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Squali vicino alle coste, l’esperto a Fanpage.it: “Nessun allarme, ecco cosa succede”

Fabrizio Serena (Cnr): “L’aumento degli avvistamenti è correlato al periodo estivo e alla maggiore frequentazione delle spiagge. Spielberg, con il suo film, ha fatto un danno incredibile all’immagine degli squali”.
Intervista a Fabrizio Serena
Associate Senior Researcher​ CNR IRBIM National Research Council, Institute of Marine Biological Resources and Biotechnology, Mazara del Vallo (TP), e Co-Regional Vice Chair IUCN Shark Specialist Group for Mediterranean.
A cura di Valeria Aiello
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Lungo le coste italiane, in particolare in Sicilia, sembra esserci un boom di avvistamenti di squali: lungo i litorali di Palermo, Messina e Catania, se ne contano quattro in appena una settimana, ma anche in Sardegna, Toscana e nelle Marche, si sono concentrate diverse segnalazioni, molte volte accompagnate da video virali sui social.

Una situazione che sta alimentando preoccupazione tra i bagnanti e tra chi presto raggiungerà le località di mare, una sorta di “psicosi squalo” che rischia di danneggiare le vacanze degli italiani. Ma quanto è motivata questa fobia collettiva? Stiamo davvero registrando un aumento degli avvistamenti? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Serena del Cnr di Mazara del Vallo, tra i maggiori esperti di squali, che a Fanpage.it ha fatto il punto sulle tante segnalazioni e chiarito qual è la situazione nei nostri mari.

Allora professore, siamo davanti a un aumento degli avvistamenti?
Assolutamente no, si tratta di una situazione strettamente correlata al periodo estivo e alla maggiore frequentazione delle spiagge, che aumenta le probabilità di vedere squali che nuotano liberamente nelle acque. Non c’è niente di strano.

Nessun cambiamento del trend?
No, nessun allarme. C’è semplicemente più attenzione perché siamo nel periodo estivo. Tra l’altro, dal punto di vista scientifico, questi avvistamenti sono un aspetto molto positivo, sia perché indicatori di buona qualità ambientale, sia perché sono un segnale di ripresa da parte della popolazione, minacciata da catture accidentali e dal fenomeno del finning, lo spinnamento degli squali, una pratica che comporta il taglio delle pinne ad animali ancora vivi che, fortunatamente, l’Europa ha bandito nei mari europei.

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Cosa porta gli squali ad avvicinarsi alla costa? C’è qualche relazione con gli effetti del cambiamento climatico?
Il loro avvicinamento è legato principalmente a ragioni riproduttive e di accrescimento, dunque alla disponibilità di cibo, che è più abbondante nei bassi fondali.

Riguardo invece il cambiamento climatico, la preoccupazione che abbiamo è relativa a un disequilibrio nei momenti riproduttivi. Potrebbe quindi succedere, come sta già accadendo in altre specie, che il maschio e la femmina non si trovino nello stesso momento di estasi, e questo potrebbe creare grossi problemi di mantenimento della popolazione. Una situazione che, per ora, non registriamo e che speriamo di non registrare in futuro.

Quali sono gli squali più comuni nei nostri mari?
L’ultimo elenco che ho messo a punto per tutto il Mediterraneo e anche il Mar Nero registra, tra squali e razze, circa 88 specie, di cui una cinquantina di squali. Ovviamente alcune specie hanno popolazioni molto più numerose di altre, anche se non sempre gli avvistamenti e le catture accidentali riflettono queste diverse abbondanze.

Ad esempio, specie che vivono più in profondità, tipo i gattucci e i palombi, magari sono più abbondanti ma raramente vengono avvistate, proprio perché vivono prevalentemente a contatto con il fondale. Verdesche e squali mako, al contrario, sono due specie i cui giovani frequentano più facilmente le zone costiere, quindi più soggetti a catture accidentali.

Un squalo mako nelle acque delle Azzorre / Credit: Wikipedia
Un squalo mako nelle acque delle Azzorre / Credit: Wikipedia

Come distinguiamo gli squali dai delfini o da altri pesci?
Gli squali nuotano sempre con la pinna dorsale che fuoriesce dall’acqua, e a volte anche con la pinna caudale. Quindi una pinna o due dimostrano la presenza di uno squalo. Identificare invece la specie dal solo avvistamento è estremamente difficile, anche per noi.

Ad esempio, nella recente segnalazione di Livorno di cui ho esaminato i video, non è stato possibile stabilire la specie avvistata dai pescatori. Sicuramente si può dire che si trattava di un esemplare della famiglia dei Lamnidi, che nel Mediterraneo abbracciano quattro specie – squalo bianco, smeriglio, mako pinna corta e quello a pinna lunga – , ma indicare una specie precisa non sarebbe stato corretto.

Rappresentano un pericolo per gli umani?
Paradossalmente, sappiamo benissimo che i morsi di zanzare e serpenti sono molto più frequenti e pericolosi del morso di uno squalo. Gli squali sono animali schivi, che fuggono dall’uomo, a meno che non siano provocati in maniera particolare. Le probabilità di essere morsi da uno squalo sono veramente bassissime.

La preoccupazione nei loro confronti è legata alla percezione che le persone hanno di questi animali, perché messi in una situazione difficile da parte dei media e dei film. Spielberg, con il suo film, ha fatto un danno incredibile all’immagine degli squali. Su questo, occorre pensare azioni che possano rivalutare la loro immagine, che è uno degli obiettivi che ci siamo dati come gruppo che studia gli squali nell’ambito dell’Organizzazione Internazionale per la Conservazione della Natura, la IUCN.

Cosa fare in caso di avvistamento?
Bisogna avere cautela e stare tranquilli. Se si è in acqua tornare a riva senza agitarsi e senza andare in panico. Se invece siamo in spiaggia oppure su un’imbarcazione, evitare di fare il bagno. Sono tutte soluzioni ovvie. In rete è disponibile un decalogo di comportamento, utile soprattutto nelle acque dove vivono squali pericolosi, che non è il caso dell’Italia e nemmeno del Mediterraneo.

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