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Perché non c’è nessuna invasione di vespe e serpenti, ma solo allarmismo e disinformazione

La campagna di disinformazione sugli animali ha raggiunto livelli inaccettabili, tra allarmismi ed errori scientifici che ormai campeggiano quotidianamente sugli schermi dei nostri smartphone. Ecco perché non c’è alcuna invasione di vespe, calabroni e serpenti.
A cura di Andrea Centini
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Un calabrone europeo (Vespa crabro). Credit: Andrea Centini
Un calabrone europeo (Vespa crabro). Credit: Andrea Centini

Gli animali non sono un argomento di serie B. Che si parli di un moscerino, di un verme, di un calabrone o di una balenottera, il rispetto andrebbe dispensato in egual misura. E non solo per il soggetto trattato, ma anche – e soprattutto – per il lettore. Se da una parte troveremmo semplicemente intollerabili articoli in cui si afferma che Sergio Mattarella è il Presidente del Consiglio e che Federica Pellegrini è un'ex campionessa di salto con l'asta, non si capisce perché dall'altra dovremmo accettare il florilegio di panzane che viene costantemente snocciolato quando si tratta di zoologia ed etologia. A maggior ragione se le suddette notizie non diffondono “soltanto” mera disinformazione, ma anche allarmismi e paure ingiustificate, che spesso si traducono in stermini sistematici di creature innocenti. Il racconto distorto di presunte invasioni di vespe, calabroni, serpenti e chi più ne ha più ne metta, soprattutto nel cuore di Roma, è un problema serio che rischia di fare danni significativi alla biodiversità, instillando odio nei confronti di esseri viventi che hanno tutto il diritto di esistere e di condividere il pianeta con noi.

Ciò, naturalmente, non significa affatto che dobbiamo tenerci i nidi dei calabroni dentro casa, ma dipingere questi imenotteri come insetti assetati di sangue pronti a uccidere, aggressivi e invasivi non è corretto né giustificabile. Emblematico è il caso della vespa orientale (Vespa orientalis), una delle tre specie di calabrone presenti in Italia; le altre due sono il calabrone europeo (Vespa crabro) e il calabrone asiatico (Vespa velutina), quest'ultima alloctona. La vespa orientale è balzata più volte agli onori – o meglio, ai disonori – della cronaca nazionale come specie “aliena” e “invasiva”, soprattutto a seguito dei ritrovamenti di nidi nella Capitale e in provincia. Ma non è assolutamente nessuna delle due cose. La Vespa orientalis è infatti una specie autoctona, italianissima, che sta semplicemente espandendo il proprio areale di distribuzione verso nord. E la ragione, molto probabilmente, risiede nel cambiamento climatico, che rende gradevoli le temperature per questi insetti a latitudini più elevate.

A sottolineare che si tratta di un insetto autoctono è anche l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che in un post pubblicato su Facebook ha evidenziato come la vespa orientale sia storicamente presente in Italia, soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania. L'ente suggerisce che la sua espansione sia legata proprio al clima più caldo e dunque favorevole. Il fatto che questi calabroni talvolta scelgano di stabilirsi nel cuore di ambienti fortemente antropizzati potrebbe dipendere (anche) dai rifiuti che li attirano, un problema segnalato più volte a Roma.

Ciò che è certo è che la Vespa orientalis non è né invasiva né tantomeno aliena; semplicemente, può capitare che scelga casa nostra per nidificare. Qualora dovesse accadere, è sufficiente contattare un servizio di disinfestazione per risolvere il problema, senza montare casi mediatici e gridare al mostro in prima pagina (o sui social network). I calabroni, così come le api e le vespe, sono sì insetti velenosi, ma nella stragrande maggioranza dei casi la loro punturadolorosa, indubbiamente – si risolve con un fastidio locale e temporaneo. Purtroppo nei soggetti sensibili la tossina inoculata può scatenare una severa reazione allergica fino allo choc anafilattico, un'emergenza medica potenzialmente mortale. Ma essere consapevoli di questo rischio non giustifica affatto la diffusione di ansia e paure alla ricerca del like facile.

