837 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Diabete, farmaci ripristinano produzione di insulina in sole 48 ore: possibile svolta nelle terapie

Ricercatori australiani hanno dimostrato che due farmaci approvati contro il cancro sono in grado di trasformare le cellule duttali del pancreas in cellule β, iniziando a produrre produrre insulina in appena 48 ore. Possibile terapia rivoluzionaria per i pazienti con diabete di tipo 1 e di tipo 2 insulino-dipendenti.
A cura di Andrea Centini
837 CONDIVISIONI
Immagine

Due farmaci già approvati per combattere il cancro potrebbero rappresentare una svolta contro il diabete: queste piccole molecole, infatti, sono in grado di innescare la produzione insulina dalle cellule pancreatiche appena 48 ore dopo la somministrazione. Il loro “segreto” risiede nella capacità di trasformare le cellule progenitrici duttali del pancreas in surrogati delle cellule β, ovvero le cellule endocrine presenti nelle isole pancreatiche (isole di Langerhans) sensibili alla glicemia – i livelli di zucchero nel sangue – e deputate a produzione, stoccaggio e rilascio dell'insulina nell'organismo.

In parole semplici, le cellule duttali possono essere spinte a comportarsi come le cellule β, rispondendo al glucosio circolante e rilasciando insulina in base alle necessità. I due farmaci possono ripristinare la funzione perduta / compromessa della sintetizzazione di insulina a causa del diabete di tipo 1, che distrugge le cellule β attraverso un processo autoimmunitario (i linfociti T attaccano e uccidono le cellule delle isole pancreatiche). Ma non solo, questi farmaci possono rappresentare una soluzione preziosa anche per tutte quelle persone con diabete di tipo 2 dipendenti dalle iniezioni di insulina, una necessità che erode sensibilmente la qualità della vita.

A determinare che due farmaci anti cancro sono in grado di ripristinare la produzione di insulina a soli due giorni dalla somministrazione è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati del Baker Heart and Diabetes Institute di Melbourne, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di altri istituti, fra i quali Unità di immunologia e diabete – Istituto di ricerca medica di St Vincent; STEM College dell'Università RMIT; e Università Monash. I ricercatori, coordinati dal professor Assam El-Osta, docente presso il Program Epigenetics in Human Health and Disease, si sono concentrati su uno specifico enzima chiamato EZH2; si tratta di una metiltransferasi intimamente connessa alla crescita e allo sviluppo delle cellule. Utilizzando due farmaci chiamati GSK126 e Tazemetostat, già approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense contro tumori metastatici come il sarcoma epitelioide e il carcinoma mammario, i ricercatori hanno dimostrato che è possibile influenzare l'enzima EZH2 e modificare lo sviluppo delle cellule duttali progenitrici, le cellule rivestono i dotti pancreatici, responsabili del trasferimento del succo pancreatico al duodeno. Attraverso il trattamento queste cellule, note per la grande capacità di differenziazione, sviluppano funzioni simili a quelle delle cellule β, iniziando a rispondere ai livelli di glicemia e a produrre insulina. In pratica, vanno a sostituire le cellule β compromesse.

In test condotti su cellule in coltura, donate sia da pazienti con diabete di tipo 1 che da un soggetto sano, il professor El-Osta e colleghi hanno dimostrato che la stimolazione transitoria attraverso i due farmaci le cellule duttali progenitrici hanno iniziato a produrre insulina appena 48 ore dopo la somministrazione. Gli esperimenti sono stati condotti su cellule di un bambino di 7 anni e di un adulto di 61 anni con diabete di tipo 1, oltre che su quelle di un soggetto sano di 56 anni. GSK126 e Tazemetostat si sono sempre dimostrati efficaci nel favorire la produzione di insulina, indipendentemente dall'età. Come spiegato dagli autori dello studio, i farmaci attualmente disponibili per trattare il diabete aiutano a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, ma “non prevengono, arrestano o invertono la distruzione delle cellule che secernono insulina”, pertanto con questa nuova, potenziale terapia, si potrebbe raggiungere l'indipendenza dalle iniezioni di insulina.

“Consideriamo questo approccio rigenerativo un importante passo avanti verso lo sviluppo clinico”, ha dichiarato il professor El-Osta in un comunicato stampa, ma ci vorrà ancora diverso tempo prima di arrivare alla disponibilità della terapia. I dettagli della ricerca “EZH2 inhibitors promote β-like cell regeneration in young and adult type 1 diabetes donors” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Signal Transduction and Targeted Therapy del circuito Nature.

837 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views