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Scontri a Washington, cosa succede adesso e quanto rischiano i sostenitori di Trump

Cosa succederà ora ai sostenitori di Trump che hanno messo a ferro e fuoco Capitol Hill a Washington per protestare contro la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni Usa 2020? I rivoltosi potrebbero essere condannati fino a 20 anni di carcere, mentre per l’ex tycoon si stanno valutando più ipotesi dall’impeachment al 25esimo emendamento all’incriminazione per aver incoraggiato la rivolta dopo che avrà lasciato l’incarico di presidente.
A cura di Ida Artiaco
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Gli Stati Uniti sono ancora sotto choc per gli scontri verificatisi ieri a Capitol Hill, sede del Congresso, a Washington, quando centinaia di sostenitori di Donald Trump hanno fatto irruzione nel Campidoglio per protestare contro la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali 2020. Pesante il bilancio: quattro persone sono morte e un'altra decina è rimasta ferita, mentre sono 52 i rivoltosi che sono stati arrestati. Ma cosa succede ora per coloro che si sono resi protagonisti di una delle pagine più buie della democrazia americana, incluso l'ex tycoon? Come ricorda il Washington Post, il vice presidente Mike Pence aveva promesso ieri che "le persone coinvolte saranno perseguite nella misura massima consentita dalla legge", ed anche il presidente eletto Joe Biden ha affermato che l'incidente non era una protesta, ma una vera e propria "insurrezione" e che come tale sarebbe stata trattata.

Cosa può succedere ai rivoltosi

Tuttavia, la lenta risposta della polizia e i relativamente pochi arresti hanno lasciato molti perplessi sulla possibilità che tutti quei rivoltosi affrontino la giustizia. Teoricamente, secondo gli esperti di legge, potrebbero essere tutti condannati fino a 20 di carcere, dal momento che sono stati compiuti una serie di reati che vanno dagli atti vandalici all'insurrezione. Inoltre, siccome  diversi agenti di polizia sono rimasti feriti e due ordigni esplosivi sono stati recuperati, potrebbero dover rispondere anche alle accuse di detenzione di armi da fuoco, violazione di domicilio e "lesione intenzionale di proprietà federale". Lo stesso Trump aveva emesso un ordine esecutivo durante le proteste di Black Lives Matter dello scorso giugno, affermando che la sua amministrazione avrebbe perseguito chiunque avesse danneggiato la proprietà federale, il che comporta una pena fino a 10 anni di carcere. Potrebbero anche esserci procedimenti penali ai sensi dell'Anti-Riot Act, che stabilisce la pena per coloro che incitano le rivolte. Il governo può anche scegliere di chiedere pene detentive fino a 5 anni per coloro che sono ritenuti colpevoli di "disordini civili", impedendo o tentando di impedire le azioni delle forze dell'ordine che svolgono i loro doveri ufficiali.

Perché non ci sono stati molti arresti dopo gli scontri

Nonostante la rivolta di massa, che ha coinvolto migliaia di persone, alle 21:30 di mercoledì 6 gennaio erano state arrestate dal Dipartimento di polizia di Washington solo 52 persone. Tra le accuse a loro carico, il trasporto di pistole senza licenza, la violazione del coprifuoco alle 18, stabilito dal sindaco, e l'ingresso illegale in proprietà privata. Non sono mancate le polemiche. Un video di due minuti pubblicato su Twitter da un giornalista di un notiziario canadese mostrava dozzine di persone camminare liberamente fuori dal Campidoglio attraverso una porta tenuta aperta da un agente di polizia in uniforme. Al contrario, i manifestanti di Black Lives Matter sono stati violentemente attaccati dalla polizia durante le proteste pacifiche vicino alla Casa Bianca a giugno, con le forze dell'ordine che hanno usato manganelli e dispiegato gas lacrimogeni contro i manifestati. Secondo un conteggio dell'Associated Press, all'inizio di giugno più di 10.000 persone erano state arrestate sulla scia delle proteste nazionali in seguito alla morte di George Floyd a Minneapolis. "Rabbrividiamo al pensiero di come avrebbero reagito i dipartimenti di polizia se individui non bianchi avessero fatto irruzione in un edificio governativo per protestare contro la brutalità della polizia", ​​ha detto Anthony Romero, direttore esecutivo dell'American Civil Liberties Union al Washington Post.

Cosa può succede a Trump

Anche Donald Trump potrebbe essere incriminato per uno di questi reati, dal momento che i più, anche gli esponenti del partito repubblicano, lo hanno ritenuto ufficialmente responsabile degli scontri di ieri, dopo aver incoraggiato i suoi fan affermando che non avrebbe mai concesso la vittoria a Joe Biden. Non è chiaro se un presidente in carica possa essere accusato di un crimine, ma potrebbe esserlo dopo aver lasciato l'incarico, cioè tra esattamente due settimane, dal momento che dovrà abbandonare la Casa Bianca il 20 gennaio. Alcuni membri del Congresso, tra cui la dem Alexandria Ocasio-Cortez, hanno chiesto nuovamente l'impeachment. Nelle scorse ore si è molto discusso anche della possibilità di appellarsi al 25esimo emendamento, che porterebbe all'avvicendamento del presidente con il vice ad interim. Proprio la seconda carica presidenziale e una maggioranza del gabinetto possono decidere che Trump non è più in grado di svolgere i suoi doveri. Intanto, si allunga la lista dei fedelissimi dell'ex tycoon che lo stanno scaricando. Secondo indiscrezioni, in cima alla lista dei papabili dimissionari ci sarebbe il consigliere alla sicurezza nazionale Robert O'Brien. Stanno valutando un'uscita di scena anche il ministro dei Trasporti Elaine Chao, la moglie di Mitch McConnell, e Chris Liddell, assistente del presidente e vice capo dello staff. Finora hanno lasciato il vice consigliere per la sicurezza nazionale Matt Pottinger, la vice portavoce della Casa Bianca Sarah Matthews e l'inviato speciale in Irlanda del Nord ed ex capo dello staff Mick Mulvaney.

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