20 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Farmaco antidiabetico associato a bolle pruriginose sfociate in endocardite e sepsi: il caso clinico

Ricercatori britannici hanno descritto in un articolo il caso clinico di due pazienti con diabete di tipo 2 e varie comorbilità che hanno sviluppato pemfigoide bolloso, una patologia cutanea sfociata in sepsi ed endocardite. Secondo gli autori dello studio a innescare la condizione sarebbe stata l’assunzione del farmaco antidiabetico linagliptin.
A cura di Andrea Centini
20 CONDIVISIONI
Immagine

Due pazienti con diabete di tipo 2 (e altre condizioni sottostanti) che assumevano il farmaco antidiabetico linagliptin si sono recati al pronto soccorso dopo aver sviluppato per sei settimane consecutive grandi bolle pruriginose, la manifestazione di un pemfigoide bolloso. Come spiegato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari, si tratta di un “disturbo cutaneo autoimmune cronico che determina, nei pazienti anziani, lesioni bollose generalizzate e pruriginose”. Le bolle della patologia sono vesciche grandi – con un diametro di almeno 10 millimetri –, piene di liquido e piuttosto elevate.

I due pazienti coinvolti nello studio, di circa settanta anni, oltre al diabete avevano diverse comorbilità come malattia renale cronica e ipertensione, oltre ad essere stati sottoposti all'innesto di protesi valvolari cardiache. Secondo i medici che li hanno avuti in cura, il pemfigoide bolloso è evoluto in una sepsi (o setticemia) e in una endocardite. La sepsi è una rara complicazione di un'infezione, legata a una risposta infiammatoria estrema dell'organismo a seguito della stessa. Come spiegato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), la sepsi provoca danni a tessuti e organi e le conseguenze possono portare alla morte se non si viene curati immediatamente.

L'endocardite è invece un'infezione “rara ma potenzialmente mortale” dell'endocardio, ovvero la sottile membrana che riveste tutte le cavità del cuore e delle valvole cardiache. “A causa della malattia sistemica e dell'endocardite secondaria a infezioni batteriche, entrambi necessitavano di cure intensive e ricoveri ospedalieri prolungati”, hanno spiegato gli autori dello studio, in riferimento alle conseguenze del pemfigoide bolloso nei due pazienti.

Come specificato, secondo i ricercatori sarebbe stato il farmaco antidiabetico linagliptin a innescare il pemfigoide bolloso, a sua volta sfociato nelle severe complicazioni diagnosticate nei due pazienti particolarmente fragili. Il disturbo cutaneo, come evidenziato da farmacovigilanza.eu, è del resto una possibile reazione avversa nota dei farmaci appartenenti alla famiglia degli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4), di cui fa parte anche il linagliptin. Questi medicinali sono conosciuti anche come gliptine.

Il rischio di sviluppare il pemfigoide bolloso risulta sensibilmente superiore a quello delle sulfaniluree di seconda generazione, come emerso uno studio condotto negli USA con circa 1,7 milioni di pazienti, parte dei quali assumevano gliptine e parte sulfaniluree. “I pazienti trattati con inibitori della DPP-4 avevano un rischio significativamente aumentato di sviluppare il pemfigoide bolloso rispetto ai pazienti in terapia con sulfaniluree (incidenza di 0,42 casi per 1.000 anni-persona rispetto a 0,31 per le sulfaniluree; hazard ratio 1,42, limiti di confidenza al 95% da 1,17 a 1,72)”. Tale rischio risultava ancor più elevato nei pazienti con più di 65 anni e bianchi.

Alla luce di questi risultati, farmacovigilanza.eu indica che i trattamenti con le gliptine nei pazienti più esposti al rischio deve essere valutata attentamente dai medici, anche se i farmaci come il linagliptin offrono significativi benefici contro il diabete di tipo 2. È ciò che spiegano i professori Michael Vanner, Alexander Tanner e Ali Chakera dello University Hospitals Sussex NHS Foundation Trust di Brighton, il team che ha avuto in cura i due pazienti. "Nonostante l’effetto benefico di linagliptin sul controllo glicemico e i profili di sicurezza cardiovascolare e renale riportati, aggiungiamo i nostri casi come prova del rischio significativo di sviluppare pemfigoide bolloso durante l’assunzione di questo farmaco", sottolineano Vanner e colleghi. "L'infezione secondaria del pemfigoide bolloso aumenta il rischio di sviluppare endocardite, in particolare tra i soggetti con una storia medica di intervento chirurgico di sostituzione valvolare. Considerando ciò, consigliamo cautela nel prescrivere questo farmaco", hanno chiosato gli esperti. I dettagli del case report “Two cases of linagliptin-associated bullous pemphigoid resulting in sepsis and endocarditis” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica BMJ Case Reports.

20 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views