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Cambiamenti climatici

Allarmi continui sulla Vespa orientalis, esperto: “Pazzia collettiva, perso contatto con la natura”

Gli avvistamenti di nidi di Vespa orientalis e i video con le gesta dei disinfestatori continuano a rimbalzare sui social network, anche nel mese di novembre. Spesso i post virali sono accompagnati da allarmismo e sensazionalismo, che non fanno altro che alimentare disinformazione e paura ingiustificata. Per fare chiarezza su questi insetti Fanpage.it ha contattato l’entomologo Paolo Fontana.
Intervista a Paolo Fontana
Entomologo esperto di apidologia e Presidente della World Biodiversity Associaton (WBA)
A cura di Andrea Centini
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Vespa orientale. Credit: MattiPaavola
Vespa orientale. Credit: MattiPaavola
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Tra gli animali che negli ultimi anni sono balzati più spesso agli onori della cronaca nazionale – e sulle bacheche dei social network – vi è sicuramente la vespa orientale (Vespa orientalis), una delle tre specie di calabroni presenti in Italia. Le altre due sono il calabrone europeo (Vespa crabro) e il famigerato calabrone asiatico o calabrone dalle zampe gialle (Vespa velutina), quest'ultimo unico vero alieno (è originario del Sud Est asiatico) del trittico. Vespa orientalis è stata recentemente menzionata soprattutto per la diffusione nelle aree di Roma e Napoli, con presunti nidi record da centinaia di esemplari eliminati dalle abitazioni grazie all'intervento dei disinfestatori.

A sinistra un nido di vespe orientali a Scisciano. A destra un esemplare a Fuorigrotta
A sinistra un nido di vespe orientali a Scisciano. A destra un esemplare a Fuorigrotta

La specie, del resto, fino a non molto tempo fa era "confinata" nelle regioni meridionali del Bel Paese, ma, come specificato recentemente dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), sta espandendo il suo areale di distribuzione verso nord probabilmente a causa del clima più mite. In molti sono rimasti colpiti anche dal fatto che questi insetti imenotteri sono attivi e presenti in città anche a metà novembre, in autunno inoltrato. Il consiglio degli esperti, nel caso in cui si dovesse trovare un nido a casa, è sempre lo stesso: contattare le autorità locali competenti o un'azienda specializzata in disinfestazione. A causa dell'elevata viralità dell'argomento, da tempo c'è un flusso continuo di post e articoli su questi insetti, spesso conditi da esagerazioni, sensazionalismo, allarmismo e vera e propria disinformazione. Per fare chiarezza Fanpage.it ha contattato il dottor Paolo Fontana, entomologo esperto di apidologia e Presidente della World Biodiversity Associaton (WBA). Ecco cosa ci ha raccontato.

Dottor Fontana, continuano a susseguirsi notizie di avvistamenti di Vespa orientalis nelle grandi città del Centro Sud come Roma e Napoli, con segnalazioni di "nidi enormi abitati da centinaia di insetti". I post dei disinfestatori sono seguitissimi e rilanciati dalle testate giornalistiche. C'è anche lo stupore per il fatto che i calabroni sono attivi in questa stagione. Cosa può dirci al riguardo? C'entra il cambiamento climatico?

Intanto mi permetta di togliermi un sassolino dalla scarpa. Smettiamola di dare i numeri. È una cosa intollerabile. Seicento calabroni, 10.000 api. O li avete contati, o non date numeri a caso. Io lo capisco eh, sono stato recentemente a Roma e in alcune situazioni di vespe orientalis ce ne sono. Questa specie è sicuramente avvantaggiata dalle temperature alte. Che sia cambiamento climatico, che siano cicli o quello che si vuole, però credo sia indubbio che si stanno registrando temperature alte in questi anni. Questa è una specie particolarmente termofila che si avvantaggia delle temperature calde.

Il ciclo di sviluppo di vespe e calabroni è di per sé molto semplice e lineare. Delle femmine che si sono fecondate nella stagione precedente, a inizio primavera iniziano a costruirsi da sole un piccolo nido e, se ce la fanno, le figlie che avranno ottenuto le aiuteranno a ingrandire quel nido – in alcune specie – o a costruire un altro nido molto più grosso. La colonia andrà avanti moltiplicandosi. Poi a un certo punto della stagione vengono allevate non delle femmine destinate a fare le operaie, ma degli individui femmine e maschi destinati ad accoppiarsi. I maschi dopo l'accoppiamento muoiono e le femmine fecondate continueranno a stare nel nido, fin quando non collasserà perché la vecchia fondatrice e le operaie muoiono, perché non hanno la possibilità di sopravvivere all'inverno. Queste altre regine, da sole o in gruppetti come fanno alcune vespine, svernano per poi ricominciare.

Dove emergono i potenziali problemi da questo ciclo?

