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Covid 19

Panico lockdown a Pechino, code ai negozi e scene di isteria collettiva per i test di massa

A Pechino scoppia la paura del lockdown dopo la decisione di effettuare tamponi a tappeto a milioni di persone e soprattutto con l’esempio di Shanghai. Code ovunque per comprare beni essenziali in città, nei supermercati alcuni scaffali sono già vuoti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Mentre Shanghai è in lockdown da un mese, a Pechino scatta il panico. Il timore è che possa accadere lo stesso nella capitale cinese, ora che il Covid si è riaffacciato in città. Da oggi cominciano i test a tappeto nel centralissimo distretto di Chaoyang, ma oltre alle lunghissime code per effettuare i tamponi, è cominciato anche l'assalto a negozi e supermercati. La paura del lockdown, giustificata anche dal fatto che le autorità locali hanno detto che "il virus è sfuggito ai rilevamenti", è dovuta a quanto sta succedendo a Shanghai, dove le restrizioni si fanno sempre più dure e le limitazioni alla libertà personale sono simili a quelle della prima ondata di Covid. La Cina, d'altronde, ha sempre scelto questo approccio per limitare la diffusione del contagio.

In queste ore l'esperienza di Shanghai, dove la popolazione locale ha avuto difficoltà a reperire forniture di cibo e beni di prima necessità e sono comparse le inferriate per bloccare le strade, ha spinto milioni di abitanti di Pechino ad assaltare i supermercati per fare scorte. I residenti nel distretto di Chaoyang, che saranno tutti testati a tappeto, sono circa quattro milioni. Dalle prime ore del mattino si sono formate file davanti ai supermercati, che hanno previsto accessi scaglionati, e nel centralissimo distretto di Pechino molti prodotti sono già andati esauriti. Sono inoltre già scattate misure preventive verso l'esterno: i residenti non possono lasciare la città e chi entra deve sottoporsi a un tampone.

La politica della Cina sul Covid è stata chiara fin dall'inizio: tolleranza zero, altro che quelli che in Italia chiamiamo "rigoristi". Per Pechino non è questo il momento di abbassare la guardia, anche se il modello lockdown severo alla comparsa di poche decine di casi – nella capitale sarebbero 55 da venerdì – ha dei costi economici altissimi da sostenere. Il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha ribadito che si prosegue su questa linea anche con le varianti: "La Cina non cederà, ma avanzerà nella guerra per bloccare Omicron". Anche perché con la Delta il Paese ha ottenuto "risultati notevoli", secondo il governo.

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