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Cambiamenti climatici

Aumento senza precedenti della temperatura degli oceani da 40 giorni: esperti preoccupati

Da metà marzo, cioè da circa 40 giorni consecutivi, la temperatura media degli oceani e dei mari è la più calda mai registrata da quando se ne tiene traccia. Il fenomeno non è legato al El Nino e sta preoccupando gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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L'aumento anomalo della temperatura degli oceani. Credit: Maine Climate Office – Climate Change Institute dell'Università del Maine
L'aumento anomalo della temperatura degli oceani. Credit: Maine Climate Office – Climate Change Institute dell'Università del Maine
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La temperatura media degli oceani inizia a preoccupare seriamente gli esperti. Da oltre un mese, infatti, essa risulta più calda di qualunque altro periodo dell'anno degli ultimi 42 anni, ovvero da quando viene tenuta traccia della temperatura globale attraverso boe, stazioni meteorologiche, navi, satelliti e altra strumentazione scientifica. È un incremento anomalo e senza precedenti per il quale non vi è ancora una spiegazione scientifica; ciò che è certo è che ci troviamo innanzi a uno scenario inedito, con effetti assolutamente da non sottovalutare. È tuttavia evidente che a “far bollire” gli oceani e i mari di tutto il mondo – Mar Mediterraneo compreso, dove ad aprile 2023 è stato toccato il record di + 3° C rispetto alla media storica – vi sia l'impatto dei cambiamenti climatici catalizzati dalle emissioni di CO2 (anidride carbonica), CH4 (metano) e altri gas a effetto serraclimateranti – derivati dalle attività umane.

Gli oceani e i mari del nostro pianeta fino ad oggi ci hanno protetti – a carissimo prezzo – dalle conseguenze più drammatiche del riscaldamento globale, assorbendo oltre il 90 percento del calore in eccesso bloccato in atmosfera a causa dei gas serra: “Se l'oceano non ci avesse fornito questo servizio, e quel calore fosse andato nei primi 10 chilometri della nostra atmosfera, la temperatura del nostro pianeta sarebbe di 36° C superiore”, ha spiegato a Fanpage.it la biologa marina e divulgatrice scientifica Mariasole Bianco. Ma la capacità di assorbire questo calore in eccesso da parte degli oceani non è infinita e gli esperti temono che si possa raggiungere presto questo limite, anche se non vi sono prove che il repentino e drammatico aumento delle ultime settimane possa essere legato a questo fattore.

Sicuramente non sta contribuendo all'aumento anomalo il fenomeno climatico conosciuto come El Niño-Oscillazione Meridionale o ENSO, che ogni 5 – 7 anni determina un significativo riscaldamento delle acque dell'Oceano Pacifico (con un impatto sul clima globale). Sebbene secondo gli esperti gli effetti del suo fenomeno opposto e raffreddante (La Nina) siano infatti appena giunti al termine, non c'è stato ancora il "passaggio di testimone" tra le due oscillazioni. “Questo è un grattacapo per gli scienziati. Il fatto che (l'oceano) si stia riscaldando così tanto è una vera sorpresa e molto preoccupante. Potrebbe essere un picco estremo di breve durata, o potrebbe essere l'inizio di qualcosa di molto più serio”, ha dichiarato al quotidiano britannico The Guardian il professor del Mike Meredith del British Antarctic Survey. A mostrare quanto è preoccupante la situazione vi è la mappa dinamica sviluppata dal Maine Climate Office – Climate Change Institute dell'Università del Maine, basata sui dati dell'Optimum Interpolation Sea Surface Temperature (OISST) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l'agenzia federale statunitense deputata allo studio dei fenomeni atmosferici e oceanici.

Credit: Maine Climate Office – Climate Change Institute dell'Università del Maine
Credit: Maine Climate Office – Climate Change Institute dell'Università del Maine

Dal 1 al 5 aprile 2023 la temperatura media degli oceani ha toccato il nuovo record assoluto (21,1° C), un picco mai raggiunto prima. Tra il 12 marzo 2023 e il 24 aprile la temperatura non è mai scesa al di sotto dei 20° C, il picco massimo precedente raggiunto nel 2016. Ciò sta segnando il periodo di anomalia più lungo dal 1981 ad oggi. Solo 40 anni fa la temperatura media della superficie di oceani e mari era di 1° C inferiore a quella odierna: potrebbe apparire un piccolo balzo, ma per aumentare di 1° C in pochi decenni la temperatura di una massa d'acqua così immensa richiede una quantità di energia mostruosa, proprio quella che noi continuiamo a vomitare in atmosfera con le nostre emissioni scriteriate.

Le conseguenze di questo anomalo incremento possono essere significative. L'acqua più calda occupa innanzitutto un volume maggiore di quella fredda, catalizzando l'innalzamento del livello del mare di concerto con lo scioglimento dei ghiacci (più l'acqua è calda, naturalmente, più veloce è questo processo). Ciò favorisce alluvioni e mareggiate – bastano pochi centimetri in più – ma in futuro, quando i centimetri diventeranno decimetri e metri, si verificherà anche la sommersione di intere fasce costiere, metropoli e isole che attualmente si trovano sul livello del mare. Le Maldive ne sono ben consapevoli. Si ritiene che l'innalzamento del livello del mare innescherà tra le più colossali migrazioni di massa nella storia dell'umanità, a causa della scomparsa di intere terre emerse. Il rischio sono guerre per territori e risorse sempre più scarsi per sostenere la popolazione mondiale.

Un oceano più caldo vuol dire inoltre fenomeni atmosferici violenti più frequenti e intensi, come uragani e trombe d'aria. Ma ci sono impatti significativi soprattutto per gli ecosistemi marini: modifiche alle correnti oceaniche e relativa disponibilità di nutrimento per le creature marine; alterazioni delle migrazioni; sbiancamento delle barriere coralline; crollo degli stock ittici e molto altro ancora. Per tutto questo l'anomalia riscontrata negli ultimi giorni rappresenta un campanello d'allarme da non sottovalutare.

“Il tasso di aumento della temperatura è più forte di quanto previsto dai modelli climatici. Il motivo di preoccupazione è che se continua così, questo sarà ben al di sopra della curva climatica prevista per l'oceano. Ma non sappiamo ancora se accadrà”, ha affermato il professor Meredith. “L'attuale traiettoria sembra essere uscita dalle classifiche, battendo i record precedenti”, gli ha fatto eco il climatologo Matthew England, docente presso l'Università del Nuovo Galles del Sud. Questi dati dovrebbero far riflettere chiunque sull'importanza della lotta alla crisi climatica, la principale minaccia esistenziale per l'intera umanità, più di pandemie, guerre e altre catastrofi che continuiamo a provocare con le nostre stesse mani.

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