Il problema è questo: quando termina l'attività del nido originario? Quando le temperature calano e quando la shelf life di questi animali è giunta al termine. Generalmente, in natura, siccome questi sono insetti predatori, con l'arrivo dell'autunno la mancanza di insetti prede e l'abbassamento delle temperature determinano la loro morte. Nelle città dove le fonti di cibo e il riscaldamento sono maggiori – le temperature interne nelle grandi città sono sempre maggiori alle aree rurali – c'è un allungamento di questo ciclo. Negli ultimi anni si sta praticamente assistendo al protrarsi di questi cicli di sviluppo. Quindi è una situazione abbastanza normale. Detto questo finisce il lavoro dell'entomologo e poi dovrebbe iniziare quello del sociologo.

Ovvero?

Ci sono due problemi in ballo che dovrebbero interessare i sociologi, forse anche gli psicologi, se non gli psichiatri. Uno è che la maggior parte degli esseri umani urbanizzati ha perso il contatto con la natura. Tutto è mostruoso, tutto è pericoloso, tutto è foriero di disastri assoluti, tutto è terrificante, killer, bestiale, assassino. C'è una vespa? ‘Oddio! La vespa killer! Quella mi sta puntando e vuole uccidermi. Ha capito che io sono allergico, o lo spera, e vuole pungermi per ammazzarmi!'. Non è così, non è così. Io sono stato a Roma la settimana scorsa e sopra al terrazzo di un grosso palazzo di cinque piani c'erano sicuramente dei nidi. Bisogna stare un po' attenti a prendere una boccata d'aria, a fumare una sigaretta o a mangiare un panino perché c'è un bel giro di vespe orientalis. Questo, per una persona normale, oggi è diventato un dramma. Pensiamo anche al nostro rapporto con le mosche. Noi abbiamo una mosca in casa e diventiamo nervosi. Ci dà fastidio. Cominciamo subito a pensare ‘trasferirà sui nostri cibi un batterio mortale' eccetera. Una volta convivevamo con le mosche. Ancora oggi certe popolazioni mentre mangiano hanno il piatto ricoperto da mosche e se ne mangiano una è bistecca in più. Noi invece abbiamo un distacco totale dalla natura. Il secondo aspetto ‘psicodrammatico' è quello dei social. Io non posso avere nel mio palazzo un nido di Vespa orientalis, devo avere il più grosso mai trovato, devono esserci dentro 100.000 vespe. Deve essere sempre la coppa del mondo di vespe orientalis. Io non posso fare una foto di un animale e metterne in luce gli aspetti naturalistici, estetici eccetera, devo creare un evento di cronaca nera. C'è un gioco al massacro.

Che effettivamente va avanti da qualche anno

È un trend che sta impazzendo. Quindici giorni fa sono stato intervistato da un giornalista di un giornale online locale e mi diceva che in un comune limitrofo al mio c'è un grandissimo allarme, perché ci sono calabroni dappertutto. Dalle mie parti quest'anno ce ne sono stati molti, ma molti meno rispetto all'anno scorso.

Cosa può dirci sulla diffusione della Vespa orientalis?

Tornando a fare l'entomologo, la vespa orientale nella nostra Penisola si sta diffondendo sia autonomamente da Sud verso Nord, proprio perché queste femmine fondatrici si spostano dall'area di origine, sia in maniera cosiddetta artificiale.

Vespa orientalis. Credit: pixabay
Vespa orientalis. Credit: pixabay

Ci spieghi

A differenza delle api che si moltiplicano solo in sciami, in gruppo – ci vuole una regina e almeno 5.000 api per creare una nuova colonia – basta che una femmina passi a svernare su uno di quei pellet di legna o dentro al materiale edile, che poi viene caricato su un camion e viene portato da sud a nord, o da nord a sud o al di là e di là del mare. Stiamo per pubblicare un dato di un trasferimento probabilmente avvenuto via mare attraverso l'Adriatico. Naturalmente questi spostamenti avvenivano lo stesso in passato, ma le condizioni climatiche non permettevano l'acclimatarsi di queste specie, perché una specie che ama il caldo, da un Paese caldo, da un luogo caldo della nostra Penisola, quando viene portata in un luogo più freddo non ce la fa. Ci prova, ma poi non succede niente. Adesso con l'innalzamento delle temperature che stiamo registrando questi spostamenti vanno a buon fine, e quindi la specie va a diffondersi. Cosa fanno i calabroni? Sono predatori. Sono organismi importanti. Sono come il lupo, che è fondamentale per la conservazione degli equilibri naturali. Ma in questi equilibri naturali, l'uomo riesce a trovare il suo posto? C'è il famoso libro “Il posto dell'uomo nella natura”. Oggi non riesce più a trovarlo.

