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Terremoto in Iran: 250 morti e duemila feriti, bilancio provvisorio (VIDEO)

Due scosse di magnitudo 6,3 e 5,2 hanno devastato la provincia di Tabriz, nel nord-ovest dell’Iran. La conta dei morti è destinata a salite. La città ha oltre un milione di abitanti, molti villaggi sono stati rasi al suolo. Circa l’80% delle abitazioni ha subito danni strutturali.
A cura di Alessio Viscardi
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Due scosse di grande entità hanno fatto tremare l'Iran, una delle nazioni a più elevato rischio sismico del mondo. Si teme una carneficina, la conta delle vittime arriva già a 250 corpi estratti dalle macerie, oltre 2000 feriti, ma il bilancio è destinato a salire. La magnitudo registrata è di 6,3 e 5,2 sulla scala Richter con epicentro nella città di Tabriz, centro da un milione e mezzo di abitanti nel nord del paese.

Quattro interi villaggi distrutti, sessanta sono stati danneggiati in modo grave con oltre l'80% degli edifici crollati. I dati sono forniti dalla protezione civile dell'Iran. L'Azerbaijan -provincia nord-ovest del paese- si trova su una faglia tettonica estremamente attiva, con migliaia di terremoti quotidiani di lieve entità.

L'epicentro registrato è a sessanta chilometri dal centro abitato di Tabriz, a soltanto dieci chilometri di profondità. Un ipocentro così superficiale ha aumentato la violenza del sisma, tanto che l'intera città è stata devastata. Un danno enorme visto che il sito è patrimonio Unesco per i beni culturali, scenografia del film "Il deserto dei tartari" del 1976.

I soccorsi trovano difficoltà ad arrivare sulle zone colpite. Nel centro abitato di Tabriz non si registrano vittime, ma mancano elettricità e acqua corrente, il traffico automobilistico è caotico a causa delle voragini aperte nel manto stradale. In strada, migliaia di persone prese dal panico e fuggite di casa sono ora costrette all'esterno a causa delle lesioni riportate dagli edifici.

I mezzi impiegati per il soccorso sono ingenti: 66 gruppi di soccorritori, 185 ambulanze e 40 apparecchiature per la localizzazione di persone intrappolate tra le macerie.

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