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Il numero di stelle visibili a occhio nudo è crollato: stiamo cancellando il cielo notturno

L’inquinamento luminoso continua ad aumentare e a strappare sempre più stelle dal cielo notturno. Un nuovo studio ha dimostrato che il firmamento si sta impoverendo ovunque e a un ritmo drammatico.
A cura di Andrea Centini
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Il cielo notturno sta perdendo le sue stelle, diamanti preziosi incastonati sulla volta celeste che rendono – o meglio, rendevano – così appagante la sua contemplazione. La colpa, manco a dirlo, è sempre dell'uomo, a causa di un incremento progressivo e sempre più significativo dell'inquinamento luminoso, che cancella gli astri dal cielo e altera il comportamento degli animali, diurni e notturni. Il costante aumento delle luci artificiali per illuminare strade e città sta intensificando il bagliore diffuso – il cosiddetto “skyglow” – che avvolge il cielo, strappando sempre più stelle dal firmamento e dalla nostra vista. In soli 10 anni il numero di astri visibili a occhio nudo è letteralmente crollato. Basti pensare che, secondo un nuovo studio, tra il 2011 e il 2022 il cielo notturno è diventato in media del 9,6 percento più luminoso, raddoppiando la sua luminosità ogni 8 anni. Gli scienziati hanno sottolineato che, se il tasso di inquinamento luminoso dovesse restare questo, un bimbo nato oggi sotto un cielo con 250 stelle tra 18 anni ne vedrebbe meno di 100.

A misurare l'incremento dell'inquinamento luminoso e il crollo delle stelle visibili nel cielo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro di ricerca tedesco per le Geoscienze di Potsdam e dell'Istituto di geografia dell'Università della Ruhr di Bochum, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson (Stati Uniti). I ricercatori, coordinati dal dottor Christopher C.M. Kyba dell'istituto di Telerilevamento e geoinformatica dell'ateneo tedesco, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati provenienti da un progetto di “citizen science” (semplici cittadini che fanno rilievi scientifici) dedicato proprio all'inquinamento luminoso, il Globe at Night guidato dal NoirLab della Fondazione Nazionale della Scienza (NSF) statunitense.

Nello specifico, il dottor Kyba e colleghi hanno analizzato oltre 50mila osservazioni del cielo notturno, raccolte da astrofili tra il 2011 e il 2022 in circa 20mila posti differenti del pianeta. In parole semplici, ai partecipanti sono state mostrate diverse mappe del cielo – con vari gradi di inquinamento luminoso – ed è stato chiesto loro quale corrispondesse meglio a ciò che potevano osservare con i propri occhi. Incrociando tutti i dati raccolti è stato determinato che il firmamento sta sparendo a un ritmo drammatico, molto più rapido di quello previsto dalle rilevazioni satellitari. Il tasso di luminosità del bagliore diffuso cresce infatti tra il 7 e il 10 percento all'anno, cancellando sempre più stelle visibili a occhio nudo.

L'inquinamento luminoso in Italia. Credit: ESA
L'inquinamento luminoso in Italia. Credit: ESA

Ricordiamo che il cielo notturno è un Patrimonio dell'Umanità tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti delle Generazioni Future dell'UNESCO (1994), eppure continua a sparire sotto i nostri occhi. L'Italia, ad esempio, è considerato il Paese industrializzato peggiore dal punto di vista dell'inquinamento luminoso. Non a caso quando la si vede dallo spazio, nelle fotografie scattate dagli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), lo “Stivale” risulta completamente illuminato. In molti restano incantati da quel tripudio di luci, ma in realtà si tratta di uno scempio e di un enorme spreco di energia. Gli scienziati speravano che con l'avvento delle luci a LED, più parsimoniose, avrebbero ridotto l'inquinamento luminoso, ma il tasso di luminosità continua ad aumentare in modo preoccupante.

“Guardando le immagini e i video della Terra della Stazione Spaziale Internazionale di notte, le persone sono generalmente colpite dalla ‘bellezza' delle luci della città, come se fossero luci su un albero di Natale. Non percepiscono che si tratta di immagini di inquinamento. È come ammirare la bellezza dei colori dell'arcobaleno che la benzina produce nell'acqua e non riconoscere che si tratta di inquinamento chimico”, ha dichiarato il dottor Salvador Bará, in un commento uscito insieme all'articolo scientifico. Gli autori dello studio sottolineano che le cose non devono per forza andare così e non devono necessariamente peggiorare, dato che c'è molto margine di miglioramento. Ad esempio si può rivolgere verso il suolo la luce (dove serve davvero), eliminare quella superflua – che è tantissima – e gestire meglio quella necessaria, con sensori, meno potenza etc etc. I dettagli della ricerca “Citizen scientists report global rapid reductions in the visibility of stars from 2011 to 2022” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista Science.

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