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Farmaco anticancro può eliminare il virus dell’HIV latente: cosa significa e perché è rivoluzionario

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che il farmaco anti cancro Pembrolizumab può invertire la latenza del virus dell’HIV.
A cura di Andrea Centini
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Particelle del virus dell'HIV su cellule umane. Credit: NIAID
Particelle del virus dell'HIV su cellule umane. Credit: NIAID

Un farmaco contro il cancro ha la capacità di invertire la latenza del virus dell'HIV, ovvero la sua capacità di nascondersi e annidarsi nelle cellule umane. In questi serbatoi il virus integra il proprio materiale genetico con quello delle cellule, sfuggendo così ai radar del sistema immunitario e restando latente, pronto a riattivarsi come se ne presenta l'occasione. La latenza è considerata una delle “armi” più subdole del virus dell'HIV e una delle ragioni principali per cui le terapie antivirali non riescono a eradicarlo del tutto, così come ad oggi non sono stati sviluppati vaccini efficaci, sebbene proprio in questi giorni sono partite le prime inoculazioni del promettente vaccino anti HIV a mRNA di Moderna. In attesa di questo e altri vaccini potenzialmente efficaci, la scoperta di un farmaco anticancro in grado di strappare il virus dal suo “nascondiglio” e renderlo così attaccabile del sistema immunitario – e dagli antivirali – può un essere un passo in avanti significativo nella lotta all'infezione, che colpisce decine di milioni di persone nel mondo.

Il farmaco anticancro in questione è l'anticorpo monoclonale Pembrolizumab (nome commerciale Keytruda), un immunoterapico utilizzato con efficacia contro il melanoma, il linfoma di Hodgkin, alcune tipologie di cancro al seno, il cancro allo stomaco, il cancro della testa e del collo e altre neoplasie. A scoprire le sue potenzialità anche contro il virus dell'HIV è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity di Melbourne (Australia) e del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle (Stati Uniti), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del National Cancer Institute (NCI), del National Institutes of Health e National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), dell'Università di Montreal, dell'Università di Melbourne e di numerosi altri istituti.

Ma come funziona esattamente questo farmaco? In studi precedenti i ricercatori guidati dalla professoressa Sharon Lewin, esperta di malattie infettive presso l'istituto australiano, avevano innanzitutto dimostrato che il virus dell'HIV sfrutta determinati marcatori (come la proteina PD1) espressi dalle cellule immunitarie “esaurite” per nascondersi nei serbatoi e celarsi al sistema immunitario. Gli scienziati hanno successivamente determinato che il Pembrolizumab è in grado di invertire l'esaurimento delle cellule immunitarie bloccando i marcatori; in questo modo vengono risvegliati i linfociti T killer per combattere contro le cellule del cancro. Lewin e colleghi hanno così pensato che lo stesso principio potesse essere utilizzato per attivare anche i serbatoi in cui si annida il virus dell'HIV latente.

In un piccolo studio che ha coinvolto 32 pazienti – tutti sieropositivi e con una patologia oncologica – sono state condotte specifiche analisi del sangue prima e dopo il trattamento con il Pembrolizumab, per valutare quale concentrazione di materiale genetico del virus dell'HIV fosse rilevabile sia nelle cellule immunitarie che nel plasma. La professoressa Lewin e i colleghi hanno osservato che, dopo circa una settimana dal trattamento, una certa quantità di virus era stata costretta a uscire “dal letargo” e a replicarsi. In parole semplici, il virus dell'HIV era di nuovo un bersaglio in campo aperto che poteva essere potenzialmente colpito e neutralizzato dal sistema immunitario, oltre che dai farmaci antivirali. “In questo studio, siamo stati in grado di dimostrare che in una coorte di 32 persone malate di cancro che convivono anche con l'HIV, il pembrolizumab è stato in grado di perturbare il serbatoio dell'HIV, il che è un risultato molto entusiasmante”, ha dichiarato l'autrice principale dello studio in un comunicato stampa.

Va tenuto presente che in questo studio non è avvenuta l'eradicazione del virus dell'HIV, ma sono state gettate le basi per un processo farmacologico che potrebbe portare a questo risultato. Tuttavia i farmaci immunoterapici possono innescare significativi effetti collaterali e, come dichiarato dagli stessi studiosi, al giorno d'oggi le persone con HIV possono fare una vita normale convivendo col patogeno. Se in pazienti malati di cancro – un malattia che mette a repentaglio la loro vita – i rischi dell'immunoterapia sono ampiamente accettabili, per quelli con HIV sono invece tutti da valutare. Per questo dovranno essere condotti numerose altre indagini per comprendere appieno l'effettivo impatto del farmaco. I dettagli della ricerca “Pembrolizumab induces HIV latency reversal in people living with HIV and cancer on antiretroviral therapy” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Science Translational Medicine.

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