Questa estate a finire nel tritacarne mediatico è stata soprattutto la Vespula germanica, a seguito della scoperta di alcuni nidi (sempre nella Capitale). Anche in questo caso si tratta di una specie decisamente comune in Italia, che è stata tratteggiata come nemico pubblico numero uno in grado di uccidere con una sola puntura. Del resto, se si è allergici, basta anche quella di un'ape. Roma, stando a certi titoli e commenti, ne sarebbe invasa e i cittadini vivrebbero assediati, in preda a un panico irrazionale e col terrore di incontrarle. Che questi imenotteri possano diventare potenzialmente aggressivi nei pressi del nido non si discute, ma da qui a parlare di invasione di vespe assassine nella Capitale ce ne passa. Questa narrazione diffonde ansia e odio verso la natura, e spesso si traduce in mancanza di rispetto, morte e distruzione. Tutto ciò è amplificato dai social network non moderati, che rendono questa o quella specie un facile bersaglio mediatico. Avanti un altro, verrebbe da dire, considerando il triste trattamento che alcuni animali hanno ricevuto negli ultimi anni.

E non sono solo gli imenotteri a finire nel mirino. Recentemente sono stati chiamati in causa anche i serpenti, detestati dall'uomo praticamente da sempre (basti pensare al Peccato Originale raccontato nella Bibbia) e per questo bersaglio ancor più agevole. Tra pitoni scappati a proprietari incauti e “temibili” biacchi, i poveri rettili hanno infoltito le pagine di giornali e le bacheche dei social media, alimentando le polemiche sul famigerato bestiario di Roma (i cinghiali, per un po', ringraziano). Per inciso, il biacco è un serpente non velenoso che si dà alla fuga quando vede un essere umano (ma che ovviamente è in grado di assestare qualche morso se minacciato). È diffuso in tutta Italia e il fatto che aumentino le segnalazioni è semplicemente legato al fatto che tutti noi oggi abbiamo uno smartphone con fotocamera a portata di mano; basta un click e una pagina social con tanti follower e il normalissimo avvistamento di un serpente diventa un qualcosa di eccezionale, straordinario, da sbandierare ai quattro venti per alimentare ridicoli allarmismi.

Come spiegato a Fanpage.it dal professor Fabrizio Serena del CNR, la stessa cosa avviene con gli squali: in estate aumentano gli avvistamenti semplicemente perché frequentiamo di più il mare e adesso più o meno tutti possiamo documentare e diffondere (a livello globale) le immagini di un incontro. Purtroppo questa dilagante disinformazione fa vittime innocenti, come il povero biacco che vedete nella foto più avanti. È stato investito deliberatamente mentre attraversava una strada nei pressi del Parco Nazionale del Circeo. Abbiamo assistito impotenti al suo investimento dalla corsia opposta. Purtroppo non c'è stato tempo di fare manovra e proteggerlo durante l'attraversamento: due auto gli sono passate sopra e lo hanno ucciso (era perfettamente visibile). Diffondere allarmismo e paura può far credere alla gente comune che ammazzare un serpente con la propria auto sia giusto, che si faccia un qualche servizio alla comunità, e invece è un reato insopportabile, frutto dell'ignoranza e dell'odio fomentato dalla narrazione allarmistica che campeggia costantemente sui nostri schermi.

Credit: Andrea Centini
Credit: Andrea Centini

Chiudiamo questo articolo con un'ultima osservazione dedicata al nome scientifico degli animali (e non solo). Esistono regole grammaticali per scrivere correttamente parole e frasi, così come esistono regole per definire correttamente una specie. La colonna portante della classificazione moderna è la nomenclatura binomiale, introdotta da Linneo nel XVIII secolo. In parole molto semplici, il nome scientifico di un animale e dunque quello della specie si compone di due parole: il genere, ovvero un gruppo tassonomico che racchiude più specie strettamente “imparentate”, e l'epiteto, che in genere esprime una caratteristica della specie stessa. Ad esempio il cane è Canis familiaris, nome nel quale si evidenzia l'appartenenza al genere Canis (del quale fa parte anche il lupo, Canis lupus) e il fatto che si tratta di un animale domestico. Negli articoli dedicati agli animali spesso genere ed epiteto vengono scritti tutti in maiuscolo o tutti in minuscolo, ma la regola per scriverli correttamente è semplice: il genere va sempre in maiuscolo, mentre l'epiteto in minuscolo. Ecco perché si scrive Vespula germanica e non Vespula Germanica. Ricordiamo che esistono anche le sottospecie di determinate specie; in questo caso il nome scientifico può essere composto da tre parole, come nell'orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), una sottospecie di orso bruno endemica della zona appenninica dell'Italia centrale, cioè che vive solo lì.

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