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Ha bruciato viva la fidanzata 16 enne. I giudici: “Può tornare libero”

Per il giudice le sue condizioni sono incompatibili con il carcere: ha tentato due volte il suicidio. Per questo è stato portato in una clinica. Nel maggio 2013, accoltellò la fidanzatina, prima di darle fuoco mentre lei implorava pietà.
A cura di B. C.
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Sarà fatto uscire dal carcere, Davide M., il 18enne che nel maggio 2013, a Corigliano Calabro (Cosenza), accoltellò la fidanzata 16enne, Fabiana Luzzi, e ne bruciò il corpo. La decisione è stata presa dal Tribunale dei minorenni di Catanzaro, con un'ordinanza che ne dispone per la sospensione della misura cautelare  ed il trasferimento in una clinica specialistica. Alla base della scelta dei giudici, i tentativi di suicidio – ben due – che il ragazzo avrebbe di recente cercato di portare a termine nella struttura penitenziaria di Ferrante Aporti di Torino, dove è rinchiuso dalla scorso giugno. Il primo l'11 gennaio scorso, quando ha tentato di impiccarsi con le lenzuola. Il secondo, le cui modalità non sono ancora chiare, un paio di giorni più tardi.

Il giovane uccise la fidanzata al culmine di una lite, nata per motivi di gelosia. Fabiana fu data alle fiamme mentre era ancora viva, aveva dichiarato il giovane agli investigatori. Prima Davide l'aveva colpita con diverse coltellate, poi era fuggito via. Quindi il ritorno. La giovane era agonizzante, ma i suoi tentativi di  salvarsi sono stati nulli. La 16 enne fu finita con qualche litro di benzina e col fuoco.  Omicidio premeditato aggravato dai futili motivi, ma pure calunnia, per avere in un primo momento scaricato su altri la colpa dell'orrendo delitto.

La famiglia di Fabiana Luzzi ha preferito non commentare la notizia, mente gli avvocati del ragazzo sottolineando ai media che non si tratta di una strategia per evitare il processo. “Il nostro assistito è reo confesso e sarà giudicato, su nostra richiesta, con rito abbreviato. Se avessimo voluto perseguire intenti dilatori o fini reconditi avremmo seguito altre strade”.

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