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I 10 punti del programma della Lega Nord sull’economia

Il leader della Lega Nord Matteo Salvini scrive una lunga lettera al Foglio in cui mette nero su bianco i 10 punti del programma economico del Carroccio.
A cura di Redazione
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Con una lunga lettera al Foglio, Matteo Salvini coglie l’occasione per mettere nero su bianco i suoi “dieci possibili provvedimenti che andrebbero fatti con una certa urgenza”. Il leader della Lega Nord, segnalato ancora in aumento nei sondaggi, rispondendo ad una domanda del Foglio, spiega in 10 punti come “sfrutterebbe la fortunata congiunzione astrale che permette di avere insieme un petrolio a basso costo, un Euro basso, il QE di Draghi e tassi di interesse bassi”.

La Lega Nord comincerebbe dal “meno Europa”: “Fuori dall’euro il prima possibile, possibilmente concordando l’uscita con i partner europei, per riequilibrare la nostra competitività e riconquistare per mezzo della sovranità monetaria l’autonomia di manovra per attuare politiche anticicliche. Si intende anche recuperare la nostra democrazia riprendendo l’autonomia legislativa necessaria per poter attuare ogni azione a tutela del nostro lavoro e della nostra impresa.”

No invece alla trasformazione delle banche popolari, nell’ottica di “sisegnare la politica economica in funzione delle piccole e medie imprese”. Per quel che concerne la tassazione, la Lega propone “una terapia shock per mezzo dello strumento della flat tax, un’unica aliquota molto bassa uguale per tutti, con una deduzione fissa su base familiare renderà dichiarare i propri redditi semplice e conveniente […] La maggiore contribuzione dei “ricchi” recuperati dall’area grigia dell’elusione consentirà lo sgravio per tutti come sempre accaduto ogni volta che questo sistema è stato adottato”.

Stop invece alla politica dei tagli di spesa in recessione, che “ha portato solo più disoccupazione e più recessione con la conseguenza di far crescere (invece che calare) i rapporti di debito e di deficit sul Pil”; mentre come extrema ratio si prospetta “la nazionalizzazione di imprese strategiche e/o produttrici di beni richiesti dal mercato ma momentaneamente in crisi per colpa dell’Unione Europea”. In tale ottica va messa in soffitta l’idea dell’austerità, che “in recessione è suicida”: “Lo stato deve pertanto essere in grado di poter avere flessibilità di bilancio (meno tasse o maggior deficit) qualora l’economia risulti in recessione e il tasso di disoccupazione sia superiore alla disoccupazione fisiologica”.

Come sesto punto poi Salvini propone l’abolizione della legge Fornero; come settimo il no al Ttip (“spalancare ulteriormente l’Italia alla concorrenza estera mentre la nostra industria, la nostra agricoltura e il nostro allevamento sono in ginocchio significherebbe dare il colpo di grazia alla nostra economia”); “stop all’immigrazione incontrollata in assenza di domanda di lavoro e per la valorizzazione e la responsabilizzazione degli enti locali e delle autonomie come strumento di conservazione e tutela delle diversità del nostro territorio”.

Gli ultimi due punti sono dedicati alla questione della tassazione e dei trasferimenti fiscali. Salvini propone “metodi per superare tutte le imposte (tranne quelle sul consumo) che possano gravare anche su chi non ha redditi quali ad esempio: Irap, bollo sui risparmi, studi di settore, Imu prima casa (Tasi), acconti Iva”. Sui trasferimenti la ricetta è chiara: “meccanismi di flessibilità (come ad esempio due monete) per riequilibrare la competitività del sud esattamente nello stesso modo in cui si cerca il recupero della competitività italiana verso la Germania”.

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