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Perché in Corea del Sud tutti potrebbero diventare più giovani di un anno

In Corea del Sud alla domanda “Quanti anni hai?” si può rispondere in tre modi diversi: nel Paese viene infatti utilizzata l’età coreana insieme, una tradizione che potrebbe essere presto abolita dal neo presidente Yoon Suk-yeol.
A cura di Chiara Ammendola
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In Europa c'è un aperto dibattito sull'utilizzo dell'ora solare e dell'ora legale che impattano (relativamente) sulle nostre vite quotidiane, ma se ci si allontana un po' un dibattito simile lo si può trovare rispetto all'età che cambia a seconda del periodo dell'anno. Parliamo della Corea del Sud dove in queste settimane si sta discutendo nuovamente dell'abolizione della cosiddetta età coreana in favore dell'età tradizionale, quella che in maniera standardizzata viene utilizzata dai paesi occidentali e che ci porta ad aggiungere un anno a ogni compleanno. Non è così per il governo di Seul dove alla semplice domanda "Quanti anni hai?", di fatto si può rispondere in tre modi diversi.

Il primo è quello internazionale, riconosciuto nella maggiore parte dei del mondo, il secondo è quello ufficiale ma non tradizionale secondo cui un bambino quando nasce ha zero anni ma ne guadagna uno ogni Capodanno. Infine c'è il modo più tradizionale, la cosiddetta età coreana, che stabilisce che un bambino appena nato ha già un anno d'età. Età al quale si aggiunge un anno a ogni Capodanno: ad esempio se un bambino nasce a dicembre 2021, a gennaio 2022, dopo poche settimane, ha già due anni. Quindi se un bambino è nato il 30 dicembre 2020, ha tre anni (età coreana), un anno (età internazionale) o due anni (età ufficiale coreana).

La tradizione dell'età coreana che ha le sue origini in Cina e in diversi altri paesi dell'Asia ma che solo la Corea del Sud continua ad adottare, tanto che il neo presidente Yoon Suk-yeol ne ha chiesto l'abolizione. Si tratterebbe di una scelta dettata dall'esigenza di standardizzare agli altri paesi del mondo il conteggio dell'età che in Corea ha creato non poche difficoltà in questi anni soprattutto per questioni amministrative che riguardano il calcolo dell'età per i salari extra o la pensione. Temi che hanno portato tanti cittadini a intentare cause negli anni sia nei confronti delle aziende che del governo imputando al conteggio dell'età in taluni casi enormi perdite economiche.

Una proposta, quella spiegata da Lee Yong-ho, a capo del comitato di transizione del neo presidente, che sembra essere stata ben accolta da alcuni, ma che secondo gli esperti sarà di difficile applicazione, visto che in Corea del Sud si sta allargando la forbice che separa i più giovani sempre più vicini alla cultura occidentale e più anziani strettamente legati alle tradizioni. Ma la pandemia e la necessità di confrontare i dati demografici con quelli del resto del mondo hanno creato non poche difficoltà negli scorsi mesi facendo emergere nuovamente il problema dell'età tradizionale. Molti giovani inoltre, secondo quanto affermano le famiglie, potrebbe trovarsi svantaggiati nello studio rispetto agli studenti degli altri paesi vista la differenza nel conteggio dell'età. Le precedenti due proposte sono state bocciate, ma non è escluso che questa possa togliere un anno (o due) a tutti i coreani.

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