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Il Nuovo Teatro Sanità di Napoli compie due anni (SPECIALE VIDEO)

Il Nuovo Teatro Sanità di Napoli compie due anni di attività, uno di gestione autonoma del progetto. Con un programma sempre più ampio, un pubblico crescente e molte attività nel quartiere e in altri spazi non teatrali, il teatro di Piazzetta San Vincenzo è uno degli esperimenti più importanti realizzati a Napoli negli ultimi anni. Peccato che nessuna istituzione pubblica se ne sia accorta.
A cura di Andrea Esposito
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foto di Cesare Abbate
foto di Cesare Abbate

Domani, l'11 maggio, il Nuovo Teatro Sanità compie due anni di attività, per essere precisi uno di gestione autonoma dello spazio (il primo anno c'era stato un affiancamento con un altra associazione poi uscita dal progetto). Noi siamo andati a trovarli per mostrarvi, e farci raccontare dal Direttore Artistico e animatore del progetto Mario Gelardi, quella che senza nessuna enfasi potremmo definire un'autentica utopia. Una sala interamente costruita dai ragazzi all'interno di una chiesa dell'Ottocento, situata in Piazzetta San Vincenzo, nel cuore dello storico Rione Sanità, che vive grazie al sostegno della Parrocchia, guidata dall'infaticabile Don Antonio Loffredo, dello scrittore Roberto Saviano, ma soprattutto del pubblico, in costante crescita, che qui ha trovato uno spazio completamente nuovo, aperto alle giovani compagnie, votato all'impegno civile e alla nuova drammaturgia.

Dopo una prima stagione di rodaggio, il Nuovo Teatro Sanità ha quest'anno dato vita a un programma molto ampio e ricco di attività: "per noi è necessario – ci racconta Gelardi – restare sempre aperti, questo più che un teatro in senso stretto è se vuoi una residenza, un teatro con un'idea più europea, di casa-teatro, di spazio aperto ai ragazzi del quartiere ma non solo. Volevamo costruire – prosegue il Direttore – un luogo protetto, anche affettuoso, in cui giovani attori e drammaturghi potessero trovare spazio di espressione e sperimentazione dei loro linguaggi, uno spazio di cui qua Napoli i giovani sono rimasti orfani". Ma guai a limitare l'azione e lo slancio di questo progetto al solo quartiere Sanità, benché sia di per sé già una grande traguardo, visto che il respiro delle loro attività è ben più articolato. Da quest'anno infatti agli spettacoli e laboratori che si svolgono in teatro e che vedono una partecipazione crescente di giovani del quartiere e di pubblico, Gelardi ha affiancato nuovi progetti come "Do not disturb" che si svolge nelle camere dell'Hotel Parker e altri tipi di spettacoli e performance che abitano gli spazi della Galleria PrimoPiano.

"Iniziamo con un budget pari a zero, iniziamo come volontari, abbiamo solo il nostro entusiasmo e la nostra professionalità, chi vuole darci una mano?" così si conclude la presentazione del progetto sul sito www.nuovoteatrosanita.it. Appello che ci sentiamo di girare a tutti quelli che a Napoli, in Campania e in tutta Italia vogliano conoscere da vicino questa realtà e parteciparvi, sostenerla. "L'obiettivo della prossima stagione – ci racconta ancora Mario Gelardi – è quello di crescere ulteriormente e aprirci anche a compagnie non soltanto campane. Noi vogliamo essere una casa della nuova drammaturgia italiana, un punto di riferimento per tutte quelle compagnie che non trovano spazio e fiducia altrove, ma per fare questo ci serve un sostegno, per garantire una sopravvivenza minima alle compagnie che vengono da fuori".

Inutile girare quest'appello al Comune o ad altri enti pubblici visto che il Nuovo Teatro Sanità non solo non percepisce alcun tipo di fondi ma è lasciato completamente solo anche nella gestione dei servizi minimi: "Noi non chiediamo fondi al Comune o alla Regione – come ci spiega Gelardi – noi chiediamo servizi minimi: la nettezza urbana, degli autobus navette, un maggiore controllo del territorio, l'apertura dell'ascensore della Sanità… nemmeno dei cartelli stradali, le indicazioni di dove si trova il teatro, siamo riusciti ad ottenere. Pur avendo fatto regolare richiesta al Comune, solo dopo un anno ci hanno risposto di sì, che ne avevamo diritto, ma che non essendoci soldi non li potevamo avere". A questo punto è impossibile non chiedersi perché mai, ad esempio, il Comune non destini quelle poche, piccole, risorse che ci sono per aiutare un simile progetto che offre numerose garanzie: continuità, impiego e formazione di nuove risorse professionali, un attività strettamente connessa ad un territorio in cui regna dispersione scolastica e criminalità, anziché organizzare tante piccole rassegne, spesso deserte di pubblico, affidate ai quei due, tre nomi noti qui in città e che sono, non siamo i soli a dirlo, uno spreco inutile, non più sostenibile di questi tempi e soprattutto uno schiaffo a chi, come i ragazzi del Nts, sta cercando davvero di cambiare le cose. Quest'estate, sempre per fare un esempio concreto, con i risparmi della stagione i ragazzi hanno in programma di rinnovare il palcoscenico: perché non aiutarli con un contributo concreto? Servono legna, chiodi e un po' di manodopera! Per non parlare del Napoli Teatro Festival Italia che proprio con queste realtà, nella gestione ad esempio di progetti come il Fringe, dovrebbe dialogare e da cui potrebbe far nascere, anche in collaborazione con la Parrocchia, percorsi all'interno del quartiere che sarebbero invidiati dai Festival di tutto il mondo. Ci siete mai andati nella Sanità? Avete presente di che tesori artistici, architettonici, gastronomici, antropologici parliamo?

Chiudiamo quest'articolo, che non esaurisce affatto il discorso sul Nuovo Teatro a Napoli, con un'immagine presente nel video che mi ha ispirato nella realizzazione dell'intero intro. Quella pala dell'Ottocento, presente nel retro palco, che "è il nostro portafortuna" come mi racconta uno dei ragazzi del gruppo. Come a dire, scavando nel buio e cercando dietro le apparenze, senza accontentarsi di ciò che ci viene messo davanti, abbiamo ritrovato tesori del passato che rappresentano adesso per noi la base per un nuovo futuro. In bocca al lupo Nuovo Teatro Sanità e auguri per il vostro secondo compleanno: siete ancora piccoli-piccoli, ma siete grandi dentro!

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