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Anche i dinosauri tossivano e starnutivano: la scoperta in un fossile

Dalle analisi del fossile di un dinosauro sauropode è stato scoperto che il rettile soffriva di una severa infezione respiratoria, simile all’influenza.
A cura di Andrea Centini
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Un'illustrazione di Dolly che starnutisce. Credit: Woodruff, et al. (2022) and Corbin Rainbolt.
Un'illustrazione di Dolly che starnutisce. Credit: Woodruff, et al. (2022) and Corbin Rainbolt.

Per la prima volta è stato scoperto un fossile di dinosauro con i segni di un'infezione respiratoria, molto simile a una severa influenza. La malattia sperimentata dallo sfortunato rettile estinto, un gigantesco sauropode che gli scienziati hanno chiamato Dolly, fu talmente aggressiva che molto probabilmente ne causò la morte, direttamente o indirettamente. Immaginate un gigantesco “collo lungo” che circa 150 milioni di anni fa, nel cuore del Giurassico, starnutiva, tossiva, aveva febbre, mal di testa e provava tutti gli altri sintomi che sviluppiamo anche noi quando prendiamo un'influenza. Gli uccelli, particolarmente esposti al rischio di infezioni respiratorie, si ammalano esattamente come noi e non è inverosimile pensare che anche i dinosauri – loro parenti – sviluppassero la medesima condizione. Ma come hanno fatto i paleontologi a scoprire un'infezione respiratoria in un fossile?

Credit: Woodruff, et al. (2022)
Credit: Woodruff, et al. (2022)

Tutto iniziò nel 1990, nel Montana, quando i ricercatori trovarono il cranio e alcune vertebre di un dinosauro sconosciuto appartenente alla famiglia dei diplodocidi, grandi sauropodi vissuti tra circa 200 e 145 milioni di anni fa. Il fossile – denominato MOR 7029 – fu portato al Museo delle Montagne Rocciose, dove rimase in un cassetto per oltre un decennio, fino a quando lo scienziato Cary Woodruff, direttore della sezione di Paleontologia presso il Great Plains Dinosaur Museum di Malta (Montana), non ha iniziato a studiarlo alacremente. L'esperto tornò anche al sito dove furono trovati i primi resti, recuperando tutti i "pezzi" disponibili dell'esemplare. Dalle analisi dei reperti si accorse subito di strane formazioni patologiche nelle vertebre del collo, probabilmente derivate dall'aggravamento di una aerosacculite, un'infezione delle sacche aeree che gli uccelli hanno nel sistema respiratorio e che verosimilmente erano presenti anche nei dinosauri (anche se i sauropodi non sono dinosauri aviani, dunque hanno un grado di parentela inferiore).

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I segni delle infezioni sono stati trovati a livello del pleurocele, ovvero di fori presenti ai lati della testa che collegano il tessuto respiratorio con le vertebre del collo. Nel pleurocele di tre vertebre, attraverso la tomografia ai raggi X, il professor Woodruff e i suoi colleghi hanno identificato delle strutture ruvide, increspate, “simili ai fiorellini dei broccoli” come dichiarato a LiveScience, molto probabilmente scatenate dalla grave infezione respiratoria che dalle sacche aeree si stava diffondendo alle ossa.

Credit: Woodruff, et al. (2022)
Credit: Woodruff, et al. (2022)

Ma da quale agente patogeno è stato infettato Dolly? Le infezioni respiratorie possono essere provocate da virus – come quelli dell'influenza e il coronavirus SARS-CoV-2 responsabile della pandemia di COVID-19 -, da batteri, funghi e altri parassiti. Analizzando le lesioni provocate da questi patogeni negli uccelli e nei rettili moderni, i ricercatori hanno determinato che molto probabilmente l'agente che ha provocato la malattia del dinosauro è stato un fungo, l'Aspergillus che provoca aspergillosi. È una malattia respiratoria piuttosto diffusa negli uccelli – letale se non trattata – e molto probabilmente colpiva anche i dinosauri. Come indicato, non è chiaro se Dolly sia morto direttamente a causa dell'infezione, ma gli studiosi ritengono che fosse debilitato a tal punto da allontanarsi dal suo branco e rimanere facile vittima dei predatori. Morì a un'età compresa tra i 15 e i 20 anni. I dettagli della ricerca “The first occurrence of an avian-style respiratory infection in a non-avian dinosaur” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Scientific Reports.

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