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Il presidente Inps: “I vitalizi non sono l’unico privilegio. Ho scritto a Fico ma non ha risposto”

Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, i vitalizi non sarebbero l’unico privilegio cui hanno diritto i parlamentari: “In aggiunta ai vitalizi c’è un altro tipo di privilegio: gli oneri figurativi. Se un parlamentare era prima un lavoratore dipendente, durante il mandato alla Camera o al Senato, l’Inps gli deve versare i contributi datoriali: si tratta di circa il 24% della loro retribuzione, che in alcuni casi l’Inps ha versato per 20 o 30 anni”.
A cura di Charlotte Matteini
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Non solo i vitalizi, i parlamentari avrebbero anche altri privilegi che si chiamano "oneri figurativi". A rivelare l'esistenza di questo ulteriore privilegio di cui possono usufruire gli onorevoli italiani è stato il presidente dell'Inps, Tito Boeri, durante un'intervista concessa a In Mezz'ora. "In aggiunta ai vitalizi c'è un altro tipo di privilegio: gli oneri figurativi. Se un parlamentare era prima un lavoratore dipendente, durante il mandato alla Camera o al Senato, l'Inps gli deve versare i contributi datoriali: si tratta di circa il 24% della loro retribuzione, che in alcuni casi l'Inps ha versato per 20 o 30 anni", ha spiegato questo pomeriggio Boeri, aggiungendo di aver fatto presente il problema anche all'Ufficio di presidenza della Camera senza però aver ricevuto alcuna risposta in merito.

"I vitalizi erano uno schema insostenibile fin dall'inizio: si è partito già da subito in disavanzo. Nel 2016 io ero stato chiamato in audizione parlamentare e ho fornito i dati in nostro possesso, sollecitandone altri, ma trovo scandaloso che la Camera non ci abbia dato questi dati. Anche sulle valutazioni che ci sono state richieste, come sul ddl Richetti, non abbiamo avuto i dati sui contributi versati dai parlamentari: avrebbero dovuto darci la possibilità di fare analisi più dettagliate", ha proseguito il presidente dell'Inps, ricordando inoltre che, secondo un calcolo dell'Istituto di previdenza, uniformando le pensioni dei parlamentari a quelle degli altri cittadini si sarebbero ottenuti risparmi pari a 150 milioni all'anno. "Adesso vedo che con questa nuova legislatura c'è un impegno nuovo: mi auguro sia vero. Il primo segnale serio sarebbe quello di darci le informazioni per rifare un calcolo serio".

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle, Boeri ha dichiarato che costerebbe fino a 38 miliardi di euro annui, "se vogliamo essere più ottimisti 35 miliardi, e si estenderebbe ad una platea che va ben oltre i poveri assoluti su un piano rischioso perché si tratterebbe di un disincentivo a lavorare. Occorrerebbe potenziare il Rei (il reddito di inclusione introdotto dal governo Gentiloni, ndr) portando nuove risorse al reddito di inclusione, circa 4 miliardi in più, riusciremmo ad aiutare tutte le persone in difficoltà. A mio avviso c'è bisogno di un'assistenza di base in Italia e questa assistenza deve essere erogata a livello nazionale: quei 4,7 milioni di persone che sono in povertà assoluta bisogna aiutarle. È un imperativo farlo, ma nel modo giusto, guardando alle loro condizioni di reddito e patrimoniale".

"Molto spesso al Sud chi ha bisogno si rivolge al politico locale o nazionale: quello è l'assistenzialismo, è un rapporto sbagliato con la pubblica amministrazione. Se la pubblica amministrazione, guardando al reddito e patrimonio e facendo accertamenti rigorosi, è in grado di stabilire di quale aiuto hanno bisogno allora quelle persone non hanno bisogno di rivolgersi ai santi in paradiso", ha concluso Boeri.

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