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Trump pensa a rinviare di nuovo l’entrata in vigore dei dazi contro l’Ue: a che punto sono le trattative

Trump starebbe pensando a rinviare l’entrata in vigore dei dazi contro l’Ue, che erano stati sospesi fino al 9 luglio. Ieri la Commissione Europea ha ricevuto una controproposta da parte degli Usa, dopo l’ipotesi di tariffe al 10% sulle merci europee, ma “tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha dichiarato Von der Leyen. Confermato invece, l’accordo con la Cina.
A cura di Giulia Casula
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Bruxelles vuole trovare un accordo con gli Stati Uniti sulla questione dei dazi e vuole farlo rapidamente, prima del 9 luglio, data in cui scadrà la sospensione di 90 giorni concessa da Donald Trump. Le trattative sembrano vicine a una chiusura ma da Washington sono arrivati segnali contrastanti, che non fanno consentono di escludere con certezza nuove giravolte da parte del presidente americano.

Ieri, mentre si svolgeva la prima giornata del Consiglio europeo, sul tavolo della Commissione europea è arrivata una controproposta degli Stati Uniti dopo che nelle ultime ore si discuteva dell'ipotesi di dazi al 10% su tutte le importazioni Ue. "La stiamo valutando. Quindi il nostro messaggio oggi è chiaro: siamo pronti per un accordo. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando all'eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente", ha detto  Ursula von der Leyen, che però ha avvertito: "Tutte le opzioni sono sul tavolo".

I dettagli della controproposta americana non sono ancora noti e al momento è difficile capire come andranno i negoziati. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt ha aperto all'eventualità di concedere un ulteriore rinvio della sospensione delle tariffe contro l'Ue precisando che "la scadenza non è vincolante". Il presidente "può offrire un accordo a quei Paesi che non ce ne propongono uno entro la scadenza, scegliendo un livello di dazio che ritiene vantaggioso per gli Stati Uniti", ha dichiarato.

Tra i vari leader europei però, sono emerse delle divergenze sulle condizioni da accettare. Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, preme per "un accordo rapido e semplice" rispetto a uno "lento e molto complicato", così come ottenuto dal primo ministro britannico Keir Starmer, mentre il presidente francese Emmanuel Macron è restio a chiudere un'intesa debole. "Vogliamo concludere velocemente l'accordo per la stabilità del commercio e i nostri interessi, ma non a tutti i costi", ha dichiarato. "Se la scelta degli Stati Uniti sarà l'imposizione di dazi al 10%, la nostra risposta sarà l'adozione di misure di compensazione sui beni e i prodotti venduti dagli americani sul mercato europeo". Il capo dell'Eliseo punta a un esito "giusto e rispettoso" perché, ha spiegato, il surplus che l'Europa vanta nella bilancia commerciale con gli Stati Uniti "non è strutturale ma limitato ad alcuni settori". "Non siamo né ingenui e né deboli", ha sottolineato ieri parlando con i giornalisti.

"Dovremmo essere intelligenti e innovativi, ma anche imprevedibili a volte, come lo sono i partner americani", ha detto. "Sono sicuro che siamo i più preparati a negoziare", ha detto invece il premier polacco Donald Tusk. "Ci fidiamo ciecamente della Commissione europea nel guidare i negoziati a nome degli Stati membri", ha aggiunto il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa.

Confermato l'accordo con la Cina

Intanto, il presidente americano ha annunciato di aver siglato un accordo con la Cina a margine delle trattative che si sono svolte a Londra. L'intesa è stata confermata anche dalle autorità cinesi. Washington eliminerà "una serie di misure restrittive" mentre Pechino "rivedrà e approverà" i prodotti sottoposti a controlli sulle esportazioni. "Si spera che gli Stati Uniti e la Cina si incontrino a metà strada", ha dichiarato un portavoce del ministero del Commercio di Pechino, auspicando "uno sviluppo sano, stabile e sostenibile delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti".

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