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“Lo ha chiamato scimmia”: il falso insulto allo studente scatena la protesta, 26 morti a Papua

Centinaia di persone accusano un insegnante di aver chiamato “scimmia” uno studente della popolazione indigena di Papua, di etnia e lingua diversa rispetto a quella maggioritaria giavanese. La polizia però parla di una bufala diffusa dai rivoltosi come pretesto. Intanto nella provincia indonesiana continuano le violenze: le vittime sono almeno 26, decine i feriti.
A cura di Susanna Picone
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Almeno ventisei persone sono morte in Indonesia durante alcune proteste nella provincia di Papua. Violenze che sarebbero scattate dopo la notizia, che però di fatto la polizia locale ha smentito, secondo la quale un insegnante avrebbe insultato uno studente della popolazione indigena di Papua, di etnia e lingua completamente diversa rispetto a quella maggioritaria giavanese. Quello studente, stando a questa versione, sarebbe stato chiamato “scimmia” dall’insegnante proveniente da un’altra provincia. La polizia locale ha però definito la notizia dell'insulto una bufala diffusa dai rivoltosi come pretesto. Le violenze sono scoppiate nel corso della giornata di lunedì dopo che appunto si era sparsa la voce che lo studente era stato insultato. Al momento si contano almeno 26 vittime e altre decine di persone sono rimaste ferite negli incendi appiccati da dimostranti inferociti a uffici governativi, negozi, case e automobili. Le proteste sono scoppiate nella città di Wamena.

La notizia del presunto insulto razzista allo studente smentita dalla polizia – In alcune immagini diffuse in rete si vedono fiamme nere alzarsi da diversi edifici e persone che difendono le loro abitazioni e i loro negozi armati di machete. Tra le vittime, secondo Associated Press, almeno tre persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco dalla polizia, mentre altri civili sono morti a Wamena dopo essere rimasti intrappolati in case o negozi a cui era stato appiccato il fuoco. La notizia del presunto insulto razzista allo studente è stata smentita dalla polizia, che ha spiegato di non aver trovato riscontri. Il capo della polizia di Wamena ha parlato appunto di una bufala e ha invitato i cittadini a non crederci. Ma nonostante l’invito della polizia è scoppiata la protesta, con centinaia di persone radunate in città.

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