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Travolta da una mandria di mucche, si frattura 10 costole: “Una tortura, sono viva per miracolo”

La 61enne Mary-Jane Parker stava facendo un’escursione nelle Highlands scozzesi quando è avvenuto l’assalto lo scorso agosto. Ha riportato ferite gravissime. “Il dolore era insopportabile”. Ora si sta ancora riprendendo e ha deciso di raccontare quella terribile esperienza.
A cura di Biagio Chiariello
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Mary–Jane e Lola
Mary–Jane e Lola

Mary‑Jane Parker, 61 anni, stava camminando con il suo cane Lola nelle Highlands scozzesi quando è stata vittima di un incidente tanto sorprendente quanto drammatico. Era agosto e si trovava nei pressi di Newtonmore, all’inizio di quella che avrebbe dovuto essere la sua prima salita: una giornata come tante, affrontata con l’esperienza di chi è abituato a muoversi con prudenza in ambienti aperti.

Il pericolo, però, era nascosto dietro un dosso del terreno. Una mandria di mucche, completamente invisibile fino a quel momento, è apparsa all’improvviso quando Mary‑Jane ha aggirato il rialzo.

"Non le ho viste finché non mi sono trovata a pochi metri da loro", ha raccontato recentemente in un'intervista a People.

In pochi istanti, la situazione è precipitata. Gli animali l’hanno circondata. Una mucca ha abbassato la testa e ha iniziato a colpire il terreno con forza.

"Ero terrorizzata. Non avevo via di fuga", ricorda

Lola è andata nel panico, si è sfilata dal collare ed è scappata proprio mentre la mandria attaccava. Mary‑Jane è stata travolta. Due mucche l’hanno schiacciata tra i loro corpi, sollevandola da terra mentre correvano lungo il sentiero. Non riusciva a fermarle, né a rimettere i piedi a terra: il suo corpo veniva compresso senza possibilità di reazione.

Il racconto dell'assalto è drammatico:

"Sono stata scaraventata al suolo, ma la cinghia dello zaino si è agganciata alla zampa di una mucca, che ha iniziato a trascinarmi. Poi sono stata lanciata in aria e subito dopo sbattuta di nuovo a terra".

Il tutto è durato pochi minuti, ma le conseguenze sono state devastanti. Mary‑Jane ha riportato dieci costole rotte, la frattura dello sterno e della mano destra, contusioni ai polmoni, un versamento di sangue nella parete toracica, un grave trauma alle gambe e numerosi lividi alla testa, al volto e al corpo.

Quando l’attacco è cessato, la donna ha visto l’entità delle ferite:

"Il polpaccio sinistro era squarciato dal ginocchio alla caviglia. Il muscolo era completamente scoperto".

Le mucche, però, non si sono allontanate. Restavano lì, intorno a lei. Il terrore di essere calpestata o colpita di nuovo era costante. Mary‑Jane ha preso allora una decisione istintiva: fingere di essere morta, restare immobile e sperare.

"Sentivo il respiro di una di loro tra i capelli mentre brucava l’erba accanto alla mia testa. Un’altra leccava il sangue della ferita. Una terza continuava a colpire il mio stivale".

Il telefono era a circa otto metri di distanza, troppo lontano per essere raggiunto.

"Era una tortura. In qualsiasi momento una di loro avrebbe potuto uccidermi, anche solo per sbaglio. Il pericolo non era affatto finito" dice ancora.

Mary‑Jane è rimasta a terra per circa 45 minuti, mentre il bestiame si muoveva nei paraggi. Tutta la sua attenzione era concentrata su un solo obiettivo: restare viva.

"Ho appoggiato la gamba destra sopra la ferita per proteggerla. Pensavo che Lola fosse morta, ma non potevo permettere che la mente si riempisse di pensieri insopportabili".

Accanto alla testa aveva lo zaino. Con uno sforzo estremo è riuscita ad attivare il dispositivo satellitare Garmin di emergenza, inviando un segnale SOS.

"Non addormentarti. Non perdere conoscenza. Continua a respirare. I soccorsi arriveranno" ha continuato a ripetersi.

Le prime voci che ha sentito sono state quelle di altri escursionisti, che hanno scacciato la mandria e si sono precipitati in suo aiuto. Sono stati loro a rassicurarla su un dettaglio fondamentale: Lola era viva e stava bene.

La donna ricoverata in ospedale
La donna ricoverata in ospedale

Poco dopo sono arrivati polizia e paramedici, che l’hanno trasportata a valle fino a un’ambulanza. Un medico e un’infermiera specializzata hanno però capito subito che le ferite erano troppo gravi per un trasporto ordinario.

"Il dolore era insopportabile. Non avevo mai provato nulla di simile", ammette Mary‑Jane.

È stata quindi allertata la Scotland’s Charity Air Ambulance. L’elicottero è atterrato accanto all’ambulanza, offrendo a Mary‑Jane una possibilità concreta di sopravvivenza.

"Quando ho sentito l’elicottero arrivare ho provato un sollievo enorme. Ho ricominciato a sperare".

Durante il trasporto, una paramedica della SCAA, Claire, le ha tenuto la mano per tutto il tempo.

"Mi sentivo al sicuro. Era la perfetta combinazione di professionalità, attenzione e umanità".

Trenta minuti dopo, l’elicottero atterrava all’Aberdeen Royal Infirmary. Mary‑Jane è stata portata direttamente ai raggi X e poi in sala operatoria. Nei giorni successivi ha affrontato diversi interventi chirurgici, inclusi innesti cutanei.

Dieci giorni dopo, le è stato permesso di tornare a casa, a Peebles, dove il lungo percorso di recupero è ancora in corso.

un miracolo che sia sopravvissuta. Ogni mattina, quando mi sveglio e so di essere ancora qui, provo una gratitudine immensa. È una seconda possibilità".

Mary–Jane e Lola
Mary–Jane e Lola

Una possibilità che attribuisce interamente alla Scotland’s Charity Air Ambulance.

"Pensavo che sarei morta lì, su quel sentiero. La SCAA ha ribaltato il mio destino e mi ha portata dove dovevo essere, in tempo per continuare a lottare. Devo loro tutto" conclude Mary‑Jane.

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