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Cambiamenti climatici

Crisi climatica, l’1% più ricco dell’umanità emette carbonio quanto 5 miliardi di persone

Secondo un nuovo rapporto di Oxfam i super ricchi, che rappresentano appena l’1 percento della popolazione mondiale, immettono carbonio in atmosfera quanto il 66 percento dell’umanità. In un anno le loro emissioni di CO2 sono superiori a quelle prodotte dall’intero traffico stradale sulla Terra.
A cura di Andrea Centini
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I ricchi immettono in atmosfera tanto carbonio quanto quello di 5 miliardi di persone. In altri termini, l'1 percento più ricco dell'umanità – pari a circa 77 milioni di persone – produce emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti pari a quelle prodotte dal 66 percento più povero. È il dato più scioccante emerso dal nuovo rapporto “Climate Equality: A Planet for the 99%” pubblicato il 20 novembre 2023 dall'ente di beneficenza britannico Oxfam, messo a punto in stretta collaborazione con gli scienziati dello Stockholm Environment Institute (SEI). La ricerca, in parole semplici, come spiegato in un comunicato stampa dell'organizzazione, valuta le emissioni in base ai consumi di varie classi di reddito, facendo emergere l'impatto estremo dei ricconi, “i cui stili di vita affamati di carbonio e gli investimenti in industrie inquinanti come i combustibili fossili stanno guidando il riscaldamento globale”. È bene sottolineare che nello studio vengono considerati ricchi i miliardari, i milionari e coloro che hanno un reddito annuo di almeno 140.000 dollari (128.000 euro al cambio attuale).

La disuguaglianza con il resto del mondo non solo è enorme, ma è anche alla base dell'ingiustizia climatica, considerando che i principali responsabili di queste emissioni sono anche quelli che ne subiscono meno le conseguenze, mentre le popolazioni più vulnerabili sono tra le principali vittime della crisi climatica che stiamo vivendo (e di certo non hanno contribuito a crearla dopo la rivoluzione industriale). Per fare un esempio banale, i ricconi possono ampiamente permettersi l'aria condizionata in qualunque stanza delle loro mega-proprietà, mentre all'esterno le temperature raggiungono record mai visti prima; d'altro canto una persona povera (ma non solo) ha molte meno probabilità di avere dei risparmi, un'assicurazione sanitaria o altre forme di tutela in grado di proteggerla dalle conseguenze più catastrofiche del cambiamento climatico, siano esse ondate di calore estremo, siccità, inondazioni e altri fenomeni atmosferici catalizzati in frequenza e intensità dalla “febbre del pianeta”.

Per rendersi conto dell'impatto degli stili di vita dei super ricchi, tra aerei privati, yacht giganteschi, super ville, turismo spaziale e altri lussi estremamente inquinanti, basti sapere che, secondo il rapporto di Oxfam, nel 2019 questi 77 milioni di individui hanno immesso in atmosfera il 16 percento del carbonio complessivo rilasciato nel corso dell'anno, pari a quasi 6 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. Il dato è superiore a quello delle emissioni totale di tutte le automobili e degli altri veicoli del traffico stradale. Se estendiamo il dato dall'1 percento al 10 percento della popolazione più ricca dell'umanità, il computo delle emissioni balza dal 16 percento al 50 percento di quelle complessive. Secondo Oxfam, affinché un individuo appartenente al 99 percento della popolazione più povera possa produrre tanto carbonio quanto quello prodotto da uno dei super ricchi dell'1 percento, dovrebbero trascorrere ben 1.500 anni.

“I super-ricchi stanno saccheggiando e inquinando il pianeta fino al punto di distruggerlo e sono coloro che meno possono permetterselo che stanno pagando il prezzo più alto. L’enorme portata della disuguaglianza climatica rivelata nel rapporto evidenzia come le due crisi siano inestricabilmente legate – alimentandosi a vicenda – e l’urgente necessità di garantire che i crescenti costi del cambiamento climatico ricadano su coloro che sono più responsabili e in grado di pagare”, ha dichiarato la dottoressa Chiara Liguori, Senior Climate Justice Policy Advisor presso Oxfam.

In base alla ricerca si prevede anche che le emissioni di carbonio dei ricconi saranno ben 22 volte superiori “al livello compatibile con l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi nel 2030”, mentre quelle della metà della popolazione mondiale più povera “sono destinate a restare a un quinto del livello compatibile di 1,5°C”. Un riscaldamento di 1,5 °C è considerato la soglia limite da non superare per non andare incontro alle conseguenze più gravi e irreversibili della crisi climatica, ma al momento, secondo recenti studi, non solo dovremmo raggiungerlo già entro il 2029, ma di questo passo nel 2100 ci troveremmo con una temperatura media globale di ben 2,7°C superiore rispetto all'epoca preindustriale. È un dato semplicemente spaventoso, con conseguenze tali da mettere a repentaglio la nostra stessa civiltà.

A rendere ancor più drammatico il rapporto di Oxfam vi è anche il numero di morti causato dalle emissioni estreme dei super ricchi, calcolato in 1,3 milioni. La cifra si basa sul cosiddetto “costo di mortalità”, una formula utilizzata da numerosi enti che prevede 226 morti in eccesso per ogni milione di tonnellate di carbonio immesso in atmosfera. E sebbene ormai è acclarato che a guidare il riscaldamento globale vi sono le attività antropiche legate ai combustibili fossili, la produzione di questi ultimi sta raddoppiando invece di frenare. Una delle ragioni risiede anche nel fatto che molti super ricchi ricoprono ruoli di potere, hanno una forte influenza mediatica – ad esempio attraverso i social network – e interessi a mantenere lo status quo. Basti sapere che, come riferito dal Guardian, un membro del Congresso statunitense su quattro possiede azioni in società di combustibili fossili, “per un valore totale compreso tra 33 e 93 milioni di dollari”. Non c'è da stupirsi che molti politici continuino a irrorare di fondi le industrie legate ai combustibili fossili. Nel rapporto del 2022 era stato rilevato che 125 miliardari con partecipazioni per 2,4 trilioni di dollari in circa 200 società sono responsabili di quasi 400 milioni di tonnellate di CO2e (equivalenti) immesse ogni anno in atmosfera. Sono emissioni paragonabili a quelle di un grande Paese industrializzato come la Francia.

Dunque, cosa fare per evitare che i super-ricchi finiscano di distruggere l'abitabilità del nostro pianeta con la loro colossale impronta di carbonio? Secondo Oxfam dovrebbero i loro patrimoni dovrebbero essere tassati in modo estremo proprio per compensare i danni che stanno facendo, trasformando questi fondi in azioni concrete per favorire la transizione ecologica e abbattere le emissioni. “I governi di tutto il mondo, incluso il Regno Unito, devono affrontare la duplice crisi della disuguaglianza e del cambiamento climatico, prendendo di mira le emissioni eccessive dei super-ricchi tassandoli di più”, spiega la dottoressa Liguori. “Ciò consentirebbe di raccogliere le entrate tanto necessarie che potrebbero essere destinate a una serie di esigenze vitali di spesa sociale, compreso un passaggio equo all’energia pulita e rinnovabile, nonché l’adempimento dei nostri impegni internazionali a sostegno delle comunità che stanno già sopportando il peso della crisi climatica”, ha chiosato l'esperta. Il rapporto è stato pubblicato pochi giorni prima dell'inizio della COP28, nella speranza che le coscienze dei decisori politici possano essere smosse e arrivare a prendere le decisioni necessarie per scongiurare l'apocalisse climatica.

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