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Abbiamo fatto la terza dose di vaccino 4 mesi fa: quanto siamo protetti oggi?

La protezione offerta dalla dose di richiamo cala dopo circa quattro mesi ma resta ancora alta contro la malattia grave.
A cura di Valeria Aiello
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La protezione offerta dalla dose di richiamo dei vaccini anti-Covid cala dopo circa quattro mesi ma resta comunque alta contro la malattia grave. È questo in sintesi il profilo di efficacia mostrato nel tempo dalle formulazioni a mRNA di Pfizer/BioNtech e Moderna approvate come richiamo al primo ciclo vaccinale dalle principali Agenzie di regolamentazione dei farmaci a livello globale.

L'efficacia della terza dose nel tempo

Durante l’ondata di Omicron, la terza dose ha fornito un’efficacia dell’87% contro le visite al pronto soccorso e una protezione dell’91% contro il ricovero nei due mesi successivi alla somministrazione, mentre a quattro mesi dall’iniezione di richiamo tale efficacia è scesa rispettivamente al 66% e al 78%, secondo gli ultimi dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti. In confronto, dopo le prime due dosi di vaccino, l’efficacia contro il ricovero è diminuita dal 71% nei due mesi successivi alla seconda dose al 54% dopo cinque mesi, evidenziando l’importanza del booster vaccinale.

Lo studio dei CDC

Le stime dei CDC, pubblicate in uno studio su Morbidity and Mortality Weekly Report, si basano su 241.204 accessi al pronto soccorso o richieste di cure urgenti e 93.408 ricoveri in ospedale per Covid che si sono verificati in 10 Paesi degli Stati Uniti nel periodo compreso tra il 26 agosto 2021 e il 22 gennaio 2022 in adulti di età pari o superiore ai 18 anni vaccinati con due dosi o che avevano ricevuto una terza dose come richiamo. I dati hanno mostrato che, tra i vaccinati con tre dosi, l’efficacia della vaccinazione contro i ricoveri associati a Covid-19 è diminuita dal 91% entro due mesi dalla terza dose al 78% dopo quattro mesi e che, nello stesso lasso di tempo dopo il richiamo, la protezione contro gli accessi al pronto soccorso e le richieste di cure urgenti è scesa dall’87% al 66%, calando ulteriormente e fino al 31% dopo cinque mesi.

Altre analisi, che hanno valutato l’efficacia in diverse fasce di età, hanno mostrato che i vaccini possono perdere parte della loro capacità di prevenire malattie gravi negli adulti di età pari e superiore ai 65 anni, ma rimangono efficaci nei giovani in buona salute.

I dati sulla quarta dose

In previsione di una quarta dose (o di prima dose in caso di approvazione di nuove formulazioni attualmente in fase di sperimentazione), le raccomandazioni potrebbero pertanto essere basate sull’età e sulle condizioni sottostanti, in considerazione anche dei risultati di uno studio israeliano condotto sul personale medico e recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha indicato come un ulteriore richiamo produca benefici marginali in soggetti in salute e in età lavorativa.

Ad oggi, la somministrazione della quarta dose per la popolazione generale non è supportata da evidenze scientifiche ma è raccomandata, negli Usa come in Italia, solo per le persone che hanno determinate condizioni mediche che compromettono la risposta immunitaria o che assumono farmaci immunosoppressori a causa di trapianti di organi, cancro o malattie autoimmuni.

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