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Covid 19

Perché tutta Shanghai è stata messa in lockdown: “Costi disumani”

Con la nuova impennata di casi Covid le autorità hanno optato per una rigidissima politica di confinamento nella metropoli cinese. Ma la mancanza di chiarezza sulla durata e la difficoltà sperimentata da molte famiglie nell’acquisto di generi di prima necessità ha portato i residenti a scendere in piazza per una serie di proteste senza precedenti.
A cura di Biagio Chiariello
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Un'intera metropoli in lockdown, 26 milioni di persone costrette a stare a casa a tempo indeterminato. È quanto sta accadendo a Shanghai, cuore economico e finanziario della Cina. Finora c'erano state misure di restrizioni circoscritte alla zona est e ovest, ma dopo l'ultima impennata di casi Covid si è deciso di confinare l'intera città. Gli ultimi dati disponibili parlano di 13.146  nuovi positivi registrati in 24 ore: si tratta del livello più alto dopo il picco raggiunto nella prima ondata pandemica due anni fa quando, da Wuhan, il Coronavirus si diffuse in tutto il mondo. Anche se i numeri non sono elevati rispetto ad alcuni standard internazionali, le autorità cinesi hanno comunque deciso di reagire di conseguenza. Ad allarmare è la situazione di Shanghai, dove è stato individuato un nuovo sospetto sottotipo di variante Omicron.

Evitare una Nuova Wuhan, ma con costi "disumani"

Nel tentativo di arginare l'epidemia con l'obiettivo di evitare una Nuova Wuhan, dopo aver lanciato numerosi test di massa, alla fine di marzo le autorità di Shanghai hanno chiuso “selettivamente” alcuni quartieri per quelle che sarebbero dovute essere 48 ore: la zona est doveva restare in lockdown dal 28 marzo all’1 aprile, quella a ovest  dall’1 aprile al 5 aprile. Ma l'approccio soft evidentemente non è servito: il confinamento proseguirà, e saranno coinvolti anche tutti gli altri distretti della megalopoli. Non è ancora chiaro fino a quando. Eppure la maggiore trasmissibilità e la natura più mite della variante Omicron ha portato a chiedersi se l'attuale strategia sia sostenibile a lungo termine. "Attualmente, la prevenzione e il controllo dell'epidemia di Shanghai si trovano nella fase più difficile e più critica", ha tagliato corto Wu Qianyu, un funzionario della commissione sanitaria municipale, alla BBC. "Dobbiamo seguire le regole senza esitazione, senza vacillare".

Le proteste dei residenti di Shanghai

Ma non tutti i residenti sono d'accordo. Bisogna partire dal presupposto che le regole del confinamento in Cina prevedono che se in un complesso abitativo, dove possono abitare migliaia di persone, viene scoperto un positivo, tutti i residenti devono restare in casa per una settimana, quelli che abitano nello stesso palazzo del caso positivo, due settimane. Moltissimi hanno segnalato come questo lockdown "disumano" abbia reso impossibile anche l'approvvigionamento di generi alimentari di prima necessità. Difficoltà che, collegate all'incognita sulla durata del confinamento, hanno portato gli abitanti a inscenare proteste pubbliche senza precedenti. Una delle principali è sicuramente quella dei residenti del palazzo Jiangnan Xinyuan nel distretto di Minhang: "Vogliamo mangiare, vogliamo lavorare, vogliamo avere il diritto di sapere, vogliamo che il comitato venga a risolvere i nostri problemi, vogliamo la libertà". Non solo Shanghai, altre proteste analoghe sono state segnalate in città cinesi come Shenzhen e a Jilin.

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