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Due bicchieri di vino al giorno possono ridurre il rischio di demenza, secondo uno studio

Un team di ricerca ha determinato che consumare circa 40 grammi di alcol al giorno è associato a un rischio ridotto del 38% di demenza negli over 60.
A cura di Andrea Centini
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Il consumo moderato di alcol è associato a un rischio ridotto di demenza, secondo un nuovo studio. Più nello specifico, chi beve un paio di bicchieri di vino al giorno (per un totale di 40 grammi di alcol) risulta avere una probabilità ridotta di demenza del 38 percento rispetto a chi è astemio. Questo è solo uno dei risultati più significativi emersi dalla ricerca che ha indagato sulla relazione tra il consumo di bevande alcoliche e la demenza, una condizione neurologica principalmente legata alla terza età caratterizzata da disturbi cognitivi, difficoltà nel linguaggio e nell'orientamento, problemi di memoria e così via. Il morbo di Alzheimer è la principale forma di demenza al mondo e colpisce circa 50 milioni di persone, un dato destinato praticamente a triplicare entro il 2050 a causa dell'invecchiamento della popolazione. Proprio per questo gli scienziati stanno studiando approfonditamente i fattori scatenanti in ottica preventiva.

A determinare che il consumo di alcol moderato può ridurre il rischio di Alzheimer è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani dell'Università del Nuovo Galles del Sud, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto di Neuropsichiatria del The Prince of Wales Hospital, del The Matilda Centre for Mental Health and Substance Use dell'Università di Sydney, del College di Medicina “Albert Einstein” dell'Università Yeshiva di New York, del Dipartimento di Psichiatria e Neuropsicologia dell'Università di Maastricht (Paesi Bassi) e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Louise Mewton, docente presso il Centre for Healthy Brain Ageing dell'ateneo australiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una meta-analisi sui dati di 15 studi prospettici (di coorte epidemiologica) condotti in tutto il mondo, per un totale di circa 25mila partecipanti over 60. L'età media era di 71,8 anni, circa il 60 percento era composto da donne e poco più della metà erano bevitori. All'inizio dello studio nessuno dei partecipanti era affetto da demenza, una condizione diagnosticata in 2.124 casi durante il periodo di follow-up (per un massimo di 40 anni).

La professoressa Mewton e i colleghi hanno ottenuto per ciascun partecipante il quantitativo di alcol consumato quotidianamente e hanno suddiviso la coorte in cinque gruppi distinti: astemi; bevitori occasionali (1,3 grammi di alcol al giorno); bevitori da leggeri a moderati (da 1,3 g a 25 g al giorno); bevitori da moderati a forti (da 25 g a 45 g al giorno) e forti bevitori (più di 45 g al giorno). Incrociando questi dati con quelli della demenza è emerso che i bevitori occasionali e leggeri / moderati avevano circa il 20 percento delle probabilità in meno di sviluppare la condizione rispetto agli astemi, mentre i bevitori moderati (40 grammi al giorno) avevano un rischio del 38 percento inferiore rispetto ai non bevitori. Questi ultimi risultavano avere addirittura 1/5 di rischio in più di demenza rispetto ai forti bevitori.

Alla luce di questi risultati i ricercatori ritengono che il consumo di alcol moderato possa fornire un certo "scudo" contro questa diffusa patologia, anche se va tenuto presente che si è trattato solo di uno studio di associazione, che non evidenzia rapporti di causa-effetto. Proprio per questo i risultati vanno presi con le pinze, anche alla luce dei molteplici rischi associati al consumo di alcol. Basti pensare che secondo una recente indagine pubblicata sull'autorevolissima ricerca The Lancet è stato dimostrato che i giovani non dovrebbero mai bere alcol, perché non esistono quantità sicure della sostanza. I dettagli della nuova ricerca “The relationship between alcohol use and dementia in adults aged more than 60 years: a combined analysis of prospective, individual-participant data from 15 international studies” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Addiction.

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