa Inghilterra si è parlato di razionamento dell'acqua), alluvioni, tassi di fusione dei ghiacciai senza precedenti, perdita di biodiversità e altri fenomeni distruttivi, tutti intimamente connessi alle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas a effetto serra dovuti alle attività umane, che catalizzano la “febbre” del nostro pianeta. A dimostrare quanto male stiamo facendo all'ambiente (e a noi stessi) vi è il nuovo report annuale pubblicato dagli scienziati della missione Copernicus, cogestita dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ecco i dati più significativi del Global Climate Highlights 2022.

Aumento delle temperature medie rispetto all'epoca preindustriale. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF
Aumento delle temperature medie rispetto all'epoca preindustriale. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF

L'anno appena concluso a livello globale è stato il quinto più caldo di sempre, sulla base del set di dati ERA5. A precederlo il 2016, il 2020, il 2019 e il 2017. La temperatura media è stata superiore di 0,3° C rispetto alla media di riferimento del periodo 1991 – 2020, che corrisponde a 1,2° C in più della media dell'epoca preindustriale. Siamo dunque molto vicini alla soglia di 1,5° C, l'obiettivo più virtuoso dell'Accordo di Parigi sul Clima (2015), soglia da non superare se non si vuol andare incontro agli effetti più catastrofici del riscaldamento globale. Purtroppo, come spiegato a Fanpage.it dal climatologo Luca Mercalli, è “molto difficile” che si riesca a centrare questo traguardo, a meno che non avvenga il miracolo che tutti i Paesi decidano immediatamente e all'unisono di tagliare le emissioni. Pur essendo stato il quinto anno più caldo di sempre, con un leggerissimo scarto rispetto a quelli che lo precedono e seguono, il 2022 fa parte del gruppo degli ultimi 8 anni in cui è stata sempre registrata un media superiore a 1° C rispetto a quella preindustriale. È l'ennesimo segnale di un trend negativo in atto che ci sta pian piano spingendo verso il baratro dell'apocalisse climatica.

Le nazioni europee più "roventi" del 2022. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF
Le nazioni europee più "roventi" del 2022. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF

Per quanto concerne l'Europa, complessivamente il 2022 è stato il secondo anno più caldo di sempre, ma è stato il più caldo in assoluto per diversi singoli Paesi, tra i quali l'Italia, la Francia, la Spagna, il Regno Unito, la Slovenia etc etc. Sempre in Europa l'estate 2022 è risultata essere la più calda di sempre; non c'è da stupirsi, visti i dati drammatici su temperature, siccità, incendi e altri fenomeni legati alla colonnina di mercurio “impazzita” registrati tra giugno e settembre dello scorso anno, soprattutto in alcune regioni della Penisola Iberica, nel Regno Unito, in Francia e in Italia. Nel nostro Paese hanno sconcertato le immagini del grande fiume Po in secca, che ha restituito carcasse di mezzi affondati durante la Seconda Guerra Mondiale e resti di animali preistorici. Fenomeni di siccità estrema seguiti poi da alluvioni e piogge catastrofiche, come quelle verificatesi nelle Marche e a Ischia, con decine di morti. Anche il distacco del seracco dal ghiacciaio della Marmolada a luglio, che ha provocato una dozzina di vittime, è figlio delle temperature anomale, con lo 0 termico che anno dopo anno, in montagna, sale a quote sempre maggiori.

L'aumento delle concentrazioni di anidride carbonica e metano in atmosfera. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF
L'aumento delle concentrazioni di anidride carbonica e metano in atmosfera. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF

Alla base di questi eventi idro-meteorologici, la cui intensità e frequenza sono guidate dai cambiamenti climatici, vi sono le emissioni di gas a effetto serra come l'anidride carbonica e il metano, che continuano ad aumentare inesorabilmente nonostante i continui appelli a tagli e riduzioni. Come indicato nel Global Climate Highlights 2022, le concentrazioni atmosferiche di CO2 “sono aumentate di circa 2,1 ppm, in modo simile ai tassi degli ultimi anni”, mentre quelle di metano – un gas a effetto serra molto più potente dell'anidride carbonica, sebbene meno duraturo – “sono aumentate di quasi 12 ppb, più della media, ma al di sotto dei massimi record degli ultimi due anni”. Nel 2022 la media annuale è stata di circa 417 ppm per l'anidride carbonica e di 1894 ppb per il metano, i valori più alti in assoluto da quando viene tenuta traccia delle emissioni grazie ai rilievi satellitari. Confrontando questi dati con quelli storici e preistorici, raccolti con altri metodi, i valori odierni sono i più alti da 2 milioni di anni a questa parte per l'anidride carbonica e da 800mila anni per il metano.

Le emissioni e le conseguenti temperature anomale si riflettono su molteplici fenomeni, come ad esempio lo scioglimento dei ghiacciai e la formazione del ghiaccio marino ai poli, che a loro volta hanno un impatto su innalzamento del livello del mare, equilibri degli ecosistemi, disponibilità di acqua dolce e molto altro. Un recente studio internazionale ha stimato che entro il 2100 perderemo la metà dei ghiacciai della Terra, anche se riusciremo a contenere le temperature entro 1,5° C, perché ormai molti di essi hanno raggiunto un punto di non ritorno (come il ghiacciaio della Marmolada, che si ritiene sparirà entro 20 – 30 anni). Da segnalare anche che a febbraio 2022 il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione minima da 44 anni a questa parte. Sono tutti segnali di un mondo che soffre, trasformato in un luogo sempre più invivibile per la flora, la fauna e noi stessi.

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