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La caffeina contenuta nel caffè e in altre bevande brucia i grassi e può ridurre il rischio diabete

Lo suggerisce una nuova ricerca pubblicata su BMJ Medicine da un team di ricerca internazionale che ha esaminato la relazione tra i livelli di caffeina nel sangue e il rischio di obesità e diabete.
A cura di Valeria Aiello
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La caffeina aiuta a bruciare i grassi e può ridurre il rischio di diabete. Lo suggerisce una nuova ricerca pubblicata su British Medical Journal of Medicine da un team di ricerca internazionale che ha esaminato la relazione tra livelli di caffeina nel sangue e il rischio di obesità e diabete, mettendo in luce i potenziali benefici del consumo di questo stimolante naturale. Il caffè, come noto, è una ricca fonte di caffeina, ma anche il tè e alcuni energy drink contengono quantità variabili di questa sostanza. In relazione loro ampia diffusione (caffè e tè, dopo l’acqua, sono due delle bevande più consumate al mondo), i ricercatori stanno effettuando valutazioni approfondite circa gli effetti che la loro assunzione a lungo termine può avere sulla salute.

La caffeina, al netto di altri composti che possono essere presenti nelle diverse bevande, ha mostrato di poter svolgere un ruolo nell’influenzare la quantità di grasso corporeo, un fattore che a sua volta può determinare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. In particolare, quanto emerso dalla nuova analisi ha mostrato che livelli più elevati di caffeina nel sangue sono associati a un indice di massa corporea (BMI) inferiore e un minor rischio di diabete di tipo 2.

Per valutare gli effetti specifici della caffeina da quelli di altri composti, i ricercatori hanno una tecnica relativamente nuova, chiamata randomizzazione mendeliana, che utilizza le varianti genetiche come strumento per indagare sulla relazione causale tra un tratto (in questo caso il consumo di caffeina) e un risultato (riduzione del peso corporeo e del rischio di sviluppare diabete di tipo 2). In particolare, gli studiosi hanno esaminato il ruolo di due varianti comuni dei geni CYP1A2 e AHR in quasi 10.000 persone di origine prevalentemente europea, che stavano prendendo parte a sei studi a lungo termine.

I geni CYP1A2 e AHR, nello specifico, sono associati alla velocità del metabolismo della caffeina nell’organismo: le persone portatrici di varianti genetiche associate a un metabolismo più lento della caffeina bevono, in media, meno caffè, ma hanno livelli più elevati di caffeina nel sangue rispetto alle persone che la metabolizzano rapidamente per raggiungere o mantenere i livelli richiesti per i suoi effetti stimolanti.

L’analisi ha indicato che “livelli più elevati di caffeina nel sangue geneticamente predetti sono associati a un minor rischio di diabete di tipo 2” spiegano gli autori dello studio, stimando che “circa la metà (43%) dell’effetto della caffeina sulla predisposizione al diabete di tipo 2 sia mediata dalla riduzione del BMI”.

Quanto emerso non significa quindi che il consumo di bevande contenenti caffeina costituisca un trattamento per l’obesità, né che aumentare l'uso di bevande a base di caffeina sia un vantaggio, ma che le persone con determinate varianti genetiche del metabolismo del caffè possono potenzialmente bruciare i grassi a una velocità maggiore rispetto a chi non le possiede come tratto ereditario, con potenziali benefici per la salute.

I risultati dell’analisi offrono comunque “importanti informazioni sul potenziale effetto causale della caffeina sull’adiposità [obesità] e sul rischio di diabete – ha evidenziato il dottor Dipender Gill della School of Public Health dell’Imperial College di Londra e autore senior dello studio – . Sono tuttavia necessari ulteriori studi clinici prima che le persone utilizzino questi risultati per cambiare le loro preferenze dietetiche”.

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