Ma a causa del caldo anomalo e dei trasferimenti continui, queste vespe orientali alcuni problemi possono causarli

Ci sono, basta parlare con gli apicoltori di Ischia, della Campania, di alcune parti del Lazio, di Trieste, dove la specie è risalita dalla Penisola Balcanica. Sono un problema reale per l'apicoltura. Saranno un problema reale anche per le altre api che queste predano. Però il reale impatto negli ambienti naturali e sull'apicoltura non è strettamente correlato all'impatto sull'opinione pubblica e sulla percezione di questo problema. Non so se mi spiego.

È chiarissimo. Disinformazione e allarmismo poi non aiutano

Più che disinformazione c'è troppa informazione sensazionalistica. Ci sono problemi che si connettono fra di loro. Oltre al riscaldamento pensiamo alla gestione dei rifiuti. Quanto cibo trovano queste vespe in posti dove ci sono cestini abbandonati, cassonetti aperti con mezzi panini, tranci di salmone. Io mi ricordo che due anni fa a Roma, mentre passeggiavo, ho visto un cassonetto aperto vicino a un ristorante dove erano state buttati dei pezzi di salmone, che i gabbiani avevano tirato fuori. Oltre ai gabbiani su quelle robe lì mangiano anche vespe e calabroni. Le fonti alimentari, i siti di nidificazione, le temperature più alte delle aree urbane sono veramente il Bengodi per questi animali. E soprattutto sono il luogo dove vivono persone che hanno perso il contatto con la natura. Questo mix incredibile crea questa pazzia collettiva.

Nido di Vespa orientalis
Nido di Vespa orientalis

Al di là dei molteplici avvistamenti di vespe orientalis, per la provincia Napoli alcuni hanno parlato anche di "molte segnalazioni" di Vespa velutina. Ma da quel che sappiamo noi questa specie è (ancora) confinata nelle regioni del Nord. Ce lo conferma?

È scesa fino in Toscana e sono stati segnalati i primi nidi nel torinese. Anche quest'anno sono stati trovati uno o più nidi nel Veneto. Certamente sono specie che tendono a slanciarsi al di fuori dell'areale più confortevole. Però diciamo che le aree dove la Vespa velutina fa veramente dei massacri sono aziende apistiche e centri apiari in Liguria, nello spezzino. Poi purtroppo questo sensazionalismo non è mai corredato da degli studi. Si crea l'evento. Io capisco che tutti hanno bisogno di visibilità a questo mondo. Ogni disinfestatore, ogni apicoltore che viene chiamato a distruggere un nido fa il suo bel post, fa le sue belle immagini del “nido più grande mai trovato”. Sono come medaglie che uno si mette per aver eliminato questo o quest'altro nido. Però non vedo per esempio dal punto di vista della politica che ci siano degli interventi reali. Ci sono dei gruppi di entomologi e studiosi straordinari, penso al CREA di Bologna e a tanti centri universitari che stanno studiando il problema. Questi gruppi non ricevono una sovvenzione, un'indicazione per dei finanziamenti per fare degli studi concreti, per valutare scientificamente il problema e poi trovare scientificamente delle soluzioni. Non c'è nessuna correlazione perché poi finisce tutto nella bolla sensazionalistica.

A tal proposito alcuni hanno affermato che la Vespa orientalis è alloctona, mentre a esserlo effettivamente è la Vespa velutina. Questa sì specie aliena

Un paio di mesi fa ho pubblicato un articolo su l'Apicoltore Italiano dove parlo delle specie aliene e delle api. Io ho definito la Vespa orientalis un “alieno di casa nostra”. Una specie aliena ha tutta una sua legislazione comunitaria, italiana, per cui ci sono in teoria dei fondi, delle procedure da seguire. Mentre una specie che diffonde il suo areale, come succede in Italia da Sud a Nord, non è considerata specie aliena. Però la Vespa orientalis, se arrivasse in Veneto, lì è una specie aliena o cosa? Anche questo è da valutare. Ci sono tante specie che stanno cambiando e modificando la loro distribuzione e anche la loro pericolosità.

Per quale motivo stanno diventando più pericolose?

Uno degli effetti del cosiddetto riscaldamento globale sugli insetti è che questi diventano spesso più grossi, fanno più cicli, riescono a svilupparsi in maniera molto maggiore. E quindi possono creare delle problematiche. All'agricoltura, all'apicoltura, alla zootecnia, alla sicurezza e alla salute pubblica. Questa classificazione alieni / autoctoni è un po' rigida secondo me. E invece bisognerebbe considerare i problemi in modo più puntuale e realistico. C'è una cavalletta tipica del centro-sud Italia, una grossa cavalletta – il Decticus albfrons, una delle più grosse italiane – che è in grado anche di fare pullulazioni, sono stati segnalati sciami, danni alla cerealicoltura anche nel passato recente. Si è diffusa a Nord. Nell'800 in Veneto c'era una segnalazione per la costa, adesso è presente in quasi tutto il Veneto. Sono specie autoctone che si stanno avvantaggiando di questo riscaldamento.

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