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Siria, fuga dall’inferno, decine di migliaia di civili via da Idlib: grave crisi umanitaria

Nel nord-ovest della Siria la situazione umanitaria è sempre più drammatica. Maarat al-Numan è ormai una città fantasma ed è imminente l’entrata dell’esercito governativo. Anche ad Ariha e Saraqib gli abitanti stanno scappando in massa. Intanto i civili continuano a morire: dal 12 gennaio hanno perso la vita 87 civili, tra cui 33 bambini e 11 donne. Unione Europea e Stati Uniti condannano gli attacchi indiscriminati e chiedono di fermare la violenza.
A cura di Mirko Bellis
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Quasi 50mila persone hanno dovuto lasciare le loro case nella provincia di Idlib (Gettyimages)
Quasi 50mila persone hanno dovuto lasciare le loro case nella provincia di Idlib (Gettyimages)

L'offensiva dell’esercito governativo su diverse città della provincia di Idlib e nel nord di Aleppo sta provocando la fuga di migliaia di siriani. Nel nord-ovest del Paese mediorientale ormai è un esodo inarrestabile: Maarat al-Numan, da mesi obiettivo di violenti attacchi, è una città fantasma. Anche ad Ariha e Saraqib gli abitanti hanno lasciato le loro case e stanno scappando in massa con qualsiasi mezzo a loro disposizione. Lunghe code di autoveicoli, carichi all'inverosimile di persone e oggetti, intasano le principali strade in uscita dai centri abitati. Maarat al-Numan, strategica città lungo l'autostrada che collega Damasco ad Aleppo, è quasi completamente accerchiata dalle truppe di Assad ed è imminente la sua conquista. “Ci sono migliaia di nuovi sfollati interni – ha detto Fouad Sayed Issa, un operatore dell'organizzazione umanitaria Violet – stiamo parlando di circa 50.000 solo negli ultimi quattro giorni”. “Un flusso infinito di persone in fuga dalle loro case. Nessuno qui è al sicuro. Questa è una grave crisi umanitaria”, ha scritto su Twitter Mark Cutts, vice Coordinatore umanitario dell'Onu per la crisi siriana.

Nord-ovest della Siria: quasi 100 morti dopo il cessate il fuoco

Quel che resta di un palazzo nella città di Maarat al-Numan (Gettyimages)
Quel che resta di un palazzo nella città di Maarat al-Numan (Gettyimages)

I bombardamenti incessanti dell'aviazione russa e siriana hanno preso di mira le principali città a sud di Idlib (capoluogo dell'omonima provincia) e, nei giorni scorsi, anche le zone rurali di Aleppo. La campagna militare condotta dal presidente siriano Bashar al Assad, e dalla Russia sua alleata, ha causato decine di vittime. Solo dall'ultimo cessate il fuoco, stabilito il 12 gennaio, sono morti almeno 87 civili, tra cui 33 bambini e 11 donne. Intere famiglie uccise o devastate da terribili lutti, come nel massacro avvenuto nel villaggio di Kafr Ta’al, dove il 20 gennaio hanno perso la vita tre sorelline: Noura, Fatimah e Yusra al Masri. La più grande di 10 anni. La più piccola, invece, di anni ne aveva appena 6, un'intera esistenza passata tra bombe e distruzione.

La guerra ha cancellato l'infanzia dei bimbi siriani

Un'infanzia cancellata, come denuncia l'ultima relazione della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria. “Fin dall'inizio delle ostilità – scrive la Commissione – i bambini sono stati derubati della loro infanzia e obbligati a partecipare ad una guerra brutale”. Tutte le parti in conflitto hanno la loro dose di responsabilità, tuttavia, si legge nella relazione, “le forze filo-governative, oltre a prendere regolarmente di mira i bambini con il fuoco dei cecchini, hanno anche utilizzato munizioni a grappolo, bombe termobariche e armi chimiche, spesso contro oggetti civili come scuole e ospedali”. Un elenco di violazioni dei più elementari diritti e regole previsti dal diritto internazionale a cui, per quasi 9 anni, il mondo ha assistito impotente.

I gruppi jihadisti: “Combatteremo Assad fino alla fine”

Le aree della Siria nord-occidentale sono l'ultima parte di territorio ancora in mano alle forze anti-Assad, su cui spiccano le milizie di Hay'at Tahrir al-Sham (Hts), organizzazione affiliata ad Al Qaeda. Le varie sigle di gruppi jihadisti hanno già fatto sapere che intendono combattere fino alla fine. Solo pochi giorni fa, il 23 gennaio, almeno 40 militari dell'esercito regolare sono stati uccisi in un attacco avvenuto proprio nelle vicinanze di Maarat al-Numan.

Per Damasco e Mosca, la presenza degli estremisti islamici è la principale giustificazione per attaccare indiscriminatamente i centri abitati, anche a costo di provocare stragi tra i civili e senza risparmiare scuole, moschee e ospedali. Inoltre, secondo il ministro degli Esteri russo Lavrov, “i terroristi stanno prendendo di mira i corridoi umanitari nelle campagne di Aleppo e Idlib impedendo la fuga dei civili e tenendoli come ostaggi”.

Ue e Usa condannano attacchi indiscriminati su Idlib

Maarat al-Numan ridotta ad un cumulo di macerie (Gettyimages)
Maarat al-Numan ridotta ad un cumulo di macerie (Gettyimages)

Di fronte alla terribile situazione nel nord-ovest della Siria hanno fatto sentire la loro voce sia l'Unione europea sia gli Stati Uniti. “Il rinnovo dell'offensiva su Idlib, compresi i ripetuti attacchi aerei e i bombardamenti sui civili – ha dichiarato Peter Stano, portavoce dell'Ue – è inaccettabile e deve finire”. “La presenza di organizzazioni terroristiche riconosciute dall'Onu è fonte di preoccupazione per tutti – ha aggiunto Stano – ma combattere questi gruppi […] non significa ignorare quanto stabilito dal diritto internazionale umanitario”. “L'Unione europea – ha concluso il portavoce – manterrà le sanzioni contro il regime di Assad fino a quando continueranno questi brutali attacchi”.

Anche gli Usa hanno criticato l'offensiva militare su Idlib. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha condannato i recenti attacchi, accusando il governo siriano, la Russia e le milizie filo-iraniane. “Raid aerei indiscriminati e attacchi di terra hanno intrappolato migliaia di civili sotto il fuoco a Maraat al-Numan – ha detto Pompeo – lasciandoli senza alcun luogo per fuggire”. “Gli Stati Uniti chiedono un immediato cessate il fuoco – si legge nella nota del dipartimento di Stato americano – e il pieno accesso alle aree colpite delle organizzazioni umanitarie per alleviare le sofferenze delle centinaia di migliaia di siriani scappati dagli incessanti bombardamenti”. Washington, infine, si dice pronta ad intraprendere “azioni diplomatiche ed economiche ancora più forti contro il regime di Assad e qualsiasi Stato o individuo che aiuti la sua brutale agenda”.

Secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, diffuso il 28 gennaio, dall'inizio dello scorso dicembre sono oltre 350mila gli sfollati a causa dell’escalation di violenza che ha colpito la Siria nord-occidentale. Un numero impressionante di disperati composto per la maggior parte da donne e bambini. E, come se non bastassero i campi sovraffollati, le recenti piogge torrenziali e le temperature invernali stanno aggravando ancora di più la tragedia del popolo siriano.

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