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Che cos’è la terapia citoriduttiva a cui è sottoposto Berlusconi, malato di leucemia

Silvio Berlusconi è stato sottoposto a un trattamento di terapia citoriduttiva per contrastare la leucemia di cui è affetto. Ecco come agisce e quali farmaci si usano.
A cura di Andrea Centini
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La terapia citoriduttiva è un trattamento basato su farmaci principalmente utilizzato per contrastare neoplasie mieloproliferative (MPN) e patologie affini, ovvero tumori del midollo osseo e del sangue nei quali sussiste una produzione anomala di globuli bianchi, piastrine e globuli rossi. Fra esse figura anche la leucemia mielomonocitica cronica (LMMC), la rara forma di leucemia che ha colpito Silvio Berlusconi.

L'ex premier e presidente di Forza Italia è sottoposto a terapia citoriduttiva per contenere un'iperleucocitosi patologica, ovvero l'anormale produzione di leucociti o globuli bianchi. Si tratta di un trattamento terapeutico non risolutivo, ciò significa che non è una vera e propria cura, ma un metodo per “tenere a bada” la proliferazione anomala delle cellule immature, siano esse globuli bianchi, globuli rossi o piastrine, in base alla malattia scatenante.

Il trattamento di elezione e potenzialmente risolutivo per queste malattie oncologiche è il trapianto di midollo osseo / staminali, tuttavia esso non è applicabile a chiunque, come ad esempio agli anziani e ai pazienti fragili. La ragione è semplice: i rischi, alla stregua dello sviluppo di gravi infezioni per la soppressione del sistema immunitario, sono ben superiori ai vantaggi che si otterrebbero.

La terapia citoriduttiva in caso di leucemia mielomonocitica cronica

La leucemia mielomonocitica cronica (LMMC) di cui soffre Berlusconi è una malattia rara con “caratteristiche intermedie tra le sindromi mielodisplastiche e le neoplasie mieloproliferative croniche”, come spiegato sul portale dell'Osservatorio Malattie Rare dal professor Marco Vignetti, ematologo e vicepresidente dell'Associazione Italiana Leucemie (AIL). Il medico sottolinea che non esistono terapie in grado di guarire in modo definitivo la patologia, ma sono disponibili “protocolli chemioterapici per controllarne la progressione”. La terapia citoriduttiva serve proprio a questo, cioè a tenere sotto controllo la proliferazione dei globuli bianchi (iperleucocitori patologica) innescata dalla neoplasia.

Queste cellule ematopoietiche in rapida moltiplicazione non sono funzionanti perché immature; il loro sviluppo è infatti incompleto a causa delle mutazioni genetiche che innescano la malattia, ciò nonostante si accumulano in gran numero nel flusso sanguigno e nel midollo osseo.  A causa di ciò danneggiano l'organismo in due modi: innanzitutto non sono efficaci nel compiere il proprio dovere – i globuli bianchi, ad esempio, ci proteggono dalle infezioni di virus e batteri; in secondo luogo occupano fisicamente il posto degli elementi corpuscolari del sangue sani e utili. La terapia citoriduttiva, pertanto, ha un doppio beneficio: riduce il numero dei globuli bianchi anomali e “fa spazio” a quelli sani, così come libera posto per i globuli rossi e le piastrine. Esistono altre tecniche per rimuovere cellule del sangue, come la flebotomia e l'aferesi, ma non sono considerate una terapia citoriduttiva.

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L'uso di idrossiurea e interferone per la terapia citoriduttiva

Come spiegato dal professor Andrew Kukyendall, docente di scienze oncologiche presso l'Università della Florida del Sud, i farmaci più comuni impiegati nella terapia citoriduttiva sono quattro: interferone; idrossiurea (o idrossicarbamide ); Ruxolitinib; e Anagrelide. Gli interferoni sono proteine prodotte naturalmente dalle cellule immunitarie e svolgono un ruolo preziosissimo nell'inibire la replicazione / diffusione virale, nel rafforzare la risposta immunitaria e anche nel contrastare la proliferazione delle cellule tumorali. Possono essere anche sviluppate in laboratorio per ottenere mix specifici racchiusi in un potente farmaco. In parole semplici, la terapia a base di interferoni attiva il sistema immunitario per colpire e distruggere le cellule indesiderate, come i leucociti anomali sprigionati dalla leucemia mielomonocitica cronica. In passato questi farmaci determinavano un calo significativo delle cellule del sangue, ma le nuove formulazioni sono più sicure ed efficaci e riescono a contenere le cellule malate senza abbattere quelle sane. Gli interferoni vengono somministrati tramite iniezione.

Analogamente agli interferoni, l'idrossiurea – un chemioterapico disponibile in capsule – è un farmaco in grado di ridurre tutte le cellule prodotte dal midollo osseo, per questo in genere viene somministrato a basso dosaggio. La sua capacità deriva dal fatto che è un inibitore della sintesi del DNA, grazie al gruppo idrossilamminico che interferisce con determinati enzimi. Tra gli effetti collaterali vi sono proprio leucopenia, anemia e trombocitopenia, ovvero carenze degli elementi corpuscolari del sangue, oltre a rischio di infezioni e sanguinamento. L'idrossiurea ha inoltre dimostrato di ridurre il rischio di coaguli di sangue in pazienti affetti da trombocitemia essenziale (ET) – per la quale è uno dei farmaci raccomandati – e policitemia vera (PV).

Il Ruxolitinib è tecnicamente un inibitore della Janus chinasi (JAK) e ha la medesima funzione idrossiurea; in alcuni casi viene impiegato quando quest'ultima non offre i benefici sperati. L'anagrelide, anch'essa somministrata in capsule, è utilizzata espressamente per la riduzione delle piastrine. Anche il Busulfan può essere impiegato nella terapia citoriduttiva. Generalmente questi farmaci possono essere utilizzati per trattare neoplasie mieloproliferative alla stregua della policitemia vera (PV), della trombocitemia essenziale (ET), della mielofibrosi primaria e della leucemia mieloide cronica, così come la leucemia mielomonocitica cronica (LMMC) di cui è affetto Berlusconi. Non è noto con quali farmaci viene trattato l'ex premier. L'Associazione Italiana Leucemie (AIL) spiega che, nel caso della trombocitemia essenziale, la terapia citoriduttiva "consiste nell’idrossiurea o, per i pazienti più giovani, nell’interferone", mentre "nei pazienti che non ottengono benefici con l’idrossiurea può anche essere impiegato l’anagrelide, farmaco che riduce la produzione di piastrine agendo sulla maturazione dei loro precursori".

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