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Nucleare iraniano, Teheran riduce le sue ambizioni per rivitalizzare l’economia

L’accordo di Losanna prevede che la Repubblica Islamica potrà produrre energia elettrica utilizzando tecnologia atomica, ma diminuirà del 97 per cento le riserve di uranio ed eliminerà buona parte delle sue centrifughe.
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L'Iran avrà diritto a sviluppare tecnologia atomica finalizzata alla produzione di energia elettrica solo per scopi pacifici e, soprattutto, sotto il costante monitoraggio della comunità internazionale. Questo, in estrema sintesi, è il risultato emerso dai 18 mesi di consultazioni e incontri e relativi al futuro dell'atomo di Teheran. Nelle scorse ore, a Losanna in Svizzera, i delegati di Usa, Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Germania (la cosiddetta formula del 5+1) e ovviamente i rappresentanti iraniani hanno siglato l'accordo di massima tra tutti gli attori coinvolti nel processo di pace e definito da molti osservatori internazionali come il possibile primo grande punto di svolta nel districato contesto del Medio Oriente.

L'intesa, che ha una prima durata prevista di dieci anni – periodo in cui tutte le attività legate al settore nucleare verranno monitorate dagli ispettori dell'Iaea – per poi continuare fino ad un massimo di 25 anni, prevede dal punto di vista pratico che le autorità della Repubblica Islamica procedano all'arricchimento dell'uranio solo al 3,67 per cento, significando che sarà materialmente difficilissimo – se non impossibile –, procedere segretamente alla costruzione di un ordigno atomico, che ha rappresentato il vero ostacolo al piano nucleare iraniano (i paesi occidentali con Usa in testa e Israele hanno sempre individuato la costruzione degli impianti nucleari di Teheran come il preludio alla costruzione di testate nucleari da utilizzare sia come deterrente sia, in caso di conflitto, come arma di attacco). Secondo quanto spiegato l'arricchimento al 3.67 per cento dell'uranio rende il processo di costruzione di un'eventuale ordigno atomico estremamente arduo perché una bomba nucleare ha bisogno di uranio arricchito al 90 per cento. Avendo fissato il limite superiore al 3.67 per cento il tempo necessario per arricchire, segretamente, l'uranio per costruire un'eventuale ordigno sarebbe estremamente elevato e per questo poco praticabile, consentendo al contempo alle autorità iraniane di poter utilizzare l'uranio per scopi civili ed energetici.

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L'accordo di Losanna prevede anche che l'Iran diminuisca in modo sensibile le scorte di uranio che dovranno passare 10 tonnellate a 300 chili. Il taglio del 97 per cento del principale combustibile atomico, utilizzabile come sempre sia per scopi civili che militari, dimostra nelle intenzioni dei negoziatori l'effettiva volontà da parte dei rappresentanti della Repubblica Islamica di abbandonare ogni tipo di legame – per quanto sempre negato nel corso degli ultimi dieci anni almeno – con il possibile utilizzo per fini militari delle strutture atomiche nazionali. Un punto chiave dell'intesa svizzera riguarda la diminuzione delle centrifughe presenti sul territorio iraniano. L'accordo prevede che le centrifughe, strumenti indispensabili per l'estrazione del combustibile nucleare dalla forma minerale dell'uranio, saranno ridotte dalle attuali 19mila a 6.104 totali (di cui 5.060 utilizzate esclusivamente per l'arricchimento dell'uranio). Le strumentazioni in discussione inoltre, non verranno aggiornate dal punto di vista tecnologico. Questo implica che l'Iran continuerà ad utilizzare le centrifughe di prima generazione che, nel caso in cui le autorità islamiche volessero cambiare repentinamente idea e non mantenere più gli accordi presi, impiegherebbero tempi estremamente lunghi per fornire il combustibile nucleare necessario alla costruzione di un'eventuale bomba atomica. In questo processo di limitato smantellamento e costante monitoraggio del programma nucleare nazionale un ruolo chiave verrà giocato dagli ispettori dell'Iaea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica) che controllerà non solo il mantenimento degli accordi sottoscritti nelle scorse ore, ma avrà anche l'autorizzazione a verificare e controllare le operazioni che vengono portate avanti nei laboratori, centri di ricerca e centrali iraniani sempre al fine di garantire il rispetto dei propositi pacifici e civili dell'uso del nucleare. Uno degli aspetti principali relativi alle operazioni di controllo da parte degli ispettori dell'Iaea riguarda la centrale di ricerca di Fordow, costruita nel ventre di una montagna ed inaccessibile dall'esterno (anche in caso di attacco militare). L’accordo prevede che la struttura nascosta trasformata in un centro di ricerca dove non verrà allocato materiale fissile. Stabilito anche che il paese degli Ayatollah possiederà un solo impianto per l’arricchimento, sito a Natanz.

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Uno dei nodi cruciali attorno a cui hanno ruotato i colloqui di pace ha riguardato il problema delle sanzioni economiche che nel corso degli ultimi sei anni – ed in particolar modo dal 2012 – hanno stritolato l'economia di Teheran. Il pressing della comunità internazionale, guidata sempre da Usa e Israele, ha comportato gravi perdite per settori vitali per l'economia nazionale quali quello energetico (gas e petrolio in particolare), finanziario (sono state bloccate tutte le transazioni, comportando l'impossibilità ad avere rapporti commerciali con l'Iran) e di beni (tutti i paesi aderenti alle sanzioni non hanno più potuto esportare ed importare dal paese). La posizione espressa dai negoziatori iraniani puntava all'eliminazione immediata delle sanzioni finanziarie e alla progressiva cancellazione delle altre, una volta dimostrato il rispetto dei patti.

Le autorità del 5+1 hanno dichiarato che tutte le sanzioni relative al programma nucleare (imposte dal 2006) verranno rimosse simultaneamente alla verifica da parte degli ispettori dll’Aiea del rispetto degli accordi stipulati in queste ore. Chiaramente il processo di verifica necessiterà di un periodo di tempo utile a controllare le mosse di Teheran. La firma delle scorse ore viene vista come una grande vittoria da parte del Presidente Usa Barack Obama che riesce a mettere un punto fermo nel complesso scacchiere mediorientale, ora resta da capire se l'intesa debba essere interpretata in chiave anti russa o, invece, prevalentemente verso la stabilizzazione dell'area sconvolta dalla presenza delle milizie dello Stato Islamico.

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