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La prima mascherina della storia aveva un becco da uccello imbottito di erbe e spezie

La maschera in legno del XVII secolo alla mostra documentaria a bordo della Nave Palinuro testimonia l’uso dei primi dispositivi di protezione.
A cura di Valeria Aiello
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Una mascherina a becco in legno usata da un medico del XVII secolo
Una mascherina a becco in legno usata da un medico del XVII secolo

Le mascherine mediche hanno una lunga storia. Diventate un simbolo dell’era Covid, erano utilizzate già nel Medioevo e nel Rinascimento e avevano un aspetto decisamente diverso da quelle di oggi. Ci sono immagini di medici che durante l’epidemia di peste indossavano un curioso accessorio mentre curavano i malati, una mascherina con un lungo becco da uccello, per proteggersi dai miasmi, come era chiamata “l’aria cattiva” che all’epoca era considerata la causa della malattia. Le prove che riguardano questi dispositivi nella pratica dei secoli scorsi sono poche, ma una testimonianza dell’uso di queste mascherine è esposta in questi giorni nell’ambito della mostra “Storie di Epidemie tra terra e mare nelle Carte d’Archivio” voluta dalla Direzione generale Archivi del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Marina Militare, a bordo della Nave scuola Palinuro ancorata al largo dell’isola di Procida.

La prima mascherina aveva un becco da uccello

La maschera in legno era indossata da un medico del XVII secolo e veniva riempita di profumi, come erano chiamati gli antidoti a base di erbe e spezie posizionati all’interno del becco. “Venivano inserite erbe come ruta e bambagia, intrise di aceto e teriaca, in alcuni casi veniva usato anche pepe nero, tabacco e altre sostanze odorifere per neutralizzare i miasmi mefitici – spiegano i documenti – . Fortuitamente i profumi divenivano anche un’efficace prevenzione contro i parassiti” .

La mascherina in mostra sulla nave scuola Palinuro
La mascherina in mostra sulla nave scuola Palinuro

La maschera a becco era probabilmente parte del vestito d’accompagnamento del medico, che comprendeva un soprabito in pelle, calzoni, un bastone, un cappello, guanti e stivali, che ricordano gli abiti del Medico della Peste, un famoso personaggio collegato alla Commedia dell’arte. L’insieme degli indumenti era progettato per proteggere la pelle dall’esposizione ai miasmi (il cappotto era perfino infilato nella maschera), mentre il cappello era solo un accessorio comune indossato dai medici dell’epoca. Il bastone veniva invece utilizzato per tenersi a distanza dai pazienti malati ed esaminarli senza toccarli.

Anche il becco della maschera serviva a mantenere lontano i pazienti e, attraverso due fori praticati sulla parte superiore, uno per lato, vicino alle narici, a “respirare e portare con sé l'aria che si respira l'impressione di [ erbe] racchiuse più avanti nel beccosi legge in una prima descrizione testuale dall'Enciclopedia delle malattie infettive.

L’antica maschera, che tornerà al museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina di Napoli, racconta un viaggio in un tempo della nostra storia, attraverso gli uomini e donne che vollero e seppero affrontare un nemico invisibile, dei quali resta un’eredità preziosa, condivisa dalla mostra documentaria a bordo della Nave Palinuro, in una cornice paesaggistica realmente unica. La mostra è aperta a tutti gratuitamente, previa prenotazione, fino a domenica 19 giugno. Il veliero sarà ancorato al largo di Procida e sarà raggiungibile dai visitatori attraverso un servizio navetta dal porto dell’isola. Per prenotazioni www.palinuroinmostra.it

La nave scuola Palinuro della Marina Militare italiana
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